IL SOGNO DIVENTA REALTA’. PRIMA PUNTATA
Nel campionato precedente (1985-’86) il Napoli aveva scalato molti gradini in direzione della vetta dell’alta classifica. Infatti, pur se per un breve periodo, gli Azzurri erano stati in lotta per il titolo, concludendo il Campionato al 3° posto (migliorando sensibilmente il 7° posto del 1984-’85) a sei punti di distanza dalla Juventus Campione, targata per l’ultima volta Giovanni Trapattoni. Giugno era stato un mese magico per Diego e di riflesso per tutti i suoi innamorati. Al termine del Campionato del Mondo disputatisi in Messico, l’Argentina guidata in modo magistrale dal suo capitano ed alfiere, aveva conquistato per la seconda volta il titolo di Campione del Mondo sconfiggendo in finale la Germania Ovest (la caduta del muro era ancora lontana ….) guidata in panchina da un’autentica icona del calcio mondiale, “Kaiser” Franz Beckenbauer. Tecnico dell’Argentina era “Narigon” (il nasone) dottore (nel senso che era medico per davvero) Carlos Bilardo, che insediatosi sulla panchina della “Celeste” subito aveva consegnato la fascia di capitano a Diego Armando, suscitando le ire del “Caudillo” Daniel Passarella e di tutti i suoi proseliti. Fra Diego ed il tecnico si formò un’intesa perfetta sia dentro che fuori dal campo, e portò Maradona a fornire prestazioni a livello eccezionale. L’euforia per lo splendido successo naturalmente arrivò fino a Napoli, dove addirittura si organizzarono caroselli per celebrare l’impresa. La triade Ferlaino – Bianchi – Marino (si, proprio lui) non aveva certo bisogno di rivoluzionare la squadra per renderla definitivamente competitiva per il titolo, ma puntellarla sì. Al posto dell’argentino Daniel Bertoni (ala d’attacco di gran talento) divenuto anch’esso Campione del Mondo, nel 1978, arrivò dall’Udinese, un venticinquenne attaccante di belle speranze: Andrea Carnevale. In mediana a coadiuvare la straordinaria foga agonistica di Salvatore Bagni venne acquistato dall’Avellino il ventiduenne Nando (detto “Rambo” per la somiglianza con Sylvester Stallone) De Napoli, bruciando sul filo di lana il nascente Milan di Silvio Berlusconi. Qualche anno dopo De Napoli dichiarò: “certo il Napoli era forte, avevo la possibilità di rimanere vicino casa (De Napoli è nato in provincia di Avellino) ma fondalmente a farmi preferire gli Azzurri al Milan fu la possibilità di giocare accanto al più grande giocatore del mondo”. Ad agosto però ecco sorgere un problema inatteso: Eraldo Pecci, regista sopraffino, romagnolo d’origine, da appena un anno a Napoli, comunica alla società di non poter (causa gravi problemi familiari) più rimanere, esprimendo a chiare lettere la volontà di tornare nella sua città d’adozione “Bologna la Dotta”. A malincuore, considerata la valenza del giocatore, la società lo accontenta, ma la sua partenza genera un vuoto nello schema base in mente ad Ottavio Bianchi, convinto assertore della necessità d’avere un uomo d’ordine in mezzo al campo. Più avanti, (come vedremo), Ferlaino e Marino riusciranno ad accontentarlo in modo esaustivo, ma per l’inizio della stagione, coincidente con l’avvio della Coppa Italia, a Diego e C. manca ancora un tassello. All’epoca era consentito tesserare solo due stranieri per squadra, quindi il Napoli avendo il solo Maradona come non italiano, aveva la possibilità di poter sparare una cartuccia. Diego insisteva per prendere il connazionale Barbas, la società sembrava più propensa ad investire sul brasiliano Paulo Roberto Falcao, detto il “Divino” o “l’Ottavo Re di Roma”, per aver condotto i Giallorossi alla conquista dello Scudetto dopo la bellezza di 41 anni. Alla fine non fu ingaggiato nessuno dei due. Ma la “Bianchi Band” partì comunque con il botto nella Coppa Nazionale. L’esordio avvenne domenica 24 agosto 1986 a Ferrara contro la Spal, squadra resa celebre negli anni ‘50-’60 dall’abilità gestionale del Comm. Mazza, capace di fare e disfare ogni anno la formazione riuscendo (quasi sempre) a rimanere in serie A. Quell’anno però gli estensi disputavano il Campionato di serie C/1 allenati da Ferrucci o Mazzola fratello del più celebre Sandro. Gli Azzurri si imposero agevolmente per 2-0 con un colpo di testa di Bagni ed una punizione a fil di passo tirata bassa con rimbalzo davanti al portiere dal “Pibe de Oro”. Tre giorni dopo fu violato l’Olimpico di Roma, sponda Lazio, con lo stesso punteggio in una serata particolarmente burrascosa, dato che precedeva di 1 giorno la sentenza della CAF che doveva confermare o modificare la classifica dell’anno precedente che aveva condannato i capitolini a disputare il Campionato di serie C/1 (2° scandalo scommesse del 1986). La mattina seguente alla Lazio fu consentito di disputare il Campionato di B, ma con la bellezza di nove punti di penalizzazione (ricordiamo che la vittoria ne dava solo due) poi a giugno i Biancocelesti si salveranno agli spareggi con Taranto e Campobasso giocati proprio al S. Paolo. Tornando al Napoli, c’è da ricordare che in quelle prime gare ufficiali venne sempre schierato da titolare il talentuoso Ciro Muro, partenopeo D.O.C. nato nel 1965, dotato di tecnica sopraffina, ma troppo incostante per mantenersi a così alti livelli, anche perché, inevitabilmente chiuso nel suo ruolo (essendo un trequartista puro), da “o mast”. L’anno dopo venne ceduto alla Lazio, per poi concludere la sua carriera in C, straordinario esempio di talento un po’ perso per strada. Con un gol di De Napoli il Napoli sconfisse anche il Taranto sul neutro Lecce, poi fu la volta del L.R. Vicenza sconfitto a Benevento per 2-1, con una perla ed una botta di Giordano. Infine, ecco che nell’ultimo turno del girone eliminatorio gli Azzurri (già ampiamente qualificati) sconfissero in rimonta il Cesena per 3 reti ad 1 con gol di Carnevale, Bagni, ed una straordinaria “bicicletta” al volo magistralmente eseguita da Diego. Meglio di così, l’anno non poteva cominciare ………..