LACRIME E "PIRIPIGLIA", POVERA SAMB.!

"Questo non è sport, questo non è sport! Noi all’andata abbiamo accolto benissimo il Napoli, al massimo c’è stato qualche piripiglia*. Napoli non ha saputo dimostrare la sua sportività, non voglio parlare della partita!". Umberto Mastellarini era più vulcanico del solito quando domenica, negli spogliatoi, si è presentato tremante e accompagnato da più di una voluminosa figura con funzione di bodyguard. Stavolta però non c’è stato nessun Remo Croci che ha minacciato di dimettersi, perché i "gorilla" li ha portati il presidente della Samb e non quello del Napoli. E nessuno si è offeso. Eppure, nonostante questo, Mastellarini è rimasto ferito, e con lui un giocatore, Martini. Strano che quest’ultimo era in campo, si saranno chiesti tutti. Infatti, quel simpaticone e allegrone di Davide Ballardini (bellissimi quegli occhiali da sole scurissimi di cui, però, va troppo geloso!) lo ha impiegato per tutti e novanta i minuti (all’andata addirittura lo sostituì a partita in corso). Dopo la partita, ed un perentorio 2-0 che avrebbe dovuto zittire gli sportivissimi sambenedettesi (o sambini?) ecco le solite lacrime degli adriatici, che se non altro coloreranno di blu una riviera che già può fregiarsi di diversi titoli per la qualità delle acque. I dirigenti hanno cominciato a contestare l’arbitro Marelli di Como. Perché? Semplice: ha accordato un rigore a Capparella senza leggere l’aggiornamento del regolamento arbitrale, che non prevede sanzioni qualora un Colonnello qualsiasi ti aggancia sottobraccio in piena area di rigore. Si tratta nient’altro che di rispetto verso un pubblico ufficiale. Altro problema: il rosso rifilato a Leon, che è entrato sull’avversario come una tigre. Il giocatore era già ammonito, ma Marelli ha cacciato direttamente il rosso per evitare di perdere tempo e di togliere tempo alla Samba. Già, ma la Samba è abituata ai vari Damato, quei fischietti che prima di convalidare un gol ne devono annullare due regolari. Ecco perché, allora, la Samba sperava ancora di giocarsi il tutto: il Napoli, se ci fosse stato Damato, avrebbe dovuto segnare almeno un altro gol per vincere la partita. Ma forse la Samba dimentica che il Napoli sarebbe passato anche con il pari. E, immemore di questo particolare, ha presentato ricorso chiedendo la vittoria a tavolino o la ripetizione della gara (perché loro sono sportivi) visti i fatti accaduti fuori dallo stadio. A Firenze, per la prima volta nella sua carriera, il Giudice Sportivo ha ritardato ogni decisione perché colpito da esilaranti e grasse risate, quelle che assalirebbero chiunque si trovasse a leggere un reclamo basato sull’aria fritta. Ma un Mastellarini "euforico" nonostante la spalla lussata (gioia dovuta alla vittoria di un ricorso alla CAF che gli ha fatto risparmiare ben 20.000 euro, per la Samba una cifra colossale) ha annunciato che andrà alla Disciplinare per ottenere giustizia. Non solo: che si costituirà parte civile in un processo contro la Napoli Soccer volto ad ottenere risarcimenti per danni "materiali, morali e fisici". E già, perché ora che il Napoli (gallinella delle uova d’oro) non c’è più, la Samba e i sambini faticheranno a trovare spazio in prima pagina, e soprattutto faticheranno a pagare gli stipendi con gli incassi altrui. Tornerà tutto a misura di un club che non vede il calcio che conta da una vita (ma forse non l’ha mai visto…), e che con queste premesse difficilmente lo vedrà presto. Certo è che domenica la Samb ha dato un’altra lezione di etica sportiva a tutti, dimostrando come con la "cultura del pianto" non solo ci si può far sentire, ma si perde anche facilmente la faccia. Chissà se, dopo l’ennesima sberla del giudice sportivo, la commedia è finita davvero. Siamo stanchi delle lacrime e dei piripiglia (dobbiamo chiedere al presidente cosa significa questa parola, l’autorevole Zingarelli non riporta il significato di questo curioso neologismo) della Samb. Dopo troppo veleno sputato, l’alito rischia di diventare un po’ pesante, e sarebbe il caso ora di abbassare i toni (vero avvocato D’Ippolito?) e di masticare qualche chewing-gum rinfrescante. E lanciamo un appello a Pierpaolo Marino: fra una decina d’anni, fra una gara con l’Inter ed una con il Milan, faccia giocare un’amichevole a San Benedetto del Tronto, per dimostrare che Napoli è sportiva. Naturalmente, lo faccia a campionato finito: non si può mai sapere, perché qualche piripiglia potrebbe degenerare…

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