ALL’ OLIMPICO E’ STATO TOCCATO IL FONDO

La Roma con ogni probabilità ospiterà mercoledì 8 febbraio il Cagliari in un Olimpico deserto. Questa la punizione inflitta dal Giudice sportivo Maurizio Laudi alla società capitolina per il delirante striscione apparso in Curva Sud domenica scorsa durante la gara contro il Livorno.

Le parole scritte su quel lenzuolo candido fantasticavano di deportare laziali e livornesi in un unico campo di concentramento appositamente riservato a chi avesse come iniziale la lettera "L".

A parte Livorno con la cui tifoseria c’erano dei conti in sospeso, l’esortazione era indirizzata pure alla Lazio, anch’essa con frange di tifosi ispiratisi alla medesima ideologia politica di chi quello striscione lo ha ideato e poi sorretto.

Era stato proprio questo filo comune politico a creare, tra giallorossi e biancocelesti, una sorta di tanto perverso quanto paradossale "gemellaggio" venuto ora meno per chissà quale ragione.

Numerosi poi i vessilli raffiguranti croci celtiche ed uncinate, più un’effigie del Duce Mussolini.

Che la curva romanista fosse da qualche tempo orientata a destra era cosa nota, tuttavia mai in passato aveva alzato tanto il tiro; erano stati i dirimpettai laziali a distinguersi per atteggiamenti intolleranti, buuh razzisti e simbologia nazifascista.

Per fare maggiore chiarezza, abbiamo chiesto lumi ad un collega della Redazione romana de "La Gazzetta dello Sport": "La svolta a destra della Curva Sud ha origine nei primi anni ’90, dai tempi della presidenza Ciarrapico. Il re delle acque minerali era democristiano ma aveva trascorsi nella destra e gli parve opportuno portare nella curva di alcuni personaggi a lui legati sin da quei tempi. Elementi che poi si sono fatti forti grazie a vari favoritismi e biglietti omaggio fino, col passare degli anni, a fagocitare l’intero settore. In Curva Nord il discorso è diverso, lì non c’è mai stato uno stretto rapporto con la dirigenza, c’è un’organizzazione più settoriale, mentre nella sud a farla da padroni sono perlopiù cani sciolti".

Va anche detto che lo striscione è stato esposto due giorni dopo la data dedicata alla memoria dell’Olocausto e forse non è stato un caso; tuttavia la Roma paga anche per la somma di tutta una serie di spiacevoli episodi, quali lanci in campo e sugli spalti di bengala, razzi ed oggetti vari.La società dal canto suo si difende sostenendo che non può nulla contro l’esposizione di striscioni offensivi, il cui controllo dovrebbe essere a carico delle forze dell’ordine le quali ora indagano a 360° sfruttando le immagini TV ed i biglietti nominali.

L’arbitro in campo potrebbe far sospendere la partita, o non farla proprio cominciare, ma non crediamo nell’effetto deterrente di tale provvedimento; uno striscione offensivo può esser messo su proprio per sospendere una partita che si sta perdendo oppure per non farla cominciare per boicottare in tal modo questo calcio "moderno".

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