NAPOLI MAI SCONFITTO A CESENA
Tradizionalmente spiffera sempre un vento benigno a favore del Napoli nelle trasferte in quell’incantevole lembo di Romagna, ai confini con la vitaiola Rimini: in dodici confronti (10 in A) gli Azzurri si sono imposti per cinque volte, impattando nelle altre sette occasioni.
La squadra di Cesena, fondata da uno dei personaggi più influenti e conosciuti del calcio italiano anni ‘40 e ’50, il Conte Alberto Rognoni, s’affaccia timidamente in serie A all’alba della stagione 1973-‘74 con al timone il “sergente di ferro” Eugenio Bersellini poi scudettato con l’Inter 1980 dove sostituì il tecnico della promozione, Gigi Radice, attratto dalle sirene della Fiorentina del primo Antognoni.
A sorpresa il Cesena si salvò senza troppo affanno, mostrando un gioco a tratti anche piacevole. Il 13 marzo 1974, settima giornata di ritorno, il Napoli in vantaggio con un gol di Giorgio Braglia, goleador che “Mitraglia” o “sempre sbaglia” a seconda delle giornate, venne raggiunto ad un minuto dal 90° da una rete di Ariedo Braida, braccio destro di Adriano Galliani al Milan dall’inizio dell’era Berlusconi.
Nel 1974-’75, l’anno del 2° posto di Vinicio, il Cesena ancora diretto da Bersellini ripareggia questa volta per 0-0 il 24-11-1974, risalvandosi con sicurezza per il secondo anno consecutivo. Presidente Bianconero in quegli anni era Dino Manuzzi cui lo stadio, che allora si chiamava “La Fiorita”, è oggi dedicato.
Il 1975-’76 resterà una pietra miliare nella relativamente giovane storia del Cesena (sorto nel 1940), che, con alla guida il “Mago di Affori”, al secolo Pippo Marchioro, si classifica al termine della stagione, come non è più accaduto, al 6° posto conquistando addirittura un posto in Coppa U.E.F.A.. Il Napoli, però, s’impone con un gol da fuori area di “Totonno” Iuliano il 22-2-1976 per 1-0, ripetendo l’impresa anche l’anno dopo, vincendo per 2-0 con un gran gol di testa di Beppe Savoldi raddoppiato da Walter Speggiorin nella ripresa, dopo che nel primo tempo “Gedeone” Carmignani aveva parato un rigore calciato dal povero Frustalupi, “cervello” della Lazio Campione del 1974. I Romagnoli si riaffacciarono alla massima serie nel 1981, quattro anni dopo la retrocessione del 1977, ed il Napoli vince ancora, stavolta per 3-1 il 25-10-1981, con Palanca protagonista nel primo tempo, prima che Musella e Damiani risolvano il match nel finale. Assai salutare fu per il Napoli di Pesaola lo 0-0 del 9 gennaio 1983, con gli Azzurri malinconicamente fermi all’ultimo posto, in piena crisi sia di gioco che di risultati. Alla fine però il Napoli si salvò matematicamente proprio nella gara di ritorno al S. Paolo vincendo per 1-0 contro un Cesena, che un po’ a sorpresa visto l’ottimo girone di andata invece retrocesse, risalendo in A ancora una volta quattro stagioni dopo, per affrontare subito alla prima giornata del Campionato 1987-’88 il Napoli Campione di Maradona. Un gol di Salvatore Bagni liberato da un’improvvisa sortita in avanti di Moreno Ferrario non proprio avvezzo a lanciarsi in attacco regala la vittoria ad Ottavo Bianchi. Ancora una vittoria per 1-0 conquistata il 30 ottobre 1988 grazie ad una rete di Andrea Carnevale che realizzò il punto vincente dopo un quarto d’ora su lancio di Diego Maradona, freddo nel beffare dal limite dell’area il portiere del Milan dei record Seba Rossi. La gara però riservò un finale – thrilling, con un rigore concesso al minuto ottantanove da Lo Bello per un dubbio fallo di mano in area di Francini. Fortunatamente Traini col piattone tirò alto sulla traversa della porta difesa da Giuliani. Allenatore di quel Cesena era Albertino Bigon, chiamato da Ferlaino e Moggi a sostituire Bianchi per il 1989-’90, riuscendo nell’impresa di vincere lo scudetto n. 2 della storia Azzurra. Contro la sua ex-squadra pareggia per 0-0 in gare per la verità non troppo emozionanti sia il 6-9-1989 che il 30-12-1990. Alla fine del 1990-’91 il Cesena saluta (fino ad oggi) definitivamente la serie A, rincontrando il Napoli in serie B nel 1998-’99 e nel 1999-2000, riuscendo a non perdere ma neanche a sfatare il tabù-Napoli. Ancora 0-0 la prima volta e 2-2 il 21 maggio 2000, con un Napoli lanciato verso la A capace di rimontare il passivo di 2-0 nella ripresa, raggiungendo il pari con l’attuale bomber del Bologna Claudio Bellucci. Il sortilegio verrà sfatato dal micidiale Papawaigo? Ci auguriamo (ci scusino gli amici Romagnoli) sentitamente di no……….