Tanto possesso, troppi passaggi, pochi tiri. E Spalletti se ne lamenta

Come prevedibile nei pronostici pre-gara, il Napoli batte una Salernitana già rabberciata a causa delle troppe positività al covid in squadra. Per carità, il Napoli è superiore a prescindere e di sicuro (anche se nel calcio non si può mai dire e il Napoli lo ha dimostrato con Empoli e Spezia) avrebbe vinto ugualmente. Per giunta ha recuperato pure Insigne dopo Osimhen e Fabian. Il Napoli si presentava col suo 4-2-3-1 con Elmas jolly d’attacco, nel primo tempo al posto di Insigne (inizialmente in panca) nel secondo tempo a destra (in luogo di Lozano), mentre i due esterni di difesa, Mario Rui e soprattutto un eccellente Di Lorenzo, davano mano forte all’accerchiamento dell’area di rigore salernitana. Dal canto suo, la Salernitana rispondeva con un 3-5-2 iper abbottonato col solo Bonazzoli a dar fastidio ai difendenti azzurri (e in una occasione il bomber di Colantuono ha fatto pure gol).

Ciò costringeva il Napoli ad un giro palla spesso molto largo sugli esterni, cercando gli inserimenti senza palla di Fabian che qualche volta hanno sortito ambasce per la retroguardia granata. Quando il Napoli ha fatto passare di prima la sfera tra i suoi palleggiatori, riusciva a far aprire la difesa di Colantuono e in taluni casi si poteva calciare di prima in porta, avendo lo specchio libero. Ma in certe circostanze il Napoli vuol arrivare in porta con tutto il pallone. A furia di giochicchiare col pallone, talvolta, forte dell’elevato tasso tecnico della squadra, si concretizza molto meno di quanto si produce. Ed è accaduto altrettanto nel primo tempo contro la Salernitana. Sull’1-0, dopo 35 minuti di assalti a Belec, con oltre il 70% di possesso palla, alla prima occasione si è preso gol (e non è la prima volta) dagli avversari. Sull’1-1 il Napoli ha ripreso con un giro palla sterile contro una squadra che invece prendeva coraggio. Ma un rigore di Mertens nel recupero del primo tempo ha riportato il Napoli avanti. Nella ripresa poi il 3-1 e il 4-1. Stranamente meno tiri in porta con Insigne, Osimhen e Politano in campo anche perché il Napoli ha alzato un po’ il piede dall’acceleratore.

Se il Napoli tirasse nella porta avversaria la metà delle volte delle occasioni che crea, troverebbe di certo qualche gol in più. Ma stranamente, pur avendo discreti tiratori, a volte pecca proprio nella conclusione finale. Ci vuole maggior cinismo sottoporta. Non in tutte le partite si può avere il dominio del campo e del possesso palla. Il calcio non è uno sport in cui si vince ai punti, ma solo coi gol. Si può fare propria la partita anche con un risultato di misura. Questa lezione l’ha imparata l’Inter (prima con Conte e poi con Simone Inzaghi). Ed è quello che vorrebbe anche Spalletti dal suo Napoli.

EZIO PERRELLA

 

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