ANNO NUOVO, VITA VECCHIA?

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Il 2006 del calcio italiano si è chiuso degnamente, con un papocchio arbitrale celebrato in pompa magna da una Federcalcio fantasma. Il Palazzo non poteva garantire a Pierluigi Collina quanto l'ex miglior fischietto al mondo percepisce sulla base di collaborazioni con tv e quotidiani, che lo hanno assoldato per valutare l'operato degli arbitri: ecco che qualcuno ha pensato all'ennesimo italico compromesso che prevede Collina consulente di Cesare Gussoni, capo dell'Aia e designatore "ad interim", presumibilmente fino a quando scadranno i contratti del viareggino. Collina sarà chiamato a dare giudizi sugli stessi uomini che dovrà "addestrare" ogni venerdì, e se fino a ieri poteva usare il mezzo per indagare sulla natura dell'errore, da domani sfrutterà (inevitabilmente) il suo ruolo per trovarne le attenuanti. Stefano Tedeschi si è dimesso, schiacciato da un mondo più grande di lui e che vede di cattivo occhio questi "giovincelli" che provano ad insidiare un mondo di ultrasettantenni. Si era presentato con programmi populistici ("io denuncio tutti"), se n'è andato senza ricevere i saluti da quegli arbitri che ha provato a difendere, ma che non ha mai avuto in pugno. I fischietti sono allo sbando, non in malafede: mancando una guida carismatica (che non potrà essere Gussoni né tantomeno "questo" Collina), emergono i loro limiti dovuti al salto nel buio che la maggior parte degli stessi ha dovuto fare dopo le genialate del profeta Mattei e le vergogne dell'ultima estate.
Il calcio italiano ha vissuto una stagione difficile, che la vittoria del campionato mondiale e del pallone d'Oro da parte del capitano della Nazionale non può affatto cancellare. Le intercettazioni telefoniche hanno portato alla luce uno scandalo probabilmente acuito, non certamente represso, dalle decisioni della giustizia sportiva, le cui sentenze hanno dimostrato l'inadeguatezza del sistema. In poche ore, i giudici della Corte Federale hanno cancellato il certosino lavoro di illuminati professionisti che nei mesi precedenti avevano provato a delineare i contorni di una "cupola" rimasta indefinita. Il presunto segmento dello scandalo, quello arbitrale, non è stato quasi intaccato (ne ha fatto le spese il solo De Santis) ed il procuratore Palazzi, a causa di un impianto accusatorio errato, è rimasto con la scure fra le mani senza poter affondare il colpo. Franco Carraro, l'Intoccabile, se l'è cavata con un'ammenda mentre Luciano Moggi è stato squalificato cinque anni, senza per questo lasciare il palcoscenico, frequentato nelle vesti di opinionista, editorialista, polemista e vittima. Le inibizioni di altri dirigenti, ivi compresi molti punti di penalità delle società, sono state cancellate da quell'aberrante "patteggiamento post-processuale" che è rappresentato dall'Arbitrato Coni. Non per questo le società incriminate non hanno pagato; forse, tuttavia, non tutte hanno pagato come avrebbero meritato, perché in B ci è finita solo la Juve, e perché il Milan se arranca in classifica non è certo per le decisioni dei giudici sportivi.
Nel 2006 del calcio sono passati anche personaggi come Guido Rossi, che avranno sbagliato tante cose ma che non sono stati protetti a sufficienza. Nel 2007 avremo un nuovo presidente federale, un nuovo designatore arbitrale, magari presto avremo anche nuovi presidenti di Lega che riescano a portare idee nuove. Soprattutto, avremo un nuovo Statuto (era ora), ma prima di vederlo ratificato, prepariamoci a settimane di baruffe, liti e polemiche. E alla fine, come al solito, saremo pronti a dire che "non è cambiato niente", perché se il nuovo che avanza si chiama Petrucci, Macalli, Matarrese e Gussoni, sperare in pallone migliore diventa esercizio per ottimisti. Le istituzioni del calcio sono dei gusci vuoti che ancora proteggono frutti spesso avariati, ma che sembrano resistere ad ogni tempesta. Nessun uragano sarà tanto forte se non sarà animato da quella forza eversiva che può venire soltanto dal basso. Perché il calcio non è fatto da chi lo comanda, ma da chi lo anima e da chi lo finanzia. Siamo ad un punto di svolta: dietro le macerie, davanti il pericolo che si ricostruiscano brutture architettoniche difficili da abbattere a breve. Anno nuovo, vita vecchia? Fortunatamente, si è ancora in tempo per cambiare, sempre che tutti siano disposti a farlo, evitando che siano ancora una volta i magistrati a fare luce su un mondo ormai oscuro.
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