"SAN PAOLO" IN SALA OPERATORIA
Ci mancava pure questa. Non bastano le continue beghe, i tira e molla tra il Comune e la Napoli Soccer per quanto concerne la gestione dello stadio San Paolo, ora si pensa di agire in maniera drastica.
Un colpo di bisturi, un gigantesco bisturi, potrebbe risolvere il problema della stabilità dei palazzi immediatamente adiacenti l’impianto sportivo.
Problema che, va detto, nacque negli anni d’oro, quando inquilino dello stadio di Fuorigrotta era un certo Diego Armando Maradona. La squadra era quella che era, il pubblico gremiva costantemente gli spalti cantando e saltando. E insieme a quegli ottantamila "ballavano" anche alcuni edifici dei dintorni; le pareti degli stabili vibravano, i lampadari oscillavano, creando una situazione che oltre che scomoda stava divenendo pure rischiosa.
Erano i tempi del porompompero oppure del chi non salta rossonero è e per quanto fosse suggestivo assistere ad una tale manifestazione di tifo, c’era appunto quest’effetto collaterale che fu all’inizio sottovalutato.
I palazzi di Fuorigrotta non sono certo costruiti con le migliori e più moderne tecnologie di ingegneria edilizia ma passava decisamente per catastrofista chiunque pensava che un edificio potesse crollare solo per colpa di emissioni sonore; tuttavia, ora che il pubblico del San Paolo sembra aver ritrovato il vigore di un tempo, si è deciso di intervenire.
L’"intervento" consisterebbe nel rimuovere la tettoia ed il terzo anello dello stadio che fu ammodernato in vista dei Mondiali del ’90. I lavori procedettero tra mille polemiche e non pochi incidenti mortali, il tutto per un investimento di denaro che raggiunse cifre spropositate.
La LTR è rimasta un progetto, il tabellone elettronico fu rimosso, l’orologio digitale che contava a ritroso i secondi mancanti alla manifestazione si fermò molto prima, la capienza dello stadio fu ridotta e la copertura, non ineccepibile sotto il profilo estetico, faceva solo in parte il suo dovere non garantendo riparo in caso di pioggia.
La squadra ora si appresta alla scalata alla serie B, il pubblico accorre numeroso perché fiducioso, soprattutto nei confronti della società, e la capienza sta per essere ridotta. Sarebbe il colmo se ciò avvenisse proprio in questa situazione. Se si dovesse arrivare in A sarà sufficiente uno San Paolo con meno di cinquantamila posti?
La società per contro sembra aver preso a cuore la questione stadio. Il patron De Laurentiis che sogna la proprietà di un San Paolo trasformato in una sorta di San Carlo per opere calcistiche, ha ereditato l’annosa querelle tra Napoli e Comune sullo stadio.
La controversia risale ai tempi di Ferlaino con Palazzo San Giacomo a reclamare miliardi accumulati a causa anni di affitto non pagati. Il San Paolo non trova la pace nemmeno sul suo nome; recentemente lo si voleva intitolare a Maradona, qualche anno fa ad Attila Sallustro, sarebbe bello se invece fosse il primo impianto italiano a ricalcare il modello inglese, cioè un impianto di proprietà della società che lo gestisce per conto proprio trasformandolo in un luogo di svago e dotato di ogni confort.