Stato confusionale
Ancora, ancora, no Signori, non è la splendida canzone di Eduardo De Crescenzo, ma gli errori a raffica continui e costanti di Spalletti a dare luce a questo campionato del Napoli, che mai come quest’anno ha avuto la possibilità servita su un piatto d’argento di vincere il titolo, l’ambito tricolore che manca da trentadue anni.
Dalla Fiorentina alla Roma è un lampo, un flash di nove giorni, dove la musica poteva cambiare ed invece ci sono state le solite note stonate, quella che doveva essere l’opera per eccellenza si è tramutata nella classica operetta da avanspettacolo, tutto alla faccia dei novantaseimila tifosi accorsi al Maradona in due partite per sostenere la maglia, la squadra ed accompagnarla ad un finale degno del miglior thrilling, è io pago diceva il grande Totò, è io pago.
Di Bello, arbitro veramente scarso, permette a Cristante di randellare a destra e a manca, salvo poi ammonirlo e risparmiandogli il rosso in altre occasioni veramente brutte, per decretare un calcio di rigore, netto, sacrosanto, trasformato da Lorenzo Insigne, ci impiega un eternità, quando ad occhio nudo è sembrato chiaro a tutti, l’intervento sulla caviglia di Lozano Lui l’ha dovuto vedere e rivedere al Var, strano che non abbia chiesto anche le immagini del satellite, ma questa analisi è solo una piccola componente della partita di ieri.
Lo stato confusionale prende corpo nella ripresa, infortunio a Lobotka, costretto a lasciare il campo sostituito, udite, udite, da Zielinsky (?) è Demme? Diego Demme sostituto naturale di Stanislav Lobotka non viene schierato, boh, da qui alla fine una girandola di sostituzioni incredibili, l’apoteosi quando esce Osimhen ed entra Mertens, entra Juan Jesus ed esce Insigne, a quel punto ci si consegna a braccia aperte alla Roma e a Mourinho.
Sarebbe bello sapere cosa succede a Zielinsky, perché Fabian Ruiz ha degli alti e bassi paurosi, perché Demme è tenuto in panchina e non si fa respirare Lobotka che le sta giocando tutte, perché Mertens non viene schierato in coppia con Osimhen visto che puntualmente viene lasciato solo in balia degli avversari, perché tutti questi infortuni di natura muscolare, perché questo calo atletico, a queste domande vorremmo una risposta, che sicuramente non arriverà mai.
Ripeto, forse, se anche ieri si fosse vinto le possibiltà sarebbero state minime, le cinque partite perse in casa pesano e come, Empoli, Spezia, Inter, Milan, Fiorentina, il pari con Torino e Roma, troppi punti persi per strada, troppo poco è stato fatto per vincerle, sia chiaro che le colpe vanno ripartite tra tutti, è pur vero che ci sono stati infortuni, il covid, ma se per battere Empoli e Spezia, nel proprio stadio, tra le mura amiche, si deve avere per forza tutti i titolari allora cambiamo sport e amen, sei punti in più che ci avrebbero permesso di raggiungere quota settantatré in piena lotta per lo scudetto da primi in classifica con due punti di vantaggio sul Milan e quattro sull’Inter, aspettando tranquillamente il recupero della compagine neroazzurra con il Bologna e con un finale di campionato mozzafiato ed interessante.
Fossi in De Laurentiis ci penserei bene prima di rinnovare il contratto a Spalletti e non solo, perché se è vero che diversi cambi sono stati fatti alla viva il parroco è pur vero che la condizione atletica della squadra è sotto gli occhi di tutti, quindi l’intero staff va rivisto o quantomeno va trovata la causa di tale condizione, vanno valutati alcuni giocatori che da subentranti non hanno dato quanto richiesto, non fosse altro per rispetto nei confronti della gente che in due partite hanno riempito lo stadio per sostenere la propria squadra portando soldi e amore.
Non dimenticando un aspetto fondamentale, la figura di spessore all’interno del gruppo spogliatoio che sappia carpire l’umore dello stesso ed incidere portando fiducia e aiutare nei momenti del bisogno, fare da parafulmine e collante con il gruppo stesso, andare davanti alle telecamere ed alzare la voce al momento giusto sottolineando le ingiustizie subite e chiedendo rispetto, così come fanno gli altri.
Ormai c’è solo da voltare pagina, iniziare un nuovo ciclo, l’ennesimo, con la speranza che chi indosserà questa maglia sia all’altezza, ma soprattutto sappia cosa rappresenta la stessa per milioni di tifosi.
Claudio Mellone