GRAVA: LA FORZA DELLA MODESTIA
“L’uomo simbolo di una squadra operaia”. Così è stato ieri apostrofato dal patron azzurro Aurelio De Laurentiis l’ultimo reduce della rinascita azzurra. Manco a dirlo parliamo di Gianluca Grava, classe ’77 originario di Caserta. Non è stata certo la stazza a renderlo famoso. La dedizione, l’attaccamento alla maglia, la professionalità: le sue armi per rimanere in serie A. In molti erano scettici sulle sue qualità, in tanti si chiedevano come un difensore di appena 172 cm potesse fermare i grandi bomber del nostro campionato. In poche partite Gianluca ha zittito tutti, ma senza urlare: a parlare sono state le sue prestazioni, le sue pagelle. Prima con il Milan, schierato quasi a sorpresa riuscì a fermare un certo Ronaldinho, di sicuro un’impresa non da tutti. Poi fu il turno del talentino Jovetic, che dovette arrendersi al casertano nella vittoria contro la Fiorentina. Infine contro il Cagliari fu suo il cross che propiziò il gol del pareggio al fotofinish al Sant’Elia. Introverso, mai una parola di troppo, si divide fra allenamenti, famiglia ed il locale a Recale (CE) aperto in collaborazione con l’amico di squadra Iezzo. Tanta panchina nella sua carriera, ma anche tante soddisfazioni. Arrivare in zona Champions quasi al giro di boa del campionato non può non essere un vanto per chi ha sempre conquistato col sudore ogni singolo minuto giocato.
Complici le continue emergenze difensive in cui sembra piombato il Napoli, Grava è diventato in poche settimane da panchinaro inamovibile a preziosa pedina da giostrare sia a destra che a sinistra della difesa a tre partenopea. Questa sua duttilità, condita da una disponibilità da emulare, lo hanno fatto entrare nel cuore dei tifosi azzurri. Seppur non ha dalla sua grandi doti tecniche e atletiche, riesce con intelligenza tattica e con applicazione a farsi sempre trovare pronto. Mazzarri confida in lui al punto da preferirlo a Zuniga, continuando a schierare Aronica sulla linea dei centrocampisti. Il mister toscano gli ha dato fiducia e lui ha sempre ripagato con prestazioni al di sopra della sufficienza. Giuste dunque le parole del post partita di Bergamo del presidente De Laurentiis che ha parlato di giocatore simbolo della squadra, di persona e professionista da apprezzare e da imitare. Non si potrebbe dire altrimenti di un ragazzo che in quasi 5 anni al Napoli e tanta panchina non ha mai sollevato una critica, né tantomeno si è mai lamentato per il poco impiego. Giusto così dunque, giusto ribadire che le squadre non sono composte dai soli 11 che ogni domenica scendono in campo. Ogni squadra è un gruppo ed anche chi gioca meno deve essere celebrato per l’impegno e la dedizione che mostra. Mazzarri ha scoperto un jolly difensivo, che con i continui problemi di Campagnaro e Santacroce, rischia di essere il “nuovo” acquisto della retroguardia azzurra. Un’arma in più per il mister toscano, aspettando cosa riserverà la sessione invernale del calciomercato.