REJA, E’ GIUNTA L’ORA DEL 4 – 4 – 2
Una delle poche certezze della gestione tattica di Reja è stata, fino a qualche giornata fa, la solidità della difesa con tre centrali. Il tecnico goriziano aveva optato per tale assetto difensivo nella gara d’andata al San Paolo contro il Crotone. Da quella gara in avanti Maldonado, Cannavaro e Domizzi avevano trasformato l’area di rigore azzurra in un bunker invulnerabile: la retroguardia partenopea, difatti, è stata a lungo la meno battuta del torneo. Il terribile mese di Marzo della compagine azzurra ha trascinato via anche questo dato di fatto. Il terzetto difensivo ha cominciato ad inanellare una serie di prestazioni sconcertanti che hanno avuto una serie di effetti nefasti. In primis, il Napoli ha perso il secondo posto, adesso occupato dal Genoa a quota cinquantacinque punti, due in più degli azzurri. L’undici di Reja, inoltre, ha perso lo scettro di formazione meno battuta (4 sconfitte come il Mantova) e di miglior retroguardia del torneo( Juventus con 20 e Mantova con 24 reti al passivo hanno fatto meglio). Quest’ultimo dato si fa ancora più rilevante quando ci si allontana dalle mura amiche: nelle ultime tre trasferte(Crotone, Bologna e Torino) il Napoli ha subito ben due reti a partita. Uno score preoccupante se paragonato a quelli di qualche tempo fa.
E’ palese che la tattica con cinque difensori, oramai, non è più indicata per la causa azzurra. Le lacune sono riscontrabili sia in fase difensiva sia in quella offensiva. Per quanto riguarda l’assetto arretrato, prendiamo ad esempio la gara di Torino: Grava e Savini, nonostante i raddoppi di Dalla Bona e Bogliacino, sono stati letteralmente in balia degli esterni bianconeri. Discorso attacco. Gli stessi Grava e Savini sono difensori e non tornanti: la conseguenza, oltremodo negativa per il Napoli, è che la costruzione del gioco offensivo è affidata esclusivamente a Bogliacino e Gatti. I due, per quanto autori di una grande stagione, non possono sobbarcarsi il peso dell’intera manovra di una squadra. Questa analisi rende più chiaro il motivo per il quale Reja ordina ai suoi difensori centrali di lanciare la palla verso la testa degli attaccanti.
A questo punto l’allenatore dovrebbe prendere in seria considerazione l’ipotesi di adottare il 4-4-2 sin dall’inizio delle partite. Questo modulo garantirebbe un’adeguata copertura difensiva e al contempo determinerebbe le condizioni per creare un maggior numero di azioni offensive. Il centrocampo, in tal modo, vedrebbe l’inserimento in pianta stabile sulla fascia destra dell’assist man per eccellenza della stagione azzurra: Ivano Trotta. Sull’altro versante potrebbe essere schierato Bogliacino, che ha già dimostrato nel corso del campionato di saper occupare tale posizione. Per di più, con un simile impianto di gioco, potrebbero tornare utili anche Erminio Rullo, magari davanti a Savini, e Christian Bucchi: con un tale impianto di gioco i cross dal fondo non verrebbero certo a mancare. A quel punto l’ex capocannoniere della B non avrebbe più alibi. La palla, adesso, passa a Reja. Edy, ragiona bene su questi tre numeri: quattro – quattro – due. Potrebbe essere il terno giusto per approdare alla tanto agognata serie A.