Le relazioni pericolose
Converrete che la strada che porta da Calvarese fino alla Lazio è giusto un pizzico tortuosa. Ok, siamo tifosi. Ok, è un’ipotesi un po’ cervellotica ma niente si può escludere a priori. Ok, quanto visto al San Paolo è talmente fuori da ogni logica che è quasi inevitabile pensare ad una longa manus dietro all’atteggiamento tenuto dal fischietto di Teramo, e parliamo di atteggiamento perché non è soltanto l’episodio del fallo di Pinilla ma tutta una serie di decisioni inverosimili al punto da far pensare male pure chi non vuole far peccato. Va bene tutto, ma resta una ricostruzione abbastanza fantasiosa, e soprattutto gli arbitri le partite al massimo possono indirizzarle, a deciderle sono sempre i calciatori o tuttalpiù gli allenatori. È accaduto anche in Napoli-Atalanta, al netto della follia di Calvarese. È successo che Reja ha buttato nella mischia Baselli e Pinilla e ha fatto polpette di un Napoli che già non se la passava troppo bene, fra i miracoli di Sportiello e la fretta di far gol, fra la scarsa vena di Gabbiadini e l’insostenibile inadeguatezza di Henrique. E già, perché il punto poi è questo: lì la palla o si dà al portiere o si spazza, Pinilla o non Pinilla, fallo o non fallo. Welcome back to scuola calcio.
Eppure tutta ‘sta storia di Calvarese e di Lotito dovrebbe imporre quantomeno una riflessione sull’opportunità di certi atteggiamenti. Quando quest’estate Carlo Tavecchio si è candidato alla FIGC ha trovato in Claudio Lotito uno sponsor convinto, forse anche troppo. Un sostenitore talmente animoso che è riuscito a far dimenticare i di lui scivoloni su Opti Pobà e quella curiosa sensazione latente, come se fossimo di fronte ad un rustico signorotto di campagna, quindi non proprio l’uomo a cui affidare le chiavi di una struttura così complessa. Insomma, il vecchio che arretra ha demolito il nuovo che avanza – rappresentato nell’occasione dall’elegante Demetrio Albertini – con l’aiuto fattivo di uno dei suoi elettori, che ha via via convinto molti altri. Ci arriveremo. Dopo la campagna elettorale Lotito ha fatto capire subito quanto il suo interesse fosse disinteressato, facendosi vedere a tutte le occasioni che contano e mettendosi perfino dietro alla Nazionale, al punto che una pagina Facebook denominata “Lotito ovunque” è diventata virale in un amen. Ora, ripetiamo, da qui a ricollegare le decisioni arbitrali con la volontà di spingere la Lazio in Champions c’è di mezzo un oceano. Però lo sapete come sono le malelingue. Parlano e sparlano già se sei un angioletto, figuriamoci se sei un satanasso prezzemolino con la mania del controllo universale. Basterebbe che Lotito non avesse un “suo” uomo, quindi un privato, alla guida di una cosa di tutti, quindi pubblica. Anche perché è un vero peccato macchiare la bella impresa di questa bella Lazio con sospetti così brutti. Non accadrebbe mai se ci si mettesse al di sopra di ogni sospetto.
In tutto ciò fa rumore come una bomba il comunicato twittato domenica sera dal Napoli. Glissando sullo stucchevole mito del calcio inglese, onnipresente almeno quanto Lotito, ciò che spicca davvero è l’insinuazione sulla credibilità di Tavecchio, che nella fattispecie c’entrava poco e niente. E’ stato un po’ come confermare che il Napoli condivide il sospetto dei suoi tifosi. Ammesso e non concesso che sia così, va rimarcato un attimo che Tavecchio è stato eletto con una votazione democratica, e ci sembra di ricordare che fra gli elettori più convinti ci fosse proprio De Laurentiis. Di solito in certi casi si dice che chi ha voluto la bicicletta poi deve pedalare, anche di fronte alle salite. Chissà, forse in Inghilterra usano i motorini…
ANTONIO PAPA