ACHILLE LAURO, ‘O COMANDANTE

Ma facciamo un passo indietro e torniamo al 1936, data ufficiale dell’ingresso di Lauro nel mondo del calcio. Era stato sempre il regime del "Duce" ad imporgli la presidenza del Napoli, carica mantenuta sino al 1940, quando successero gli avvenimenti già descritti. Lauro, pur non ancora travolto dalla passione per il pallone, mantenne la squadra ad un livello sempre dignitoso.

Nel corso del conflitto mondiale fu incarcerato con l’accusa di collaborazionismo, trascorre quasi due anni in vari lager, in seguito verrà prosciolto, ma faticherà non poco per entrare nuovamente nei delicati meccanismi della politica.

La flotta invece, tornerà a marciare a pieno regime e, di slancio, il "Comandante" entrerà trionfalmente al vertice del Partito nazionale monarchico, con il quale ottenne quasi un plebiscito nelle elezioni del 1956 (276.000 preferenze), diventando Sindaco della città, carica fra l’altro già ottenuta nel 1952 e mantenuta sino al 1958.

Proprio il 25 aprile 1952, dopo 10 mesi da presidente onorario, Lauro ridiventa presidente effettivo dell’Associazione Calcio Napoli e subito effettua un clamoroso colpo di mercato: per 105 milioni, somma iperbolica per quei tempi, acquista dall’Atalanta il centravanti svedese Hasse Jeppson, per tentare finalmente la scalata allo scudetto.

Il triangolino tricolore non arriverà, anche se Lauro allestì sempre squadre di buon livello, ma alle quali mancherà sempre qualcosa per arrivare a contrastare lo strapotere di Juventus, Inter e Milan. Gli anni fra il 1952 e il 1958 rappresentano il culmine dell’epopea laurina: Presidente del Napoli, Sindaco di Napoli, armatore sempre più in auge, viste le cifre favolose piovutegli addosso dalla guerra in Corea, anche editore grazie alla proprietà del "Roma".

"Un grande Napoli per una grande Napoli" era il suo slogan preferito. Prima dell’avvento di Ferlaino, ed ancora prima del breve fortunato interregno di Roberto Fiore, cedette la presidenza del Napoli al figlio Gioacchino, stroncato ad appena 50 anni da un male incurabile. Negli anni ’70 si cala nuovamente nella mischia, acquistando il Sorrento che con lui arrivò persino ai fasti della serie B, battendo anche il Napoli a domicilio in una gara valevole per la Coppa Italia.

Ha avuto allenatori come Monzeglio, Amedei, Frossi, giocatori come il già citato Jeppson, Vinicio, Pesaola, Bugatti, Casari, ma più del 5° posto del 1954 e del 4° posto del 1958 il suo Napoli non riuscì ad andare, anche se purtroppo sotto la sua gestione, diretta e no, il Napoli finì per un paio di campionati nella serie cadetta. Restò azionista sino alla sua morte, avvenuta a 95 anni il 15 novembre 1982, senza vivere la gioia di vedere il "suo" Napoli Campione d’Italia.

Famosa rimane l’immagine di Don Achille che sventola freneticamente il fazzoletto bianco al centro del campo, dopo qualche bella vittoria degli Azzurri. Ai posteri resta un’amletica domanda: riavrà più, Napoli, squadra e città, un personaggio come Achille Lauro?

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