IL PALAZZO TREMA, SPERIAMO CHE CROLLI

Il Palazzo trema, speriamo che crolli. Delle macerie sapremo cosa farne: un bel museo degli orrori, al cui interno dare spazio a quanti hanno frequentato negli ultimi anni le segrete stanze del potere e che presto – vogliamo sperarlo – non avranno un lavoro in ambito sportivo. Era da tempo che l’opinione pubblica annusava l’odore di tante porcherie, ma se con il sospetto e l’illazione non si va lontani, con le indagini della magistratura si possono trarre conclusioni importanti. Ufficiali di mezza Italia sono al lavoro per questo, al servizio dei cittadini e degli sportivi. I prodromi della tempesta pronta ad abbattersi sul pallone arrivano da Via Allegri. Soltanto uno tsunami poteva schiodare dalla poltrona il "Poltronissimo", e basta questo per capire l’importanza del momento attuale. Franco Carraro si è dimesso, ed ha liberato l’Italia sportiva della sua oscura presenza. Il presidente federale ha tolto il disturbo dopo anni di disastri e di lassismo, lasciando in eredità dei suoi adepti un pietoso memoriale nel quale rivendica una contestabile probità. Gli anni della sua presidenza, l’ultima, sono stati quelli degli scandali insabbiati e dei favoritismi, delle sperequazioni e del lassismo. In sottofondo il disco stonato del "rispetto delle regole", nella realtà dei fatti il periodo più buio del calcio italiano. Sono stati gli anni del doping, dei passaporti falsi, dei fallimenti, dei ripescaggi, delle irregolarità amministrative e di tanto altro ancora. Un cocktail micidiale che ha portato l’Italia a perdere consensi nazionali (stadi vuoti) ed internazionali (pesci in faccia al mondiale nippocoreano). E a quanto si apprende sono stati anche gli anni dei campionati taroccati, quelli in cui i designatori contavano poco e le istituzioni ancora meno. I padroni del vapore erano sempre i soliti, ed è bastato che l’opera dei magistrati colpisse la figura di uno per educarne cento. Carraro è scappato pochi giorni dopo aver assicurato "rigore, severità e tempismo" nelle indagini che avrebbero dovuto portare la sua Federcalcio a fare chiarezza in merito a quanto emerso da sconcertanti intercettazioni telefoniche. Non ha sopportato l’onda mediatica che l’ha travolto di vergogna, avrà capito che di trippa per gatti più non ce n’è. E che tutte le volpi, presto o tardi, finiscono in pellicceria. Con il suo gesto Carraro si è dileguato con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza del suo mandato. Se il suo intento era quello di salvare il sistema dal quale egli esce fuori, probabilmente rimarrà deluso. Giancarlo Abete resterà in carica per poco, perché gli stati generali del pallone non potranno esimersi da elezioni democratiche per la nomina di un "homo novus" del calcio italiano. Non si può pensare che a governare siano ancora le stesse persone che hanno sottaciuto a quegli scandali e a quei papocchi che verranno alla luce soltanto dopo le indagini di una giustizia non sportiva. Che questa faccia il suo corso e provveda da sola a ripulire le stanze del potere bisognose di aria nuova. L’Italia, e con essa la città di Napoli, possono esultare. Il calcio ha la rara occasione di poter cambiare in meglio, ed in maniera radicale. Napoli guarda avanti con ottimismo: le dimissioni di Carraro arrivano un giorno dopo l’ultima partita del campionato di C, "indotte" dalla Procura cittadina che è pronta a far luce su anni bui del pallone nostrano. Siamo appena agli inizi di un’attività sismica benigna ed il Palazzo già trema. Speriamo che crolli.

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