DE ZERBI: "HO DATO IL MASSIMO. IL SILENZIO STAMPA E’ STATO UNA MISURA PER TUTELARE LA SQUADRA"

Continuano le grandi esclusive targate PianetaNapoli. Stavolta abbiamo raggiunto telefonicamente Roberto De Zerbi, uno dei calciatori di maggior talento della compagine allenata da mister Reja. Il numero venti azzurro in questa stagione, però, ha in parte deluso le attese. Ha incontrato varie difficoltà ad imporsi come gli riuscì a Catania lo scorso anno: solo tre reti realizzate e tanta panchina. Il suo futuro, adesso, è nelle mani della società che, comunque, potrebbe decidere di concedergli una chance in serie A.

Roberto, cosa hai provato dopo il fischio finale a Genova e poi durante la festa napoletana?

“E’ stata un’emozione unica. E’ stato il giusto epilogo di una stagione sofferta. In una notte abbiamo vissuto quanto di più bello non avremmo neanche osato immaginare: essere portati in trionfo tra un mare di folla. Inoltre mi ha stupito la partecipazione di tutta la città: non dimenticherò mai gli ottantenni ai balconi con le bandiere”. 

Qual è stato il momento in cui la squadra ha capito che era l’anno buono?

Non c’è stato un momento in particolare. A mio avviso le vittorie a Brescia e a Verona sono state fondamentali. Siamo arrivati secondi dietro la Juve, una squadra di un’altra categoria: il nostro è un primo posto a tutti gli effetti. Totalizzare 79 punti in 42 partite è un ottimo risultato  che abbiamo raggiunto nonostante qualche difetto nel gioco. Contro il Genoa il campo ha detto che siamo stati superiori. Le chiacchiere sul modulo alla fine contano poco: ciò che vale è il responso del campo”. 

C’è stato un momento in cui avete temuto di non farcela?

“No. Tuttavia, dopo il pareggio interno contro il Modena, abbiamo temuto di aver sciupato la chance di terminare il torneo con dieci punti di distacco dalla quarta”.

Quest’anno sei andato a segno tre volte. Quale  il gol più bello?

“Il più bello è stato il pallonetto contro la Triestina. Il più importante di sicuro quello contro il Rimini al San Paolo”.

Dal miglior trequartista dell’ultima B ci si attendeva qualcosa di più. Come ti spieghi la tua stagione al di sotto delle premesse che avevano accompagnato il tuo acquisto?

“I motivi li ho individuati. Sono un atleta che cerca di dare sempre il massimo e ho fatto più di un esame di coscienza. Tuttavia, star qui ad elencare i problemi che ho incontrato non mi sembra giusto. Per adesso voglio godermi questi giorni di festa. In ogni caso mi sento a posto: nella vita cerco sempre di impegnarmi al massimo. Ho dato il duecento percento di me stesso. Sono dispiaciuto perché avrei potuto rendere meglio e giocare più gare come quelle di Lecce o Trieste. Comunque non baratterei la vittoria del campionato con una stagione migliore dal punto di vista personale”. 

Com’è stato il tuo rapporto col mister?

“Normale. Lui è l’allenatore. Io un calciatore”. 

Il silenzio stampa ha reso il gruppo ancora più coeso?

“Nel calcio ciò che unisce sono i risultati, a meno che non si tratti di un gruppo di amici. Il silenzio stampa è stato una decisione della società e, pertanto, l’abbiamo rispettata. Certo, qualche volta avremmo voluto esprimere la nostra opinione soprattutto su alcuni articoli della stampa che non erano piaciuti particolarmente. Ma non c’è alcun tipo di polemica nelle mie parole. Questa è una società che ha agito in maniera esemplare. Il silenzio stampa è stato anche una misura per tutelare noi calciatori”.

Il prossimo campionato lo giocherai ancora all’ ombra del Vesuvio?

Ci sono voluti undici mesi per vincere questo campionato. Almeno per una settimana voglio solo godermi i festeggiamenti. A Napoli sto benissimo, mi sono integrato con i compagni e con la città. In ogni caso c’è bisogno di un incontro con la società per capire i programmi che hanno per me”.   

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