NEL RITIRO DELL’AQUILA IL PATTO TRA SIVORI E ALTAFINI
Era l’estate del 1965 e il neo-promosso Napoli del giovane presidente Roberto Fiore, irrompeva sul mercato con due colpi a sensazione: Omar Enrique Sivori dalla Juventus e Josè Altafini dal Milan. Il popolo partenopeo si accese, manco a dirlo, di entusiasmo, ma la stampa, sin da subito, cominciò a dubitare sulla convivenza tra due prime donne come lo erano appunto Sivori e Altafini. A fare la prima mossa, per risolvere il problema alla radice, fu il fuoriclasse argentino, il quale chiamò Altafini per chiedergli di recarsi con lui in auto all’Aquila, sede del ritiro azzurro in quell’estate. E fu proprio nel corso di quel viaggio a braccetto che i due firmarono idealmente un patto di sangue che avrebbe dovuto rendere grande il Napoli, come raccontò Altafini qualche mese fa in un’intervista rilasciata a “Il Roma”:“Un argentino ed un brasiliano insieme, ricordo i pettegolezzi dell’epoca. Invece smentimmo tutti: andammo d’amore e d’accordo sin dal primo giorno. Fui chiaro con il povero Omar: gli dissi che io non puntavo ad essere il ”Re di Napoli”, mi sarei accontentato di fare gol, possibilmente tanti. Omar mi chiamò pochi giorni prima del ritiro. Mi chiese di partire insieme in auto per l’Aquila. Io fui subito d’accordo: lui mi raggiunse a Roma e facemmo il tragitto insieme con la mia fuoriserie dell’epoca. In quel tratto che separava il Lazio dall’Abruzzo nacque il nostro patto, mai disatteso: durò quattro anni il nostro sodalizio, poi Omar si ritirò. Facemmo un piccolo patto in ritiro: io mi impegno a battere la Juve del tuo nemico Heriberto Herrera, quello che ha chiesto la tua testa ad Agnelli; tu fai lo stesso con il Milan di Gipo Viani. Non ci crederete ma andò proprio così: al San Paolo battemmo 1-0 sia il Milan che la Juve. Io feci gol ai bianconeri, lui ai miei compagni di squadra rossoneri. Il patto stipulato da entrambi nel raduno del 1965 fu rispettato. Quel Napoli pur non vincendo lo scudetto ha fatto vivere belle domeniche ai tifosi. Io, Sivori e Canè: mica male come trio. Trascinammo diecimila tifosi a Roma, altrettanti a Bologna: in Italia furono i primi esodi di massa. Vincemmo la coppa delle Alpi; ed in campionato ci classificammo sempre in zona scudetto. Al terzo, al quarto ed al secondo posto. Il piazzamento del 1968 grida ancora vendetta. L’Inter vinse lo scudetto grazie agli errori del torinese Gonella: ignorò un rigore netto a nostro favore nella sfida scudetto del Meazza. Purtroppo anche allora c’era la sudditanza psicologica nei confronti delle grandi del Nord. Con una società più forte sul piano politico, quello scudetto l’avrebbe vinto il Napoli. Ed oggi, ad anni di distanza, faremmo discorsi diversi su quel periodo”.