I nostri guerrieri azzurri: Ostiggard

Continua la rubrica dedicata ai nostri guerrieri azzurri.

Il norvegese dagli occhi di ghiaccio, approda a Napoli questa estate accompagnato dallo scetticismo di molti. Quattordici presenze in sei mesi con il Genoa lo fanno subito appezzare per la sua tenacia. Lo soprannominano il guerriero vichingo ma questo non basta ad evitare la retrocessione ai rossoblu. Caso vuole che, la matematica retrocessione, arrivi proprio nel match disputato contro il Napoli al Maradona. Oltre alla parentesi rossoblu, Ostiggard aveva alle spalle stagioni di secondo piano in Championship inglese con le maglie di Coventry e ultima dello Stoke City. Non riscattatto dal Genoa a fine stagione, ci pensa il Napoli a versare nelle casse del Brighton, proprietario del cartellino, e in cui non ha mai giocato, circa 5 milioni per assicurasene le prestazioni.

Ostigard mostra subito a Spalletti le sue caratteristiche che sono quelle di un difensore moderno. Bravo nell’impostazione del gioco e in marcatura, con discrete qualità fisiche. Quello che si nota di lui sin dai primi allenamenti è proprio il suo fisico esplosivo e quel suo voler assomigliare ad un idolo azzurro, Fabio Cannavaro.  Come l’ex difensore cresciuto nel Napoli e capitano campione del mondo nel 2006, condivide la statura non eccelsa, ma una spiccata propensione per il gioco aereo, una qualità che è un marchio di famiglia. Il padre, ex difensore, gli ha insegnato i primi passi in questo fondamentale che è diventato il marchio di fabbrica di Leo. Sceglie come numero di maglia la 55, come anche a Genova, che è due volte il 5 del suo idolo Cannavaro. Proprio Fabio Cannavaro, che ne conosce la storia attraverso il suo amico Criscito, compagno di Ostiggard al Genoa, non esita a dargli l’investitura ben prima che finisse nel radar dei dirigenti azzurri, evidenziando la loro somiglianza calcistica e anche estetica.

Nell’arco della stagione Ostiggard assume il ruolo fisso di quarto centrale della rosa, in ordine di preferenza da parte del tecnico Spalletti, collezionando appena 11 presenze, di cui 3 in Champions dove segna il suo unico gol in maglia azzurra nella vittoriosa gara casalinga contro i Glasgow Rangers. Sempre in Champions avrebbe potuto anche vedersi assegnato un gol, neanche a dirlo di testa, segnato ad Anfield nell’ultima giornata del girone. Impietoso il VAR che lo annulla per una spalla di troppo…questione di centimetri. Avrebbe forse meritato più spazio, specie nel finale di stagione a risultato sportivo ormai acquisito. C’è, però, anche lui nel quadro tricolore di questa stagione, a pieno merito. Lui che ha sempre avuto Napoli nel destino quando, a sette anni, vide Cannavaro alzare la Coppa del mondo, immagine che portava fiero sullo sfondo del suo telefono e a cui siamo certi, non ce ne voglia Fabio, avrà sostituito adesso con quella sua con lo coppa Scudetto tra le braccia. Di certo avrà sistemato la sua maglia vincitrice dello storico tricolore di fianco proprio a quelle del 1995 di Cannavaro acquistate on line lo scorso Natale. Con la nuova stagione Ostiggard spera di giocarsi più carte e di aggiungere presenze e chissà magari trovarsi a sfidare il suo connazionale Halland, non solo negli allenamenti della nazionale norvegese, ma anche in un match Champions importante la prossima primavera. Starà al prossimo tecnico valutarne il futuro in maglia azzurra.

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