CLAUDIO PELLEGRINI, LA FORZA DEL GOL

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E’ rimasto sempre sul campo. Claudio Pellegrini, romano di Primavalle dove è nato esattamente 50 anni fa, oggi è responsabile del settore giovanile del Camerino, deliziosa cittadina nel cuore delle Marche nota al mondo per la celebre Università. Da quando ha appeso le classiche scarpette al chiodo, ha scelto di stabilirsi qui con la sua famiglia, lontano dal grande calcio, ma felice di poter vivere ancora l’ odore dell’ erba e quella dell’ olio canforato, da vero innamorato di questo sport. "A casa eravamo sei figli, e su quattro maschi tre giocavano a calcio. Il pallone insomma, era nel nostro dna…Ho iniziato con la squadra del mio quartiere, l’ Acri Primavalle, per poi passare alla Tevere Roma, allora come negli anni scorsi è stata la Lodigiani terza forza del calcio romano, vero e proprio serbatoio di Roma e Lazio. Ma la grande occasione non passò attraverso la squadra della mia città. A 14 anni e mezzo fui acquistato dal Torino, ed è stata un’ esperienza bellissima. Certo, all’ inizio è stata dura staccarsi dalla famiglia, ma trascorso il primo mese d’ ambientamento è filato tutto liscio come l’ olio. Nel 1974 andai a Novara all’ epoca in B, e subito dopo allo Junior Casale in serie C. Da lì ridiscesi la penisola nella medesima categoria per approdare in Puglia, a Barletta. La svolta avvenne nel 1976 –’77, quando mi prese l’ Udinese di Giacomini, l’ allenatore con il quale insieme a Rino Marchesi mi sono trovato meglio. Due stagioni al bacio sempre in C, andai a rete 24 volte, il primo anno finimmo dietro alla Cremonese, ma nel 1978 facemmo bottino pieno, conquistando la promozione e la Coppa Italia di categoria. Fui adocchiato da diversi club di A, alla fine la spuntò il Napoli di Gianni Di Marzio e del g.m. Vitali. Di recente con Beppe Savoldi ( per me un vero e proprio modello come uomo e come calciatore ) abbiamo rivissuto con grande piacere il mio esordio, che avvenne in casa con l’ Ascoli che battemmo per 2 -1, grazie ad un mogol ed un altro di Beppe. A fine stagione riuscimmo a qualificarci per la coppa Uefa, da parte mia fui contento di aver partecipato da matricola fra gli " eletti ", realizzando complessivamente cinque segnature. Ma rifeci comunque le valigie l’ anno dopo ceduto in comproprietà all’ Avellino. Altro bel campionato con una salvezza conquistata agevolmente con Rino Marchesi. In estate alle buste Juliano mi riscattò e feci il viaggio di ritorno all’ inverso. I due anni successivi sono stati i migliori della mia carriera. Realizzai 22 reti , sfiorammo anche lo scudetto nell’ anno del terremoto classificandoci terzi e l’ anno dopo quarti. Quella maledetta gara con il Perugia…neanche giocando per tre giorni avremmo segnato. Mi tolsi anche lo sfizio di far gol alla Juventus dei vari Zoff, Gentile, Scirea, insomma dei futuri campioni del mondo. Dopo altre due stagioni tribolate, in cui rischiammo fortemente la retrocessione, fui ceduto a titolo definitivo alla Fiorentina nel quadro dell’ affare Bretoni. Peccato, andai via proprio nell’ anno in cui arrivò Maradona. Ma non ho rimpianti, ho dato al calcio quanto ho ricevuto. A Firenze mi trovai male con Agroppi, mentre di tutti gli altri allenatori che ho avuto conservo un buon ricordo, in particolare desidero ricordare la figura di Gennaro Rambone. Andai in B a Palermo, ma poco dopo la società fallì. Ho chiuso la carriera facendo 4 mesi a Nola per fare un favore all’ amico presidente Taurisano. Poi mi sono ritirato felicemente a Camerino con la mia famiglia". Claudio Pellegrini : la forza del gol per sempre

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