IL GAUCHO E IL CABEZON FECERO SOGNARE NAPOLI

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Fu un’estate meravigliosa quella del 1965 per gli sportivi napoletani: la Partenope Rugby aveva vinto lo scudetto, la Partenope Basket era stata promossa in serie A, il Napoli calcio di Fiore e Pesaola, dopo due anni di purgatorio, era tornato nella massima serie conquistando la matematica certezza della promozione grazie al successo per 3 a 1 conseguito a Parma nell’ultimo turno della stagione 1964-65. Il Presidente Roberto Fiore che non aveva alcuna intenzione di costruire una squadra che rischiasse di nuovo di fare l’ascensore fra "A" e "B", cominciò a marcare stretto il Presidente Riva del Milan per assicurarsi le prestazioni di Josè Altafini che, dopo 7 anni trascorsi all’ombra della Madonnina, aveva proprio bisogno di cambiare aria dopo le frequenti discussioni con il tecnico Viani, che lo aveva accusato di essere il maggior responsabile dello scudetto mancato pur avendo avuto il Milan la bellezza di 7 punti di vantaggio sull’Inter di Herrera. Un altro Herrera, il profeta del "movimiento" il paraguaiano Heriberto, era invece causa di dissidio insanabile fra Omar Sivori e la Juventus, protagonisti di una storia d’amore che sembrava intramontabile. Il "Cabezon" criticò apertamente il metodo di gioco dell’allenatore, e l’etica bianconera non poteva tollerare questa spiacevole situazione, prendendo atto a malincuore che, pur trattandosi di un fuoriclasse assolutamente fantastico, era giunto per Omar il momento di fare le valigie. Probabilmente l’avrebbero esiliato a Varese, ma l’attivissimo Fiore cominciò ripetutamente a corteggiare la dirigenza Juventina. Come fare per acquistare due fuoriclasse d questo calibro? Nel caso di Altafini, Fiore compì un notevole sforzo per convincere Felice Riva a cederlo, previa contropartita di ben 280 milioni, provocando così le dimissioni di Viani, che litigò stavolta definitivamente con il Presidente rossonero, per cui si ebbero le dimissioni di "Mastro Gipo". Per Sivori trovare una somma simile sarebbe stato praticamente impossibile se non fosse intervenuto il Comandante Lauro, che commissionò alla F.I.A.T. i motori per due navi, chiedendo in cambio direttamente all’Avv. Agnelli il passaggio di Sivori al Napoli. Affare fatto per 70 milioni pagabili a rate in due anni. Se, per l’arrivo di Altafini si accalcò una gran folla di tifosi all’aeroporto di Capodichino, per l’arrivo di Sivori alla stazione di Mergellina l’intera città venne addirittura paralizzata dal traffico causato dalle migliaia di appassionati che vollero rendere omaggio al grande Omar. Con due simili assi, smaniosi di dimostrare a tutto e tutti che la loro classe non era affatto sbiadita, il campionato 1965-66 non poteva non regalare grandi soddisfazioni al popolo azzurro: 3° posto finale, risultato mai raggiunto sino ad allora da una neo-promossa, con 14 gol di Altafini e 7 di Sivori. Anche Milan e Juventus subirono la legge del S. Paolo, ma non furono gli assatanati ex a firmare le rispettive vendette, o meglio, si scambiarono i ruoli. Il 6-02-1966 una rete di Altafini consentì a Sivori di vincere contro l’"odiato" Heriberto; addirittura dopo il gol, il diabolico Omar finse di allacciarsi le scarpe sotto la panchina bianconera, per "sfruculiare" Herrera. Successivamente fu Sivori a ricambiare il "favore" ad Altafini, firmando il gol del successo il 27-02-1966 contro il Milan, andando a segno (come Josè con la Juve) nel 2° tempo. Cominciò così uno dei più fulgidi periodi della storia azzurra, che proseguì con il 4° posto nel ’67, il 2° posto nel 1968, culminando di nuovo con il terzo posto nella stagione 1970 -’71.

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