QUELL’ABRUZZO DOLCEAMARO

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Pescara-Napoli non è soltanto un testacoda del campionato cadetto. E' molto di più. Pescara-Napoli è l'incrocio di tante storie che ruotano attorno a tre protagonisti azzurri ma ex biancazzurri, tre uomini di calcio che fra Pescara e Napoli hanno scritto pagine importanti della loro storia professionale. L'Abruzzo ha regalato loro annate belle e meno belle, ma tutte vissute con grande intensità. Sabato, quando rimetterà piede sul manto erboso dello stadio Adriatico, il trio degli ex sospirerà a lungo affondando tra tanti ricordi.

IL RILANCIO DI EDY. Più di ogni altra, è notevole la storia che lega Reja al Pescara. Edy da Gorizia arriva in Abruzzo nel 1987. Allenava da quasi dieci anni, dopo aver chiuso una discreta carriera da calciatore. Gli esordi in panchina, come spesso capita, non erano stati facili: la serie D e la retrocessione con il Molinella, la serie C2 con Monselice, Pordenone e Gorizia che gli avevano portato un esonero ed un'altra retrocessione, un'altra forte amarezza in C1 a Treviso, due campionati modesti a Mestre e a Varese dopo essere subentrato. Risultati tutt'altro che esaltanti, tanto che Reja stava pensando seriamente di farsi da parte. A fargli cambiare idea fu il napoletano Giovanni Galeone, uno della “banda di Grado”, che lo volle in un Pescara di cui sempre rimarrà profeta. Gli trovò un posto nel settore giovanile, dove Edy lavorò due anni prima di avere la grande occasione. Stagione ‘89-‘90, la squadra in B proprio non andava. Il presidentissimo Scibilia volle dare una chance a quel 45enne dalla scorza dura che metteva tanta passione nel suo lavoro. Tredici vittorie, dieci pari ed altrettante sconfitte gli valsero un buon piazzamento in classifica, non il rinnovo del contratto. Ma da quel momento Reja entrerà nel giro della B, dove vincerà tre campionati con Brescia, Vicenza e Cagliari. Un altro lo perderà soltanto ai calci di rigore nel famoso spareggio contro il Perugia. Reja guidava il Torino: subentrò in corsa, operò una rimonta, ma poi fu rimontato. Decisiva fu una sconfitta a Castel di Sangro, contro una squadra virtualmente retrocessa: espulso Reja, espulsi i sogni di promozione del Toro costretto allo spareggio dalla squadra di un piccolo paese di quell'Abruzzo che molto gli ha dato, qualcosa gli ha tolto.

L’INTRIGO SU MARINO. A Pescara va via Edy Reja, arriva Pierpaolo Marino. Passa un anno mentre parte l'uno e giunge l'altro, l'anno in cui torna Giovanni Galeone che prima salva una squadra allo sbando e poi, la stagione successiva, la riporta in A. Tanto coraggio da parte del direttore generale, che accetta la piazza di Pescara dopo essersi misurato con Avellino, Napoli e Roma. Tanto coraggio che non gli evita di essere coinvolto in una vicenda a tinte fosche accaduta nel ’92-’93, l'ultimo anno di A del Pescara: la squadra retrocede, la coda è infamante per una storia di partite truccate ancora oggi discussa. I fatti: una parapsicologa genovese, Miriam Lebel, fa da consulente al Pescara, e in una telefonata viene intercettata a colloquio con Galeone. La “maga” racconta all’allenatore di presunti tradimenti di alcuni suoi calciatori i quali avrebbero "accomodato" alcuni risultati in combutta con un alto dirigente della società ("il Serpente"). Il testo della telefonata viene pubblicato su un quotidiano locale che viene in possesso della registrazione. Si apre un'indagine della giustizia sportiva che porterà a dure richieste della Procura federale che la Commissione Disciplinare della Figc accoglierà in pieno, e che la Caf confermerà in toto: senza che ci fossero chiare ed inequivocabili prove di colpevolezza a suo carico (la Lebel parla di sue "percezioni" a proposito di alcune partite, e nella registrazione non vengono fatti nomi e cognomi) Marino viene individuato dai giudici come “il Serpente” e squalificato per tre anni con l'accusa di illecito sportivo. Resterà al Pescara fino al 1996, prima di trasferirsi ad Udine. Di lui, nel pescarese, c'è chi ha conservato un ottimo ricordo tanto da dedicargli un "fan club" a Nocciano, inaugurato un anno fa alla presenza dello stesso dg, che in riva all’Adriatico ha seguito come un padre la crescita umana e calcistica del napoletano Mauro Esposito.

CALAIO', E' NATA UNA STELLA. Ricordi più dolci che amari per Emanuele Calaiò, che al Pescara ha dato tanto ricevendo in cambio il trasferimento in maglia azzurra. L’allenatore Ivo Iaconi lo volle nel gennaio 2003, quando Emanuele aveva solo 20 anni pur avendo già collezionato 41 presenze e 7 gol fra A e B con le maglie di Torino, Ternana e Messina. Quell'anno il Pescara vinse i play-off di C1, approdando in B dove l'arciere sarebbe esploso realizzando ben 21 gol in 43 partite, che tuttavia non avrebbero evitato agli adriatici una retrocessione annullata solo dal ripescaggio. Calaiò resterà in Abruzzo fino a gennaio 2005, quando una super offerta di Marino lo porterà a vestire l'azzurro. Denaro fresco che servirà soprattutto al Pescara, ma un investimento che farà bene sia al Napoli che allo stesso bomber: il resto è storia d'oggi, ed è sotto gli occhi di tutti. Queste le pagine finora sfogliate di un Pescara-Napoli di cui si dovranno ancora scrivere importanti capitoli. Sabato i tre ex si guarderanno in faccia, decisi ad arricchire di tre paragrafi lieti il loro libro dei ricordi.

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