ROBERTO DONADONI, L’ UOMO SI RACCONTA

Siede sulla panchina del Napoli da neanche due settimane, eppure su di lui si è già detto e scritto molto. Il suo modo di fare da gentiluomo fiero, da uomo di campo votato più ai fatti che alle parole, affascina e divide. Roberto Donadoni è uno di quei personaggi che non lascia indifferenti, ma suscita tante domande, una su tutte: ma davvero è così come sembra? La sua provenienza natale contribuisce al suo carattere schivo e riservato, tanto che appena sbarcato all’ombra del Vesuvio in molti si sono affrettati a compararlo con Ottavio Bianchi. Si, proprio lui, quel “Don Ottavio” che risulta essere il tecnico più vincente della storia azzurra, quel tecnico che con poche parole è riuscito a tenere a bada finanche un genio ribelle di Maradona, non compromettendone il rendimento in campo, anzi. Tutti gli appassionati di calcio napoletani vorrebbero sapere qualcosa di più sul Donadoni uomo, vorrebbero cercare di capire come è veramente l’uomo che dovrà guidare la definitiva risalita del “ciuccio” nel calcio di vertice. Ebbene proprio al fine di soddisfare queste curiosità, siamo riusciti a scovare una lunghissima intervista, rilasciata qualche mese fa proprio da Roberto Donadoni al collega Claudio Pollastri di “Studi Cattolici”, nel corso della quale il nuovo tecnico partenopeo si racconta “senza filtro”, a 360 gradi, dimostrando grande self-control e fermezza anche se incalzato su aspetti delicati della sua vita.

L’intervista comincia con una frase che può essere assunta a “manifesto” del pensiero e del modo di essere di Donadoni: «Non mi aspetto aiuti da lassù», confessa col tono pacato di sempre, «perché sono tranquillo, sempre sicuro di avere fatto il mio lavoro onestamente. E poi, vada come deve. Ma non chiedo miracoli»

Questo significa che Lei non prega mai?

"Prego, eccome. Nei momenti duri, quando i problemi sono veri, ho sempre rivolto una preghiera lassù. Ma le partite si giocano in campo, senza chiedere un intervento dall’Alto. Sono cattolico praticante. Vado a Messa, la domenica. E non ho mai scordato che i primi calci a un pallone li ho tirati all’oratorio."

A chi tirerebbe qualche calcio, non solo nel mondo del pallone?

"C’è molta gente per bene nel mio ambiente. Persone che credono in quello che fanno, pulite, oneste. Purtroppo fanno sempre e solo notizia le storie negative, i personaggi ambigui."

Colpa dei giornali che pubblicano le notizie, quindi, non di chi ha commesso i reati?

"Non volevo dire questo. Non carpisca la mia buona fede."

La buona fede, ma soprattutto la fede, deve portare un cattolico a difendere la vita in ogni forma: come giudica la discussione sulla legge riguardante l’aborto?

"È un discorso lungo che andrebbe approfondito. Non lo si può liquidare in due battute. Comunque, in linea di massima, seguo le direttive del Papa."

In linea di minima, invece, non sembra seguirle per quanto riguarda i sacramenti.

"Non la seguo."

Il matrimonio, per esempio. Un comportamento da cartellino rosso. Lei ha divorziato e si è risposato. Che fa, si comporta come Pier Ferdinando Casini, che difende la sacralità del matrimonio (degli altri) mentre lui divorzia e si risposa, salvo dichiarare di sentirsi perennemente in conflitto interiore con crisi di identità cattolica?

"So che cosa si prova. E lo capisco."

Parliamo ancora di matrimoni: che cosa pensa delle nozze tra persone dello stesso sesso? Non solo. La possibilità per coppie gay di adottare i bambini: cartellino giallo o rosso?

"Ciascuno può amare chi vuole. Fare il genitore invece è un ruolo difficilissimo. Che va affrontato con serietà. E per me, la famiglia è composta da un padre e una madre. Ma si sa che la normalità non fa notizia."

Nella vita Lei gioca all’attacco o in difesa?

"In campo, ero attaccante. Ma come carattere sono più portato alla diplomazia, a parlare. Insomma, sarei un uomo di centrocampo. La mia, come cantava Ligabue, è «una vita da mediano."

La Sua tattica vincente con la fortuna qual è?

"Il mio bicchiere è sempre mezzo pieno."

Detta così, sembra più la dichiarazione di un etilista che di un allenatore malato di ottimismo: altri difetti?

"A volte sono troppo diretto. Dico quello che penso. E ne pago le conseguenze. Non so fingere. E non so raccontare bugie."

Adesso manca solo che mi dica che crede nell’amicizia e che, da ex ragazzo dell’Azione cattolica, punta sulla lealtà.

"Certo. Credo nella lealtà. Gli amici veri possono contare su di me. Sempre."

Quando scopre che tutto il mondo non è composto da amici, che cosa Le dà più fastidio negli altri?

"L’inganno. Quando una persona si presenta per quello che non è. E l’ipocrisia. Dire una cosa e pensarne un’altra." 

Che cosa apprezza di più in una persona?

"La coerenza. Che è la base fondamentale dell’amicizia. Quella vera. E la sincerità. Preferisco la verità, anche se cruda." 

A che cosa non rinuncerebbe mai?

"A due cose. Con pari merito. La libertà individuale. E l’amore. Senza, non ha senso vivere."

A quale stadio arriva l’adrenalina mentre è in panchina?

"Sono sempre calmo. Controllato. Tengo tutto dentro."

In casa è più loquace che nelle interviste?

"Dipende dai momenti. A volte, dopo una partita che va storta, preferisco starmene in silenzio. Comunque, non sono un gran chiacchierone."

Si occupa anche dei piccoli lavoretti che si devono fare in casa? Un rubinetto che perde Lei lo saprebbe aggiustare?

"Perché togliere il lavoro e rubare il mestiere a un idraulico? Ma, quando ho tempo, mi occupo di cose piccole, di interventi fatti così, per passatempo."

Come si fa per farla sorridere?

"Contrariamente a quanto si possa pensare, non sono un musone. Sorrido spesso. Forse non come impone la moda."

Segue la moda, almeno nel vestire?

"Preferisco il look sportivo. Mi sento soffocare con la cravatta."

Fanno soffocare anche certi valori impegnativi: quali mette in testa alla Sua classifica esistenziale?

"Il rispetto verso gli altri. Sempre. È l’insegnamento che ho dato a mio figlio Andrea, che ha 19 anni e frequenta il primo anno di Giurisprudenza. E poi, l’altruismo. Si risolverebbero tutti i problemi. Dai piccoli screzi familiari a quelli mondiali che riguardano la pace tra le nazioni."

Lei dribbla il tempo che passa? Pensa al lifting o a tingersi i capelli?

"La mia faccia è questa, dove è scritta la mia storia. E i capelli sono il segno del tempo. In questo, la penso come Claudia Cardinale: al mattino voglio guardarmi allo specchio e riconoscermi."

Si riconosce anche quando sta ai fornelli?

"Sono negato ai fornelli. Non so fare nemmeno le cose essenziali. Vado matto per i primi, la pasta col ragù soprattutto. Adesso, però, sto scoprendo i piatti etnici. Vado spesso al ristorante giapponese e voglio farmi sedurre anche dalla cucina messicana."

C’è un menù-seduzione per fare colpo su qualcuna?

"Per me, la seduzione non comincia a tavola. Inizia dalla testa, dagli sguardi. Ma soprattutto da quello che c’è nel cuore, non nel piatto. "

Non è scaramantico?

"No, assolutamente. Mi danno, anzi, fastidio quelli che lo sono, tanto che arrivo a provocarli. Non credo alle pratiche esoteriche. Non ho oggetti portafortuna, né gesti propiziatori. Non credo neanche all’oroscopo, anche se leggo sempre che cosa prevede per la Vergine. Non si sa mai. "Chi è nato sotto il segno della Vergine è legato alle origini, alle radici. Torno spesso a Cisano Bergamasco. Lì vivono i miei genitori e mio fratello.

Per lavoro ha dovuto vivere anche in città: meglio il traffico o il verde?

"Mi piace vivere nel verde. In città mi sento soffocare. Amo la natura. Ho bisogno di spazi liberi, aperti. Non mi piace la città."

Campagna e animali sono un binomio inscindibile come veline e calciatori.

"Ho un golden retriver. Ma sono io che gli faccio le feste quando torno a casa. Non è scontato che un cane debba vivere in campagna, sta benissimo anche in città. Come non è scontato che una velina debba fidanzarsi con un calciatore. Certo, frequentano spesso gli stessi ambienti: discoteche e studi televisivi. Ma un calciatore si può innamorare di una velina come di una cassiera. Comunque, non è il mio caso."

Mai stato preso in contropiede dalla gelosia?

"Sono geloso. Ma so controllarmi."

Che voto pensa di meritare come genitore?

"Andrea è un ragazzo sensibile, educato, col quale parlo di tutto. È anche generoso, quindi credo che mi darebbe un voto alto."

Un bel risultato, da esserne soddisfatto. È soddisfatto anche degli ultimi risultati elettorali?

"Serviva un segnale forte, deciso, soprattutto per la sicurezza. C’è una paura diffusa e percepita che ha bisogno di risposte." 

Qual è la canzone che Le fa battere forte il cuore?

"Ricordati di me, di Antonello Venditti."

Quali film ha visto di recente?

"Caos calmo e Il cacciatore di aquiloni."

Per quali attori fa il tifo?

"Robert De Niro e Al Pacino."

I Suoi scrittori di Serie A?

"Paulo Cohelo, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli."

Che cosa fa la sera?

"Non frequento molta gente. Pochi amici al di fuori dell’ambiente del calcio, con i quali vado a cena. Se sto in casa, guardo la televisione o prendo un film da Blockbuster. Preferisco gialli e fantascienza."

La Sua giornata-tipo quando non è impegnato col lavoro?

"Se non sono agli allenamenti mi piace stare in casa. Leggo, sistemo le mie carte. Mi va anche di girare per casa senza fare niente."

È rimasto legato a qualche ex compagno di squadra?

"Pochi. Soprattutto milanisti, come Paolo Maldini e Billy Costacurta."

Il suo hobby?

"Giocare a golf."

Di che cosa ha paura?

"L’unica vera paura è che possa succedere qualcosa a mio figlio. È una società violenta e non mi sento sicuro, come padre. Vedo in difficoltà anche le donne."

A proposito di donne, qual è la Sua Nazionale di attrici?

"Gwyneth Paltrow, Barbara Bobulova, Monica Bellucci, Nicole Kidman, Cameron Diaz, Charlize Theron, Jodie Foster, Sharon Stone, Scarlett Johansson, Angelina Jolie, Julia Roberts."  

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