ROBERTO POLICANO, "IL GLADIATORE"
Roberto Policano, il cui soprannome "Rambo" ha parlato ai microfoni di pianetanapoli della sua carriera di calciatore, tra cui ha ricordato l'esperienza napoletana.
"Sono romano purosangue (nato il 19 – 2 – 1964, ndr) e nella "Pro Calcio" di Roma, portato dal signor Lorenzi, ho cominciato a giocare già da adolescente. La mia società era affiliata alla " Pro Calcio" di Latina, e da lì fui preso in prima squadra dal "Latina Football Club", dove ho disputato due campionati fra la C/1 e la C/2. Fra il Latina ed il Genoa esisteva un certo "feeling", e nel 1983 feci lo stesso salto compiuto due anni prima da Mario Faccenda (dalla C/2 alla A, e sempre dal Latina al Genoa). A Genova ho cominciato a credere che forse sì, c’è l’ avevo fatta, il sogno di diventare calciatore professionista si stava avverando. Sono stati anni straordinariamente formativi per me, e nonostante nei quattro campionati giocati sotto la lanterna, tre ne disputai in serie B, il mio nome circolava sempre più spesso a squadre di medio ed anche di alto livello di serie A. Fino al 1987 non mi spostai ( nel Genoa 118 presenze con 9 gol, ndc) poi arrivò un’offerta importante…".
La chiamata della Roma, la possibilità di essere profeta in patria…
"E’ il rammarico più grosso della mia carriera; poteva essere fantastico, ed invece mi è rimasto il sapore di un qualcosa di incompiuto. Non eravamo certo scarsi, ma in società si respirava l’atmosfera della "nobile decaduta", dopo i successi peraltro recenti dell’epoca di Falcao e Liedholm. Oltretutto non giocavo sempre ( 35 presenze e 4 gol in due stagioni, ndr), anche se, come sempre ho fatto nella mia carriera, quando venivo impiegato davo sempre il massimo. Nel 1989 tornai in serie B con la gloriosa maglia del Torino".
Con la maglia granata ha forse disputato le sue migliori stagioni ( 18 gol in tre stagioni); è vero che ad un certo punto fu vicinissimo ad essere convocato in Nazionale?"
Luciano Moggi mi disse che Sacchi, allora c.t., mi stava seguendo con interesse da molto tempo, tanto è vero che venne ad assistere al derby del 17 -11 -1991 contro la Juventus. Purtroppo proprio in quella occasione commisi un’ingenuità abbastanza grave, reagendo esageratamente ad un fallo di Gigi Casiraghi. La verità non la sapremo mai, ma è molto probabile che quella espulsione mi costò il sogno di vestire la maglia azzurra".
Nel 1992 ecco arrivare però un’altra maglia azzurra: quella del Napoli, fresco orfano di Re Diego.
"Fu curioso il primo anno trascorso a Napoli; per me, che con Ranieri all’inizio non venivo praticamente mai schierato, alla fine con Ottavio Bianchi allenatore riuscii a stabilire il mio personalissimo record di marcature in una sola stagione ( 7 gol in 30 partite). Qualche volta fui schierato anche da attaccante aggiunto, come contro l’ invincibile Milan di Capello, contro il quale a S. Siro realizzai uno splendido gol ( Milan – Napoli 2 – 2 del 3 aprile 1993, ndr). C’ ero anche nella magica notte di Valencia (Valencia – Napoli 1 -5 , con Fonseca unico goleador), ma per la squadra quella fu una stagione negativa, che fece intravedere le prime crepe nell’universo Napoli, durate fino ad un anno fa. Come anche a Roma, sono arrivato con un attimo di ritardo… L’ anno dopo, sarà un caso, ma i cosiddetti "fedelissimi" di Bianchi (io e Sebino Nela), praticamente furono quasi sempre esclusi dal nuovo tecnico, l’attuale selezionatore azzurro Marcello Lippi. Con Boskov le cose non mutarono di molto, con l’aggravante delle interferenze di molti procuratori, che desideravano imporre i propri assistiti. Un’ultima stagione con Simoni (nel Napoli realizzò 12 reti in 92 partite, ndr) e, benché avessi un altro anno di contratto, preferii andarmene scegliendo Casarano (serie C/1). A dicembre per problemi con il presidente piantai baracca e burattini, andando a terminare la stagione vicino a casa, a Terracina (Roberto risiede a Latina, ndr), e l ‘anno seguente appesi le classiche scarpette al chiodo chiudendo dove avevo iniziato, a Latina".
Le piacerebbe di lavorare nello staff azzurro assieme ad altr ex giocatori del Napoli?
"Sarei contentissimo di ritornare a Napoli, dove (come per la verità dovunque sono stato), mi sono trovato molto bene, e dove penso di aver lasciato un buon ricordo in chi mi ha visto giocare. Ma onestamente credo che prima di me, altri giocatori hanno tatuato in maniera diversa la storia del Napoli; penso ad una bandiera come Peppe Bruscolotti ".
Un’ultima domanda: pensa che il soprannome di "Rambo" in determinate fasi della sua carriera, possa averle nuociuto ?
"Francamente quando giocavo pensavo essenzialmente a compiere il mio dovere, uscendo dal campo sempre con la coscienza a posto. I diminutivi poi, fanno parte del colore del calcio…No, sinceramente per me essere chiamato in un modo o in un altro ha sempre avuto un valore relativo".