ESCLUSIVA P.N.- D’Aria: “Mazzarri e Spalletti sono diversi, consiglierei Farioli come nuovo allenatore”
Intervistato ai microfoni del nostro Fortunato Condinno il noto match-analyst, Alessandro D’Aria, ha risposto ad alcune domande poste dal nostro giornalista. Si sono analizzate varie sfaccettature del gioco di Luciano Spalletti e di Mazzarri, con annesse differenze. Tra l’altro sono stati toccati punti legati anche a nuovi profili per la panchina e nelle zone del campo per il Napoli. Di seguito, ecco l’intervista:
1)Differenze tra calcio di Luciano Spalletti e Walter Mazzarri, differenze sulla fase di possesso e di non possesso:
“Parliamo di due tecnici completamente diversi, nelle idee di gioco, nei principi tattici e probabilmente negli aggiornamenti al calcio moderno. Possiamo parlare di Mazzarri più per le idee di calcio mostrate in passato che per quelle mostrate quest’anno in cui si è trovato a gestire una situazione obbiettivamente non semplice. Abbiamo imparato ad amare il calcio di Spalletti, che di fatto ha compiuto un upgrade notevole rispetto al suo passato, mostrando un calcio fatto di possesso, di aggressività in fase di transizione negativa, con uscite dal basso ben studiate, ma fatto anche di verticalità e di linea difensiva molto alta e aggressiva con squadra corta e baricentro molto alto. Dopo la parentesi infausta con Garcia, in cui molti tra noi addetti ai lavori avevano ipotizzato uno scarso livello di esercitazione su alcuni fondamentali principi di gioco, con Mazzarri abbiamo visto una involuzione poichè probabilmente il tecnico toscano è rimasto a metà tra la promessa di attuare il sistema 4-3-3 modello Spalletti e il suo modo di fare calcio, che di fatto è molto lontano dal modello spallettiano. Mazzarri ha sempre fatto dell’attesa e della ripartenza veloce il suo credo calcistico, poco consolidamento del possesso e aggressività in fase di non possesso mirata al ritardo dell’azione avversaria più che alla riconquista immediata del possesso”.
2)Uscita dal basso, visionata sia in Mazzarri che in Spalletti:
“Il Napoli con Spalletti usciva dal basso alla grande, utilizzando Meret e 2 difensori Rrahmani e Kim ai lati più 3 elementi, Mario Rui a sinistra, Di Lorenzo a destra e Lobotka o Anguissa al centro, utilizzando quindi 5 elementi in uscita dal basso e 4+1 elementi come “invasori” ad utilizzare gli spazi in caso di uscita vincente e di pressione avversaria aggirata con successo dalla linea difensiva in uscita. Con Mazzarri ahimè, così come purtroppo con Garcia, l’uscita dal basso risulta molto macchinosa e sembra evidentemente poco organizzata concretizzandosi di fatto, al contrario della scorsa stagione, con una palla lunga diretta dal portiere verso la linea mediana alla ricerca di un duello aereo spesso perdente, specie con l’assenza di Osimhen”.
3)Kvaratskhelia presenta più progressione difensiva e ha una percentuale di xG maggiore con Mazzarri a quando c’era Spalletti e Garcia, come lo spiega?
“Su Kvaratskhelia credo si sia parlato molto e a sproposito quest’anno, molte critiche sono state mosse senza l’osservazione dei dati. Partendo dal presupposto che quest’anno l’intera squadra è sotto rendimento e fatica a fare gol, il georgiano in questa stagione risulta molto di più nel vivo del gioco anche perché spesso si trova a cambiare posizione rispetto allo scorso anno per non dare riferimenti ormai conosciuti agli avversari, finendo in talune situazioni anche in posizione di centravanti, come accaduto spesso anche nella Nazionale in cui si è reso autore di un paio di reti proprio in quella posizione. Quest’anno, per citare un dato, il georgiano vanta un xG di 0,46 di media partita contro 0,24 dello scorso anno, e questo dato testimonia quanto affermato sopra ma è anche giustificato per le numerose assenze di Osimhen che ha giocato in questa stagione 997 minuti finora rispetto ai quasi 1550 del talento georgiano. Con Spalletti Kvaratskhelia raramente abbandonava il suo binario di sinistra e aveva nel nigeriano un catalizzatore di attacco per il quale confezionare assist e cross vincenti”.
4)Per le caratteristiche dal Napoli, lei da match-analyst chi consiglierebbe come prossimo allenatore a Mauro Meluso?
“Per quello che è il mio modo di intendere il calcio moderno le possibilità di trovare un tecnico che possa dare una identità di gioco evoluta ci sono tutte. Sarà fondamentale non sbagliare la guida tecnica perché quello che serve al Napoli per poter ripartire azzerando il ciclo il prossimo anno è soprattutto l’organizzazione di gioco e i principi di gioco più che il sistema di gioco che con il calcio moderno va sempre più verso un calcio posizionale. Personalmente dal momento che De Zerbi è irraggiungibile, credo che si possa provare con un tecnico giovane come Farioli attualmente al Nizza, piuttosto che Thiago Motta che per me sarebbe l’ideale ma che a quanto pare abbia già avuto identità di vedute diverse rispetto al Presidente De Laurentiis. Lo stesso Vivarini che sta facendo molto bene con il Catanzaro potrebbe essere un’idea, così come Possanzini del Mantova. L’importante è che la scelta venga effettuata con cognizione di causa sulla base delle conoscenze tattiche del candidato piuttosto che su altri aspetti meno legati al campo. Potrei fare poi i nomi di tecnici di livello internazionale che sono però inavvicinabili, come Postecoglu del Tottenham o Klopp del Liverpool che ha già annunciato l’addio ai Reds, ma parliamo di possibilità di vederli a Napoli prossime allo zero”.
5) Chi consiglierebbe come sostituto di Osimhen (legato anche alla possibile scelta di un nuovo allenatore), chi consiglierebbe come vice-Kvaratskhelia e due profili per la mediana.
“Come sostituto di Osimhen potrebbe essere una buona scelta il nigeriano del Bayer Leverkusen, Victor Boniface, attaccante già fortissimo che sarebbe una sicurezza. Ma anche Jonathan David centravanti di nazionalità canadese del Lille sarebbe ottimo, pur con caratteristiche diverse rispetto al nigeriano. Poi un centravanti che a me piace molto è Santiago Jimenez del Feyenoord, giocatore completo, giovane e moderno, con il gol nel sangue. Come vice-Kvaratskhelia è già da tempo che seguo il giovanissimo ivoriano del Red Bull Salisburgo Karim Konatè, fortissimo sia tecnicamente che fisicamente, dotato di notevole velocità, di piede destro ma all’occorrenza bravo anche di mancino. In mediana al Napoli credo che serva qualcosa di più dal punto di vista atletico, ma molto dipenderà dal tecnico che tipo di approccio calcistico avrà. Ad ogni modo Ederson dell’Atalanta e Lovric dell’Udinese sarebbero dei buoni innesti, se guardiamo al mercato domestico. A livello internazionale mi piace molto Quinten Timber, ventiduenne tuttocampista in forza al Feyenoord, ma anche Joey Veerman, centrocampista centrale del Psv Eindhoven, sarebbe una buona idea. Tutti questi profili risponderebbero alla politica di ingaggi e di investimento contenuto da parte della Società: elementi giovani con grandi potenzialità di crescita o anche già semi affermati, con ingaggi alla portata e valore del cartellino contenuto”.
6)Thiago Motta potrebbe essere, in virtù anche del roster azzurro, un nome giusto per la panchina?
“Come detto Motta sarebbe perfetto per una piazza come Napoli, potrebbe riportare un calcio moderno e ridare entusiasmo all’ambiente, senza trascurare il fatto che magari potrebbe portare con sé un elemento di grande valore come Zirkzee, centravanti rivelazione di questo campionato, e perché no un centrale difensivo ormai di ottimo livello come Calafiori. Il parco giocatori del Napoli si presterebbe alle idee di gioco del tecnico felsineo, anche alla luce degli acquisti del mercato di gennaio concentrati soprattutto sulla trequarti offensiva, con Traorè e Ngonge, giocatori tecnici come ama Thiago Motta. Tuttavia da quanto dicono i rumors di mercato sembra altamente improbabile che il tecnico del Bologna possa entrare nei piani di De Laurentiis”.