Tatticamente – Meglio tardi che mai

Erano almeno quattro partite (ritorno col Granada compreso) che effettivamente il Napoli di Gattuso sembrava salito di giri; come se stesse preparandosi – mentalmente e fisicamente – proprio per affrontare al top della forma questo famoso trittico di partite del mese marzo, in realtà poi ridotto a due per lo slittamento di Juventus-Napoli. Stanno bene gli azzurri e l’hanno dimostrato contro un Milan invece un po’ scarico e con diverse assenze importanti. Era la grande occasione per accorciare in classifica ed il Napoli l’ha sfruttata appieno con una prestazione convincente, sicuramente una delle migliori della stagione. È evidente che la squadra abbia avuto modo di lavorare di più nella scorsa settimana e preparare meglio una serie di momenti della gara, come il possesso, il pressing – per esempio -, che ultimamente stavano riuscendo meno bene. Il Napoli non ha vinto la partita soltanto perché ha giocato meglio tecnicamente – Pioli ha sottolineato i tanti errori negli appoggi da parte dei suoi -, ma soprattutto perché era messo meglio in campo, in entrambe le fasi: nel primo tempo, e fino alla primissima parte della ripresa, il Napoli era completamente padrone della metà campo rossonera; nell’ultima mezz’ora, gli azzurri hanno interpretato un tipo di partita completamente opposto, chiudendo bene gli spazi e non lasciando praticamente nulla – in termini di vere occasioni da gol – ad una squadra che anche senza Ibrahimovic aveva dimostrato di saper essere ugualmente pericolosa. Domenica sera, però, anche l’eventuale presenza dello svedese, certamente più ‘ingombrante’ rispetto ad un Leao qualunque, non avrebbe nascosto una serie di difficoltà emerse nella squadra di Pioli, e messe tutte a nudo dall’ottima prova dell’avversario. È stanco il Milan, più fresco il Napoli, in questo momento: all’andata era accaduto esattamente il contrario, con i partenopei distratti dall’infortunio di Osimhen ed i rossoneri, invece, galvanizzati da uno straordinario Ibrahimovic, di fatto decisivo con una doppietta. Va spezzata una lancia anche a favore di Gattuso, finalmente coraggioso e non più timoroso con le grandi: ha disputato un primo tempo di grande intensità, sfiorando il vantaggio in almeno due occasioni, sempre con Zielinski, che prima ha ciccato col destro e poi sfiorato il secondo palo col piede meno forte (quasi due rigori in movimento). Ma il Napoli, in generale, al di là dei tiri in porta (non tantissimi), dava comunque la sensazione di essere più brillante del Milan, di aver preparato meglio il tipo di partita da voler fare. Ciò che sorprende – piacevolmente – è che, come contro il Bologna, anche con un avversario di rango superiore il Napoli sia riuscito a dare più di un verso alla propria gara: passato in vantaggio, gli azzurri hanno aspettato il ritorno – inevitabile – dei padroni di casa, messo dentro Osimhen e stravolto radicalmente il piano gara; precedentemente, invece, si erano imposti da grande squadra, pressando in alto ed arrivando con una certa facilità al limite dell’area di rigore. L’errore, che poteva costar caro, è stato l’ingresso di Bakayoko, un giocatore oramai del tutto inadeguato per il nostro campionato: ne stava per combinare un’altra delle sue sue ma, per fortuna di Gattuso, almeno stavolta non ha creato danni. Bakayoko non è presentabile nel Napoli attuale: se la squadra continua a tenere le marce alte che ha innescato ultimamente, allora per un mediano così lento diventa impossibile correre dietro non solo agli avversari ma anche tenere il passo dei suoi stessi compagni. Fin quando il Napoli gioca (giocava) a ritmi lenti, allora mettere un uomo di posizione, davanti alla difesa, come l’ex Monaco, ha (aveva) ancora un senso; ma nel momento in cui il Napoli decide di alzare il baricentro ed il livello agonistico delle sue prestazioni, Gattuso ha solamente bisogno delle giocate sulla trequarti di Zielinski, delle geometrie di un Fabian in crescita e dei polmoni di Demme. La settimana tipo “chiama” la formazione tipo, dunque. E a due mesi e mezzo dalla fine del campionato, tra infortuni vari ed indecisioni di Gattuso, il Napoli sta finalmente trovando una sua identità. Non un dettaglio da poco, visto che le concorrenti con cui gli azzurri si giocheranno fino alla fine un posto Champions – Roma e Atalanta – da questo punto di vista sono già belle che rodate. Tuttavia, meglio tardi che mai.

Pressing in zona palla, pressione collettiva, organizzata, come raramente si era visto fare al Napoli di Gattuso. Si spiega anche così la sottolineatura di Pioli circa i troppi errori tecnici dei suoi in costruzione: le assenze hanno inciso indubbiamente, ma la serata negativa dei rossoneri non può non essere dipesa innanzitutto dalla grande prestazione del Napoli, di squadra. Sul lato forte del Milan, quello dove nella fattispecie Theo e Calhanoglu stanno cercando di combinare, il Napoli attacca i portatori di palla avversari con ben quattro giocatori: Mertens si abbassa sul turco, Politano sull’ex Real, mentre Demme e Zielinski schermano il regista, Tonali. Organizzazione maniacale, una netta inversione di tendenza per il Napoli di Gattuso, che invece ci aveva abituato spesso ad una squadra sfilacciata, che si riduceva a pressare in maniera isolata, estemporanea, senza seguire uno spartito preciso.

 

Nelle poche occasioni in cui il Milan ha cercato di imbastire un’azione pericolosa, il Napoli si è preoccupato immediatamente di impedire ai migliori giocatori rossoneri di avvicinarsi alla propria porta. Come in questo caso: è noto che Theo Hernandez sia un treno sulla fascia, ebbene il Napoli lo ha più volte raddoppiato con Di Lorenzo che accorciava e Politano che lo copriva alle spalle. Dopo un inizio difficile in cui soprattutto Politano ha dovuto prendere un po’ le misure sul forte terzino di Pioli (nei primi minuti una scalata sbagliata ha portato a un tiro a giro di Calhanoglu), la squadra di Gattuso ha corretto le posizioni ma soprattutto le distanze in campo.

 

In fase di possesso il Napoli ha provato a non dare punti di riferimento: la grande prova di Hysaj resterà probabilmente negli annali ed una medaglia al petto per l’albanese, che forse nemmeno ai tempi di Sarri era riuscito ad abbinare così tanta qualità e quantità sia quando c’era da offendere che difendere. È evidente, però, che da solo Hysaj non ha la creatività nè la tecnica necessarie per mettersi in proprio fino a tal punto: è una precisa indicazione dell’allenatore quella di portare il terzino sulla linea dei trequarti, da un lato per creare la superiorità numerica all’altezza della mediana rossonera e dall’altro per distrarre Castillejo, indeciso se assorbire i continui movimenti a tagliare dentro da parte di Hysaj oppure se dare il raddoppio di marcatura a Dalot su Insigne.

 

Stessa cosa è accaduta anche dalla parte opposta: in questo caso si vede ancora più chiaramente come Di Lorenzo si stacchi dalla sua corsia di competenza per infilarsi in mezzo, attirando così Krunic che, a differenza di Castillejo, ha preso la decisione di andare a prendere ad uomo il suo rispettivo avversario, lasciando però il solo Theo Hernandez contro Politano.

 

Da quest’ultimo frame è possibile ammirare tutta la compattezza della formazione di Gattuso, che non solo ha disputato una partita di qualità dalla cintola in sù, ma è rimasta corta e concentrata quando occorreva difendersi dagli spunti delle buone individualità rossonere. Due linee da quattro difendono nemmeno troppo basso, coprendo praticamente ogni spazio, che sia centrale piuttosto che esterno. La scarsa brillantezza degli uomini di Pioli ha poi favorito ulteriormente il compito del Napoli: senza Romagnoli e Kjaer certamente al Milan è mancata la personalità di un centrale dai piedi buoni, in grado di far partire velocemente l’azione; Leao, poi, a dispetto delle sue caratteristiche da velocista, ha allungato troppo poco la squadra, creando una densità inutile sulla trequarti, dove il blocco azzurro composto dai due difensori centrali e i due mediani ha avuto vita facile nell’intercettare le poche verticalizzazioni avversarie. Ora Gattuso si è reso conto che ci si può difendere anche senza fare le barricate in area piccola: talvolta, per colpa di un atteggiamento tattico sin troppo rinunciatario, il Napoli ha perso l’occasione di sfoggiare tutte le sue qualità offensive, che quest’anno sono tante ed estremamente variegate. Segnano praticamente tutti, infatti, ed anche con una discreta continuità. La speranza è che Gattuso si sia davvero reso conto di avere una squadra forte e dal grande potenziale tra le mani, nata per fare la partita, contro chiunque.
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