AL VIA IL PIERO BUCCHI-BIS
Nello sport, quale che sia la specialità agonistica, di squadra o individuale, l’arrivo di un nuovo coach suscita negli aficionados aspettative, speranze, sentimenti nuovi, talvolta anche contrastanti. Ma, in ogni caso, si respira intorno alla squadra (o al giocatore per gli sport individuali) un’aria diversa da quella di prima.
A nostro parere, questo clima di novità ha effetti anche sul soggetto interessato, il coach, che si sente motivato a fare meglio e di più, a dimostrare, sul campo e nello spogliatoio, il proprio valore, a trasmettere alla squadra il segno del cambiamento.
A questa regola generale – comune a tutto il mondo dello sport – non sfugge Piero Bucchi, dopo 4 anni rinominato coach degli Azzurri.
Abbiamo intervistato Piero Bucchi, il quale, con il tratto di signorilità e garbo che lo contraddistingue, ci ha delineato il quadro di quella che sarà l’azione della Pompea sul mercato, accennando anche al suo rapporto con la nostra città.
Vorremmo avere un identikit di James Larranga, primo volto davvero inedito della nuova Pompea.
"E’ un giocatore molto esperto del Basket Europeo avendo disputato vari campionati in Italia, Francia e Grecia. Con me è stato a Roma nel 2003-2004. In quel campionato, oltre ad apprezzarlo per ciò che riesce a dare in campo, ho potuto constatare le sue doti umane davvero eccezionali, fondamentali per la compattezza di uno spogliatoio. Sul parquet è uno di quelli che non si risparmia mai, nemmeno per un attimo. Tecnicamente lo si può definire un’ala, nelle giornate di vena riesce ad essere micidiale per gli avversari essendo in possesso di un buon tiro, come testimoniano le cifre. Contemporaneamente però è anche un buon difensore, in sostanza su di lui si può sempre contare. Sono davvero contento di ritrovarmelo in questa mia nuova avventura sotto il Vesuvio".
Si ha l’impressione che abbiate l’intenzione di costruire un "Rooster" magari con qualche stella in meno, ma più compatto in sede di spogliatoio, meno legato a questioni umorali. "Ovviamente, quando si acquista un giocatore non sempre lo si può conoscere appieno sotto il profilo caratteriale. La nostra intenzione primaria è comunque quella di costruire un gruppo ben compatto, sia dentro che fuori dal campo, che sappia reagire uniformemente alle eventuali avversità". Le conferme di Rocca, Morena e Dalipagic lo dimostrano: sono giocatori che contribuiscono a creare con il loro carattere una sana armonia, oltre a farsi apprezzare per le loro qualità tecniche".
Quali potrebbero essere i prossimi acquisti? E se c’è, qual’è il giocatore "sognato" da Piero Bucchi?
"In ballo ci sono diversi nomi, chiaramente un mercato lo si imposta considerando il budget che si ha a disposizione. Avrei tanto voluto con me Daniel Santiago (con Bucchi a Roma nel 2004, dopo un’esperienza in NBA, preceduta nel 1999 dallo scudetto vinto a Varese).
Ma sembra ormai che la squadra spagnola del Malaga sia riuscita ad accappararselo grazie all’esborso di una cifra blu. Diciamo che ormai la composizione delle cosiddette "seconde linee" è ormai fatta. Con Betti stiamo ancora valutando la composizione del quintetto base, ma sono fiducioso che, alla fine, uscirà una squadra di buon livello".Un’ultima domanda sig. Bucchi, è vero che durante la sua prima esperienza partenopea aveva accarezzato l’idea di trasferirsi con tutta la sua famiglia? "Si, è vero. Non ho mai fatto mistero della mia passione per la città di Napoli, dalla quale andai via per raggiungere Roma. D’accordo con mia moglie decidemmo di stabilirci definitivamente a Rimini, benché Bolognesi d’origine, per consentire ai nostri figli di frequentare la stessa scuola, le stesse amicizie, non allontanarsi dal loro ambiente un anno sì e l’altro pure. Certo come si dice a Napoli "i figli so’ piezz’è core" e mi pesa terribilmente non vederli giorno dopo giorno, ma stare con loro per un solo giorno alla settimana. Ma questo è il mio lavoro, l’ho scelto io, e debbo accettarlo sotto tutti i suoi aspetti, sia positivi che negativ"i.