LA PAURA RENDE PIU’ BELLO IL NAPOLI

Un partita bella a metà quella tra Napoli Juventus. Non che il merito del magro spettacolo del primo tempo sia stato solo frutto dell’esasperato tatticismo del tecnico azzurro, ma a mitigare l’opaca prestazione offerta dai bianconeri, ad onor del vero, è stata soprattutto l’assenza di uomini di spicco come Nedved, Trezeguet e Marchionni nonché le gravi assenze della coppia di centrali difensivi formata da Kovac e Boumsong.

 Una partita strana per tanti versi che ha rappresentato un po’ la rivincita della sregolatezza sulla logica dell’esasperato tatticismo, dell’emotività sulla fredda razionalità, della classe dei singoli sul gioco di squadra, dell’esperienza sull’immaturità agonistica

Nella Juventus, per tutto l’arco dell’incontro, si è visto un grandissimo Del Piero; nel Napoli le doti dei singoli si sono potute ammirare solo nel secondo tempo, con l’ingresso in campo di De Zerbi e Sosa i quali, insieme, hanno creato il panico nell’area di rigore avversaria.

 

Due le risposte venute dal campo ieri: 1) Il Napoli per fare risultato non può prescindere dagli uomini di maggiore spessore tecnico ed esperienza; 2) Il Napoli non può puntare in alto solo preoccupandosi di non prenderle.La prova offerta dagli azzurri negli ultimi venti minuti dell’incontro di lunedì sera al S. Paolo hanno consentito non solo al Napoli di legittimare un pareggio che per il gioco visto fino a quel momento sembrava immeritato, ma anche di recriminare su qualche occasione che, con un briciolo di freddezza e di fortuna sottoporta, avrebbe addirittura concesso agli uomini di Reja di portare a casa bottino pieno e di scavalcare in classifica la vecchia signora. Ma si sa “fortuna audax iuvat” ed il Napoli audace lo è stato solo per un breve scorcio dell’incontro.

 

E’ stato solo l’istinto di preservazione mosso da un sentimento forte come la paura ha far fare quadrato alla squadra e a convincere Reja ad abbandonare le sue illusioni tattiche.

 

Ed è lì che ci è piaciuto il Goriziano; quando per un attimo ha abbandonato la logica per abbracciare la “follia”. Quando si è fatto per la prima accarezzare dall’entusiasmo di uno stadio che chiedeva solo di non sfigurare al cospetto della storica avversaria, che un tempo non avrebbe trovato tanto terreno fertile al S. Paolo: ma a che serve rivangare nel passato?Guardiamo avanti!E’ stata una settimana un po’ dura per tutti: giocatori, tecnico, società e tifosi. Anche il presidentissimo don Aurelio ha “sbroccato”, tacciando di terrorismo mediatico una parte (la maggioranza) della stampa napoletana che, a suo dire, caricherebbero di troppa tensione la squadra e l’ambiente.Che dire presidente, anche io mi sento un po’ “terrorista”, poiché se terrorista significa esporre in maniera educata le proprie ragioni e manifestare quello che i propri occhi vedono, allora mi sento un po’ come il capo guerrigliero.

Da  sentimentali e simpatizzanti del Napoli ci auguriamo che le batoste e le sofferenze aiutino a crescere sia la squadra che la società anche se siamo tutti un po’ stanchi di non divertirci guardando le partite del Napoli; di non poter prendere in giro l’amico juventino o romanista: loro sì che hanno fior di giocatori; loro sì che hanno saputo costruire squadre che si autoalimentano con le loro giovanile e che hanno osservatori sparsi per tutto il globo a caccia di nuovi talenti. Certo la nuova società è nata da poco ma in questi due anni qualche errore è stato fatto e forse, proprio perché abituati a vecchie gestioni inopinate, che il tifoso napoletano ha sempre paura che le prese in giro siano dietro l’angolo. Sempre ad onor del vero ieri il Napoli ha pareggiato con la primavera della Juventus, se si pensa che in campo c’erano ben quattro under 21, tutti provenienti dalle giovanili della Juve. Nel Napoli invece, a parte le assenze di Savini e Cannavaro, non è che ci fossero assenze prestigiose, se non derivanti da scelte tecniche.

Fortunatamente non è stata smentita, a parte Bucchi, la campagna acquisti di Marino anche se le lacune, soprattutto in mezzo al campo sono palesi. Reja ha salvato la panchina perché ci hanno pensato i grandi esclusi, pretesi a gran voce dal pubblico.Il gioco di squadra però ancora non c’è e chissà quando arriverà. Chissà poi quando il Napoli sarà tanto forte da potersi permettere di schierare degli ’86 o 87’, come solo le grandi squadre possono permettersi di fare.Diamo tempo al tempo e aspettiamo fiduciosi anche se pensare che un Napoli in serie A non possa prescindere da Reja mette i brividi.Lunedì ci penserà il Bari a fungere da cartina di tornasole e da banco di prova per gli azzurri. Vedremo che lezione avranno assimilato Reja e i giocatori dalla partita contro la Juve.A volte nel calcio, come nella vita, bisogna lasciarsi trasportare dall’emotività e dall’istinto poiché non solo la ragione porta i risultati sperati. “Amma vencer Reja”, non lo dimentichi! Rilanci lo slogan dello scorso campionato anche in serie B: hai visto mai che anche la scaramanzia aiuti in questo mondo fin troppo logico e razionale in cui spesso non ci si diverte nemmeno andando allo stadio?

Translate »
error: Content is protected !!