VIAGGIO A SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Da qualche parte, sull’Adriatico, al tramonto del sole si accende un’insegna di un locale riservato a gentiluomini e nobili. Se capitate da quelle parti e volete chiedere informazioni sul locale, in parecchi vi sapranno fornire le giuste indicazioni. Molti di questi, una volta arrivati davanti al locale, dovrebbero però tornare indietro, soprattutto se l’informazione la chiedete di domenica e quando la squadra della città, la "Sambenedettese" (che nome lungo!), gioca in casa. Provate allora a farvi un giro intorno allo stadio della Sambenedettese (chiamiamola Samba, così tagliamo corto) e vedrete quanti begli incontri potrete fare. E provate a farvi un giro quando vedete parcheggiato il pullman del Napoli: farete incontri ancora più interessanti. Innanzitutto, se riuscirete ad entrare senza dover passare sotto un metal detector dopo che vi avranno chiesto i documenti, già potrete dirvi soddisfatti. Già, potreste essere napoletani: come la mettiamo, in quel caso? Se vi andrà bene, una volta entrati qualcuno cercherà di prendere le misure del vostro collo con le mani: penserete ad un commesso di camiceria che vuole omaggiarvi di un "colletto a V", e vi rechereste così nella sede della Samba per ringraziare. La sede della Samba, infatti, si trova proprio all’interno allo stadio. Chi potreste incontrare? Potreste ritrovarvi di fronte un distinto signore con il titolo di avvocato, che come primo lavoro fa il procuratore. Questo tizio simpatico, notando la vostra presenza, comincerà a parlarvi di San Benedetto del Tronto, di quanto sia bella e tranquilla una città in cui la gente che va allo stadio, diversamente da quanto accade su alcuni campi del sud, non porta né pistole né i coltelli. In effetti, la civiltà finisce in riva al Tronto, vi potreste anche convincere di questo, anche se la gente proprio non se lo vuol ficcare in testa. Così il simpatico signore vi parlerà di sport, e comincerà a dire che i napoletani e i dirigenti della squadra di calcio di Napoli sono dei grandi piagnoni, quando invece il suo club meriterebbe una medaglia al valore per non aver mai protestato contro gli arbitri. Se non crederete al signore, questi vi mostrerà che in inverno nessuno ha aperto bocca contro i direttori di gara. Poi, mentre sfoglierà dei documenti per dimostrarlo, gli cadranno dalla cartellina le inibizioni e le multe che il presidente della Samba (al momento assente perché in pellegrinaggio verso Gerusalemme in aereo) ha collezionato per dichiarazioni lesive verso la categoria arbitrale proprio nello stesso periodo. Di punto in bianco, entrerà un’altra persona in sede (un dirigente), che scambiandovi per il direttore generale della Napoli Soccer tenterà di aggredirvi. In preda all’ira, quest’uomo ne chiamerà un altro, che si scoprirà essere consigliere della Samba e che chiederà se casomai vi foste portati la scorta da Napoli, perché in quel caso vi sareste dovuti vergognare: le aggressioni si subiscono, non si possono mettere in preventivo né tantomeno ci si può proteggere da esse. Solo a quel punto direte loro che non siete di Napoli, che non sapete cosa sia il calcio né che lo sport vi interessi. Ma sarete sicuri di aver conosciuto bene le persone che avete avuto di fronte, e di aver imparato da loro una buona dose di bon-ton. Mentre vi allontanerete dallo stadio, sarete bersagliati da saponette e cori beceri e razzisti, perché nel frattempo, in tribuna, tutti si erano convinti che eravate napoletani. E tornerete nella vostra casa con una stupenda immagine di San Benedetto del Tronto e dei dirigenti della sua "Samba".