IL TEMPO DEGLI ALIBI E’ FINITO

L’ennesima brutta figura del Menti impone a società e dirigenza azzurra una riflessione necessaria al fine di costruire una squadra che torni in pianta stabile nell’elite del calcio italiano ed europeo.

Anche il Vicenza di Gregucci ha saputo beneficiare delle difficoltà della squadra di Reja a trovare un’identità tattica definitiva, schiacciando gli azzurri nella propria metà campo per quasi tutta la partita.

L’episodico gol di Calaiò non può offuscare le menti degli osservatori e dei tifosi: il Napoli rimane ancora un cantiere aperto, una squadra ancora da costruire e modellare. Tutto ciò a dispetto del fatto che la maggior parte degli uomini che ha in organico giochino insieme da circa due anni e mezzo con lo stesso allenatore.

Anche a Vicenza il tecnico friulano Reja ha sbagliato tutto, dai cambi all’approccio alla partita. Come pretendere di recuperare improvvisamente un giocatore come Gatti dopo che per un anno e mezzo non lo si è fatto giocare, autorizzandone addirittura la cessione in prestito alla Cremonese nella scorsa stagione. Cosa avrà pensato il centrocampista, pupillo di Cosmi, quando improvvisamente si è visto gettare nella mischia da un allenatore che sa non credere minimamente in lui? E cosa penseranno Capparella e Trotta, uomini che hanno scritto nel destino il fatto di non essere tra i titolari di questo Napoli, benché la squadra manca proprio dell’apporto di giocatori delle loro caratteristiche?

E’ un Napoli in cui regna la confusione più profonda, in cui mai come questa volta sembrano grandi le responsabilità del tecnico. A questo punto perché scomodare Lippi e Sconcerti affinché sponsorizzino ancora Reja al timone degli azzurri?

Ormai siamo al capolinea. Entro dicembre si dovrà decidere: o la squadra vince convincendo o Reja torni a mangiare il panettone in terra natia; ormai non ci sono più alibi.

Viene da piangere pensando all’enorme potenzialità di questa squadra e poi vederla soffrire con l’ultima in classifica, raggiunta all’88° dal gol di un giocatore che fino ad allora aveva toccato meno palloni del raccattapalle dello stadio. Ma come si può?

Bucchi ormai è l’ombra del bomber dell’anno scorso. Il Napoli non gioca palla a terra e non gioca sulle fasce perché Reja ha deciso di spezzare le ali alla propria squadra a vantaggio di un modulo che non sta dando i frutti sperati perché non si addice alle caratteristiche dei giocatori. Centrocampo sempre in affanno sulle ripartenze avversarie sempre in inferiorità numerica quasi come se fosse un reparto fantasma. Montervino e Gatti impresentabili, Bogliacino vittima dei continui cambi di ruolo che non gli consentono di trovarsi una dimensione tattica definitiva. Ormai il Napoli non è nemmeno più vittima di sé stessa ma sembra essere vittima del proprio modulo, di questo 4-3-1-2 imposto poi chissà da chi e così tanto decantato ed osannato. A questo punto a che serve Bucchi lì davanti; a che serve un ariete come il bomber romano; non sarebbe stato meglio prendere un attaccante brevilineo e di movimento un tipo alla Soncin o alla Di Natale?

Non c’è mai stata una nebbia così folta tra pensiero ed azione quanto quello che si sta vedendo di questi tempi a Napoli.Mancano giocatori di qualità a centrocampo, se è questo il modulo che si vuole portare avanti, altrimenti si torni al caro vecchio 4-4-2 o al 3-4-3 tanto caro a Reja.Il Napoli ha bisogno di giocare sulle fasce e di un centrocampo molto più folto perché solo così si possono agevolare le caratteristiche degli avanti azzurri.

Contro il Crotone non sarà certo un banco di prova attendibile ma si punta almeno a far intravedere trame di gioco accettabili anche in previsione del tour de force che da qui a dicembre attende gli azzurri. D’altronde ai calabresi mancheranno molti giocatori titolari e quindi non sembra che la vittoria possa sfuggire agli azzurri che a questo punto sono chiamati allo stesso tempo a fornire una prova degna del nome e della maglia che indossano.

Arriva al momento giusto questa sfida che però dovrà segnare l’inizio di un termine che la società dovrà imporre al proprio tecnico il quale ha la fortuna di essere comunque al secondo posto anche se di una classifica corta e di un campionato mai così difficile ed imprevedibile come quest’anno. Se un posto per la promozione diretta sembra scontato che appartenga alla Juventus (soprattutto dopo lo scontato esito lodo arbitrale che sicuramente restituirà un po’ di punti ai bianconeri), il secondo è da conquistare mostrando grande forza e determinazione di squadra, doti che in questo momento non competono al Napoli, ancora alla ricerca di se stessa dopo due anni e mezzo.

Il campionato di serie B non è quello di C1: solo chi gioca a calcio alla fine vince e questo è un miraggio che da tempo a Napoli sembra essere solo all’orizzonte. Il tempo stringe e ci sono progetti ben delineati anche dal punto di vista temporale. Giocando così anche il termine biennale autoimposto da De Laurentiis sembra un miraggio come quello di vedere una squadra che vinca divertendo. Se si continua così sarà dura rivedere il Napoli nel calcio che conta ed i tifosi sono stanchi di aspettare e di essere illusi. In questo caso serve il pugno di ferro da parte della società. Reja è avvisato: dalla partita con il Crotone anche il tecnico friulano è sotto esame poiché anche la fortuna ha un limite naturale oltre il quale non può essere più d’aiuto e nemmeno cercata se le si chiede troppo abusandone in maniera esagerata.

 

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