TATTICAMENTE, NULLA DI NUOVO
Operare un’analisi tattica sulle principali novità della stagione corrente in cadetteria implica un po’ ribadire una sorta di refrain che risuona ogni anno: di novità significative non se ne vedono, non se ne vedono e non se ne vedono. Così, si rimane sempre sulla scia di una triplice articolazione delle strutture tattiche: si parte delle classiche squadre tutte muscoli e ossigeno, passando per chi le proprie convinzioni tattiche non le cambierà mai a dispetto di ogni cose, per arrivare ai (presunti) innovatori dell’ultima ora, che tendono ad accreditarsi come tale solamente perché spesso hanno bisogno di costruire attorno a sé un’etichettatura di comodo.
La prima fascia abbraccia, manco a dirlo, la maggioranza degli allenatori del campionato cadetto in corso, in ossequio al vecchio adagio “palla lunga e pedalare” e ad un luogo comune ormai trito e ritrito: in B si vince e si ottengono risultato prediligendo prima di ogni cosa l’aspetto difensivo. Basti pensare al Napoli di Edy Reja: ha mutato diverse tipologie di assetto tattico, dal 4-3-3, al 3-5-2. A non cambiare è stato l’atteggiamento tattico, caratterizzato da un notevole numero di uomini stabilmente dietro la linea della palla pronti ad affilare le armi in contropiede.
Un discorso diverso va fatto per Albinoleffe, Piacenza, Mantova e Vicenza. I seriani di Emiliano Mondonico incarnano un 4-4-2 spurio: con quattro elementi bloccati in difesa ed un centrocampo tutto muscoli, con un centrale adattato sul versante mancino (Cristiano) ed un’unica ala pura, sul fronte opposto (Gori). Dal canto loro, Iachini e Gregucci (che ha rilevato Camolese non apportando significative novità allo schieramento) proseguono fedeli sulla linea del 4-4-2 più tipico, molto bloccato nella linea difensiva a quattro, con due esterni alti che spingono ed una prima linea comunque ben assortita, così come lo stesso Di Carlo. Una variante alternativa del 4-4-2 l’hanno mostrata Frosinone e Pescara, con il trequartista schierato a supporto dell’unica punta (un 4-4-1-1). Tutto ciò, a conferma della significativa tendenza ad infoltire la linea mediana del campo per rompere sul nascere le trame di gioco avversarie, ripartire velocemente e non dare punti di riferimento agli avversari grazie all’uomo piazzato fra le due linee (ciò che fa Lodi a Frosinone, tanto per intenderci).
Chi ha cambiato rotta rispetto alle stagioni precedenti è il Cesena di Fabrizio Castori: dal 4-4-2 al 4-3-3, anche se l’impostazione di fondo non muta più di tanto: centrale nell’impostazione tattica dei romagnoli la predisposizione di una linea mediana forte e di sostanza. 4-4-2 di fondo anche per la Juventus di Didier Deschamps, che ha comunque come problema (…) principale l’abbondanza dell’organico bianconero.
Di spiccata propensione difensiva anche il 4-5-1 del Bari di Rolando Maran con Carrus metronomo ed il tandem Scaglia-Gazzi a mordere il freno. Tra gli inossidabili, Zeman ha salutato Lecce con il suo consueto 4-3-3, il lancio di una piacevole novità come l’ex giuglianese Vives ed un lavoro lasciato a metà, con altri elementi (leggasi Osvaldo, Juliano, Caccavallo) destinati ben presto a finire nel dimenticatoio dopo l’avvento di Papadopulo sulla panchina giallorossa; discorso analogo per il Bologna di Renzo Ulivieri ed il suo 3-4-3 diventato ormai un classico che pure, odiato e amato a seconda delle piazze e delle circostanze, sta ben adattandosi alle caratteristiche dell’organico rossoblu.
Sempre in tema di 3-4-3, l’unica novità stagionale è, forse, quella rappresentata da Giampiero Gasperini: il suo Genoa propone un modulo ultraoffensivo, con tre punte pure ed un esterno mancino (Juric) bravo sia a spingere che a tagliare in mezzo, disorientando le marcature avversarie.
Oltre a Gasperini, chi ha strappato più applausi agli addetti ai lavori per la qualità del gioco sono Rimini e Brescia. Mentre il gioco di Acori ruota tutto attorno all’estro di Ricchiuti ed alla duttilità tattica di Jeda e Valiani, in un 4-2-3-1 (modulo che Sarri sta proponendo ad Arezzo con discreti risultati) in cui Tasso e Cascione badano a distruggere gli schemi avversari e Moscardelli a finalizzare, il gioco di Mario Somma ha risentito profondamente della mancanza di un centravanti puro di qualità che possa consentire a Possanzini di partire da posizione decentrata, come lui ama fare. La mole di gioco creata dalle rondinelle è stata enorme, così come la sfortuna che ha perseguitato Hamsik e compagni nel corso del torneo. Sfortuna e carenze d’organico che hanno reso la classifica degli uomini di Somma deficitaria rispetto alle attese.