L’INAFFONDABILE GALEONE: "NAPOLI, TORNERAI GRANDE"

Giovanni Galeone, sessantaquattrenne, è da sempre uno che certo non le manda a dire. E’ forse uno degli ultimi spiriti liberi del calcio italiano. Napoletano di nascita ha giocato soprattutto in C. La carriera da calciatore l’ha terminata a 32 anni…per scommessa. L’Udinese, dove allora militava, giocava a Vincenza la promozione in B con il Parma. "Se perdiamo smetto" disse Galeone. Il Parma si impose per due reti a zero e quella fu la sua ultima partita da calciatore. Cominciò ad allenare due anni dopo il Pordenone, in serie D. Tra le esperienze più importanti quelle alla guida di Spal, Udinese, Perugia, Napoli e Ancona. Ma è a Pescara, nell’86, che ha avuto la sua consacrazione. Ottiene subito la massima serie e resta in Abruzzo fino all’89. Ma una domanda sorge spontanea…

Mister Galeone, cosa mancò al suo Napoli nella stagione 1997/1998?"Quello fu un campionato particolarmente problematico. Le difficoltà iniziali incontrate da Mutti, l’abbandono in corsa di Mazzone erano già segnali evidenti di una situazione critica a cui non prestai attenzione o, almeno, non diedi particolare peso quando approdai a Napoli. Mazzone, in particolare, non ha mai abbandonato una panchina e per rinunciarci lui che è un combattente di razza, vuol dire che non c’erano proprio i presupposti per lavorare bene e con serenità. La squadra, inoltre, non era affatto cambiata a parte gli innesti di Allegri e Asanovic. Mancava quell’attaccante di spessore che non è mai arrivato e anche qualche difensore di qualità ed esperienza. Comunque, non credo che quella compagine fosse tanto male. Non dico che si sarebbe salvata ma, con altre circostanze, avrebbe potuto fare meglio".

Se questo la può consolare nessuno dopo di lei, a parte la parentesi Novellino, ha fatto bene sulla panchina azzurra…"E’ un dato che certo non mi fa piacere ma dimostra quanto fosse difficile lavorare in quel periodo a Napoli. Mutti a Messina sta dimostrando tutte le sue qualità, Mazzone è ancora uno dei migliori allenatori italiani, De Canio è un ottimo tecnico che sicuramente lavorerà bene a Siena. Lo stesso Novellino, comunque, non è che l’abbia dominato quel vittorioso campionato di B. Certo, la situazione oggi è completamente cambiata. C’è una società forte e Reja può gestire una corazzata".

Quindi il problema di fondo era quello societario."Penso proprio di si, non c’era una società solida. Poi ci facevano tante promesse che puntualmente non mantenevano mai. Ci dicevano che a giorni prendevamo qualcosa, ma quel giorno non arrivava mai. Inoltre circolavano nomi di imminenti acquisti che credo che l’ing. Ferlaino non sapesse neanche chi fossero. Forse, non ci credeva più neanche lui. Eppure c’erano calciatori di qualità. Ayala, ad esempio, ancora oggi è uno dei più forti difensori del mondo. Ricordo anche il tormentone Taglialatela che un giorno veniva scaricato e il giorno seguente confermato. Insomma c’era una situazione che non faceva bene nemmeno agli stessi calciatori".

Nel calcio moderno i calciatori hanno sempre più autorità è più soldi. Com’è cambiata questa figura rispetto a quindici anni fa?"Indubbiamente ora ha molto più potere. Il calciatore ne aveva già abbastanza quindici anni fa, ora ne ha in maniera schifosa. Questo non è affatto un bene per le società. Se non sei una società forte è impossibile gestire i calciatori".

Lei è definito "Il Profeta della Zona", è un appellativo in cui si riconosce?"Diciamo che sono stato il primo tra i giovani, se così si può dire, a sviluppare la zona. In quegli anni ricordo che ho avuto tanti battibecchi con i giornalisti che dicevano che era impossibile giocare così. Oggi, invece, il 90% della squadra gioca a zona, i fatti mi hanno dato ragione. Se mi permette vorrei fare una precisazione".

Prego mister…"Sono stato io, prima di Zeman, ad usare, diciamo così, la zona perché il boemo è arrivato qualche anno dopo".

A parte Pescara, dove ha trovato le condizioni migliori per lavorare?"A Perugia e Udine mi sono trovato molto bene. C‘era un’ottima organizzazione societaria e tecnica, strutture all’avanguardia insomma si poteva lavorare bene e con serenità. Ma anche ad Ancona mi sono trovato bene, lì c’erano solo limiti tecnici".

E Napoli…"Napoli è stata la mia peggiore esperienza in carriera nonostante fosse l’ambiente migliore per fare calcio e mi riferisco al fantastico pubblico. Gente educata che ti metteva addosso i brividi per l’emozione che ti riusciva a trasmettere. Il pubblico che ho trovato a Napoli non l’ho ritrovato da nessuna parte, Napoli è Napoli. Diciamo che ci sono arrivato nel momento sbagliato anche se il mio rispetto e affetto per il pubblico partenopeo è indelebile".

Quale elemento ha in più il campionato di C rispetto a tutti gli altri?"La C non la faccio da tempo, oggi è tutto cambiato. La composizione dei gironi, ad esempio, è assolutamente diversa. Prima c’era la divisione Nord-Sud, ora una diagonale che permette sfide dall’apice fino alla punta dello Stivale. Ai mie tempi, comunque, il girone A era più tranquillo mentre quello B più aggressivo. Nel girone delle squadre del Sud, in particolare, c’era sempre tanta determinazione e cattiveria agonistica".

Come vede l’attuale campionato di C? "Sinceramente non lo seguo. Il Napoli lo danno spesso in Tv per questo conosco le vicende degli azzurri e poi mi tengo al corrente sulla Spal di Allegri".

Già Reja e Allegri, i suoi allievi. Che giudizio ha su questi due tecnici che si sfideranno al San Paolo nel prossimo turno di campionato?"Edy non dico che è mio allievo altrimenti si arrabbia. Allegri, invece, si definisce così ed a me non può far altro che farmi piacere. Comunque sono due allenatori con età diverse. Reja è una persona seria ed equilibrata, non si lascia né prendere dall’entusiasmo né si abbatte dopo una sconfitta. Meritava sicuramente di più soprattutto nell’esperienza alla guida del Cagliari portando i rossoblu in A partendo da una situazione davvero disastrosa. Allegri, invece, è un tecnico giovane che capisce di calcio. Sa leggere bene le partite e sa muovere la squadra in campo, valuta bene i punti deboli dell’avversario. Non mi fiderei troppo della sua Spal, infatti credo che la sua sia stata l’unica squadra che abbia vinto ad Avellino".

Allora mister, ce lo fa un pronostico per Napoli-Spal?"Non faccio pronostici, anche se sono convinto che il pareggio non uscirà. Il Napoli penso non dovrebbe avere grossi problemi a liquidare la Spal ma, ripeto, occhio ad Allegri".

Mister, il Napoli non ha una sede per allenarsi, quanto può influire questo sul rendimento della squadra?"Sicuramente non è positivo ma Marino sa quello che fa. E’ una persona competente che ne capisce di calcio. Insieme abbiamo vinto un campionato a Pescara e so come lavora. De Laurentiis, inoltre, può far tornare grande il Napoli. Secondo me De Laurentiis-Marino-Reja è un ottimo trio, un trio vincente".

In conclusione mister, dove fa a finire il calcio?"Guardi, fino a qualche mese fa credevo peggio, ora invece si stanno cominciando a limitare i danni. Sono stati adottati due pesi e due misure in troppi casi".

Si riferisce alla travagliata estate napoletana?"Anche. Non credo che Parma e Lazio stessero tanto meglio degli azzurri dal punto di vista economico. Ma quella è storia passata, i napoletani si sono dimostrati ancora una volta dei signori e torneranno grandi".

Translate »
error: Content is protected !!