IL NAPOLI SPERA NELLA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA

L’attesa delibera della Corte Federale in materia di ripescaggi è arrivata. I membri di quella che è considerata la Corte Costituzionale del calcio, visto il comunicato numero 224/A, hanno espresso due pareri in merito:

1) "che siano escluse dal ripescaggio nei Campionati di Serie C le società che siano state comunque ripescate in una delle ultime cinque stagioni sportive";

2) "che l’esclusione dal ripescaggio di società ripescate in una delle ultime cinque stagioni sportive non si applichi ai Campionati di Serie A e B".

Una decisione che non fa altro che avvalorare i ricorsi presentati alla Camera di Conciliazione e Arbitrato Coni dall’avvocato Edoardo Chiacchio e dal pool di legali ingaggiati da Aurelio De Laurentiis: senza quei dieci ricorsi, fondati su ben altre argomentazioni, oggi il Napoli sarebbe ufficialmente in serie C, senza possibilità di appello .Il parere che il Napoli aveva chiesto alla Corte sulla normativa dei ripescaggi è arrivato, ed è stato sfavorevole. Resta, tuttavia, la strada tracciata a Roma nella conferenza stampa di martedì 19 luglio, una strada che ora dopo ora si fa molto interessante.

Il ricorso del Napoli è basato sui mancati versamenti di contributi Inail da parte di dieci club che nella stagione precedente hanno giocato in serie A, B e C1. Arezzo, Ascoli, Brescia, Catania, Crotone, Mantova, Pescara, Piacenza, Triestina e Vicenza al 31 marzo sarebbero inadempienti con l’Inail, le cui spettanze, riferisce la Cassazione (sentenza a sezioni unite numero 916/96) non possono essere considerate premi di natura assicurativa. C’è inoltre un’apposita legge, la 662/96, che equipara Inail ed Inps come enti previdenziali. Il comunicato ufficiale 189/A del 15 marzo 2005, quello che regola le iscrizioni ai prossimi campionati, al punto 7 dell’allegato B recita testualmente: "le società dovranno documentare alla CO.VI.SO.C., entro il termine perentorio del 30 giugno 2005 ore 19:00, l’avvenuto pagamento dei debiti scaduti al 31 marzo 2005 nei confronti dell’Erario, degli enti previdenziali e del Fondo Fine Carriera, ivi comprese le ritenute fiscali, gli oneri e i contributi previdenziali e sociali relativi agli emolumenti del mese di marzo 2005, derivanti dai rapporti di lavoro con tesserati, dipendenti e collaboratori addetti al settore sportivo con contratti ratificati dalle competenti Leghe, mediante il deposito di una dichiarazione sottoscritta dal Legale Rappresentante della società, dal soggetto responsabile del controllo contabile o dal Presidente del Collegio Sindacale". Dimostrato che l’Inail è un ente previdenziale e non un premio assicurativo, basta allora accertare le società inadempienti al 31 marzo per dichiarare le stesse "non ammissibili" ai campionati 2005-2006. Gli avvocati Edoardo Chiacchio, Michele Cozzone, Monica Fiorilli e Nicola Iannucci, affiancati dal giuslavoralista dello Studio Pessi, Maurizio Santoni, hanno chiaramente spiegato la situazione. Non sapendo, probabilmente, di avere nel Governo un prezioso alleato.

Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha infatti ricevuto il presidente della FIGC Franco Carraro. Maroni ha chiesto a Carraro di rispondere delle inadempienze verso l’Inail di 38 società fra serie A e C2, che al 18 luglio registravano un buco spropositato. La convocazione da parte del ministro della Lega Nord è un passaggio importante della vicenda, visto che difficilmente i giudici statali (quelli che operano all’interno della III sezione del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato) potranno rigettare il fondato ricorso presentato dai professionisti della Napoli Soccer. Carte alla mano, le leggi dello stato parlano chiaro. Una posizione non ancora ben compresa da quelle società che, tirate in ballo dal Napoli, annunciano querele e denunce (rischiando magari di violare la clausola compromissoria). Il Catania ha provato a spiegare i motivi dell’infondatezza del reclamo del Napoli: "Come società calcistiche, proprio dagli organi federali, siamo obbligati a tutelare i nostri calciatori, stipulando polizze assicurative ad hoc, cosa che facciamo regolarmente e, quindi, siamo a posto. Rimane, però, un punto, ed ecco la controversia: versando anche all’Inail, pagheremmo due volte e per la stessa cosa". Giusto se si considera l’Inail come premio assicurativo, sbagliato se – come sostiene d’altra parte la legge – l’Inail va considerato come ente previdenziale. Come tale, l’esposizione verso suddetto organo andava colmata entro il 31 marzo. Le società che non l’avranno fatto, dovranno essere giudicate inadempienti, e pertanto il Napoli sarà legittimato a richiedere la B.

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