Corvino: “In Italia non c’è più una scuola di dirigenti. Vince l’improvvisazione”

Pantaleo Corvino ha parlato ai microfoni di TMW anche di come ha costruito la squadra che ha conquistato la promozione in Serie A in questa stagione criticando nel contempo l’andamento del calcio italiano che negli ultimi tempi, anche per l’arrivo delle proprietà stranieri, sembra aver accantonato la creazione di dirigenti:

“Io sono arrivato neanche due anni fa ed era una squadra che arrivava da una retrocessione, che è pesata molto a livello economico. La strada intrapresa l’anno della Serie A aveva portato a 15 prestiti e a fine stagioni ci siamo trovati in un club senza patrimonio tecnico. Abbiamo dovuto abbassare il monte ingaggi e ringiovanire la rosa. Non era facile rimanere ad alto livello, ma era fondamentale per essere sostenibili nel lungo tempo. I giocatori bravi hanno dei costi. Quando ho potuto, ho investito, come con Coda e Di Mariano, ma in certi ruoli sono dovuto andare all’estero in mercati sostenibili. E abbiamo ottenuto il mix giusto per arrivare a questo risultato. – continua Corvino – Il calcio italiano è alterato oggi, non c’è più una scuola di management, una scuola di dirigenti vera. Oggi è più improvvisazione. Non ci sono più i manager di una volta. Solo quello di essere proprietà capaci economicamente di sostenere un club. Il calcio è un’azienda, deve tornare a esserci una scuola di manager importante. Quello che di nuovo arriva sta alterando ancor di più il nostro calcio”.

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