AVELLINO-NAPOLI, UN ANNO DOPO

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Il giorno della morte di Sergio Ercolano, due giorni dopo quel maledetto 20 settembre del 2003, ha rappresentato l’anno zero, una sorta di punto di non ritorno per la storia del tifo e del calcio partenopeo. E fu un segno premonitore, quasi un tragico scherzo del destino, che l’epilogo di quella stagione dovette essere il fallimento della gloriosa S.S.C. Napoli, quasi a segnare un legame indissolubile tra la squadra ed il suo tifo e a marchiare, in maniera indelebile,"l’annus horribilis" del calcio cittadino.

Ma come sempre in questi casi, dopo il lutto e il pianto inizia la riflessione. La commozione, gli occhi e la mente ancora puntati su quelle terribili scene, hanno contribuito a fare in modo che le coscienze si scuotessero e ognuno nel proprio piccolo elaborasse in maniera personale l’accaduto e ne traesse le conclusioni e gli insegnamenti più opportuni.

Noi di NapoliTifosano, attraverso la nostra iniziativa editoriale, dopo quei fatti, abbiamo voluto proporci come strumento per veicolare le coscienze del tifo e della cittadinanza verso un modello di tifo che ritornasse ad essere quanto più vicino a quello che per anni, prima e durante il periodo delle vittorie del Napoli di Maradona, ha rappresentato meglio la storica civiltà del popolo partenopeo calcistico e non. Dopo i fatti del Partenio era giunto il momento che qualcuno intervenisse a denunciare che la curva del Napoli era in balia di pochi facinorosi e di delinquenti comuni che con il calcio c’entrano poco o nulla. Ma forse la responsabilità della morte di Sergio e di quella sciagura va identificata ancora una volta non solo nella cultura dell’illegalità e della mancanza di responsabilità e di cultura sportiva di una frangia sparuta di pseudo cittadini e pseudo tifosi ma anche nel silenzio e nell’omertà, soggiogata dalla paura, degli onesti cittadini; nell’incapacità delle istituzioni sia sportive che comuni, a livello locale e centrale, di porre in essere un’efficace funzione preventiva e di emanare norme più severe e credibili rispetto a quella scriteriata della responsabilità oggettiva, il tutto accompagnato con pene certe ed efficaci; nell’esasperazione dell’evento da parte degli addetti ai lavori e di una seppur minima parte della stampa locale e nazionale.

Insomma la morte di Sergio colloca tutti, chi più chi meno, in un enorme calderone di responsabilità ma che, allo stesso tempo, pone ognuno, nel suo piccolo, nella condizione di riscattarsi e di offrire il proprio contributo a fare in modo che fatti così tragici e che dovrebbero essere estranei ad un avvenimento sportivo non accadano mai più.

A distanza di poco più di un anno da quella tragica serata tante cose sono cambiate. Una società nuova ed ambiziosa ha preso il posto della defunta S.S.C. Napoli, un presidente innamorato e orgoglioso della sua città ne ha preso le redini, una grande squadra per la risalita è stata costruita. Insomma se a livello calcistico la rinascita è iniziata, da quello del tifo ci sono buoni segnali ma ancora tanta strada deve essere fatta. Segnando una sorta di parallelo, attraverso corsi e ricorsi storici, c’è la speranza che la crescita del tifo possa corrispondere alla crescita e al raggiungimento di traguardi sportivi da parte della squadra e della società poiché a Napoli, maggiormente che in altri posti, la squadra ed il tifo vivono in un osmosi tale per cui alle vittorie e ai successi dell’una corrisponde quasi sempre la crescita e la maturazione dell’altra. Speriamo che anche in positivo questa indissolubilità dia i frutti sperati.

Per il resto rimane l’impegno personale di ognuno, nell’ambito delle proprie competenze, a far sì che l’avvenimento di domenica sia vissuto con la necessaria serenità da parte di tutti e che ognuno contribuisca a che la morte di Sergio non sia stata vana e che anzi sia una rosa in un giardino d’inverno, un simbolo di rinascita per un mondo del pallone che è arrivato ad uno stato di esasperazione paradossale e vergognoso. Avellino-Napoli ha la possibilità di essere un momento di riscatto per tutti e diventare quindi un simbolo di sport e vita dopo che in questi mesi aveva assunto sembianze diametralmente opposte: che l’alba della nuova era del calcio, alla faccia del corrotto palazzo, inizi in Campania? Quindi ognuno dia una mano con responsabilità e cultura sportiva, anche attraverso la denuncia se ce ne fosse bisogno, solo così avremo onorato la nostra amata città e la memoria di Sergio Ercolano,un nostro fratello, un figlio di mamma Napoli che non scorderemo mai.

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