CLAUDIO SALA, IL POETA DEL GOL

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Faccia da pistolero del west, con un fisico esile come una ballerina, Claudio Sala milanese della provincia, dove ha visto la luce l’ otto settembre del 1947, era un fantasista dalla tecnica straordinaria. Prima centravanti arretrato, e poi ala di raccordo ( come si diceva allora) , aveva la capacità sensazionale, di arrivare con la palla sino all’ ultimo centimetro disponibile prima che la stessa uscisse, e pennellare dei cross al bacio per i "gemelli del gol" Pulici e Graziani, con i quali vinse uno storico scudetto nel ’76 con il Torino. Poche però le sue presenze in Nazionale, a causa nel dualismo nello stesso ruolo con un giocatore grande come lui, ma che in più aveva il vantaggio di vestire la maglia dell’ acerrima rivale del suo Torino : la Juventus. Esordisce nel Monza in serie C nel corso della stagione 1965 -66, e con la maglia biancorossa dei brianzoli conquista la promozione in serie B l’ anno successivo realizzando 13 reti in 35 partite. Allenatore dei lombardi è Gigi Radice che in seguito sarà l’ uomo che darà una sterzata in senso positivo alla sua carriera. L’ anno fra i cadetti lo porta alla ribalta del calcio che conta ( 11 reti in 37 partite), ed il suo nome comincia ad essere accostato frequentemente a squadre di grosso calibro. Allora con l’ out –out imposto dalla Federcalcio nel 1966 all’ acquisto di giocatori stranieri, agli operatori di mercato inevitabilmente cadeva l’ occhio sui giovani emergenti anche delle serie inferiori, e attorno al giocatore quasi si scatena un’ asta per accaparrarsene le prestazioni. La spunta l’ Ing. Ferlaino che sborsa la bellezza di quasi 200 milioni per trascinarlo al sole di Mergellina per il campionato 1968 –’69. Claudio però, forse alle prese con un po’ di " saudade" per la sua Lombardia, non riesce a dare il meglio di sé, Leggenda vuole che, qualche " senatore" impaurito di perdere il posto a favore del giovane talento, non si sia proprio dannato l’ anima per facilitarne l’ inserimento nella nuova realtà. Ventiquattro sono le gare giocate ( molte però partendo da 13° ) con due reti realizzate e, pur con molti tentennamenti Ferlaino, alle prese con una non facile situazione finanziaria, accetta le proposte di Orfeo Pianelli ( recentemente scomparso ) ben deciso a riportare il Torino ai fasti degli eroi di Superga. Ben 400 milioni prendono il volo dalle casse granate ma sono soldi ben spesi. Napoli comunque segnerà in modo indelebile la sua vita, visto che ha la fortuna di conoscere la donna che diventerà la sua compagna di vita ( la gentile Sig.ra Nunzia ), che l’ accompagnerà nel capoluogo sabaudo per la stagione 1969 –’70. A Torino, circondato dalla fiducia che ripone in lui l’ intero ambiente, si rivede il Sala ammirato a Monza, ed il 20 novembre 1971 nel corso di una gara a Roma contro l’ Austria, valevole per le qualificazioni alla Coppa Europa del 1972, vive entrando in campo al posto di Benetti al 65° minuto, la grande emozione di vestire la maglia azzurra. Per il Torino che vince la Coppa Italia nel 1971 e sfiora lo scudetto l’ anno dopo, la svolta anche per Claudio giunge nell’ estate del 1975 con l’ arrivo sulla panchina granata di Gigi Radice. Da anni la squadra del Pres. Pianelli galleggia ai margini della zona scudetto, non riuscendo però mai ad agganciarsi al treno delle prime. Radice preferisce trasferirlo dal ruolo di interno o di centravanti arretrato a quello di ala pura, ed i risultati gli danno pienamente ragione, tanto che dopo 27 anni dalla sciagura del " Grande Torino", i granata ridiventano Campioni d’ Italia il 16 maggio 1976, dopo essere stati per buona parte della stagione a 5 punti di distacco dalla rivale di sempre, l’ eterna Juventus. Claudio disputa un campionato eccezionale, tanto da essere premiato come miglior giocatore dell’ anno con il " Guerin d’ oro", che rivincerà la stagione seguente. E’ proprio in quel magico 1976 che viene stupendamente definito come indica il titolo. Le sue serpentine sulla fascia sono un incubo anche per i difensori più smaliziati, che spesso e volentieri sono costretti a fermarlo solo con le maniere forti. Nel 1976 –’77 il Toro sfiora il bis, totalizzando la bellezza di 50 punti su 60, che non sono purtroppo sufficienti di fronte ai 51 della prima Juventus targata Trapattoni. Negli anni che seguiranno il Torino si manterrà sempre nelle posizioni di vertice ( 2° nel 1978, 5° nel 1979), con Sala che continuerà a deliziare la curva Maratona con i suoi numeri di alta classe. Ormai trentatreenne lascia il Toro nel 1980 dopo 11 stagioni, ornati da 24 gol in 289 partite per accasarsi in serie B al Genoa che, anche grazie a lui, viene promosso in serie A nel 1981. Ancora una stagione nella massima serie, e nel 1982 arriva il momento di appendere le scarpe al fatidico chiodo. Torna al suo Torino, dove per anni presta la sua opera sia come allenatore della primavera e della prima squadra, sia come dirigente, prima di diventare di recente, apprezzato commentatore Rai delle vicende pallonare della nostra amata Italia. .

CLAUDIO SALA: IL POETA DEL GOL

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Faccia da pistolero del west, con un fisico esile come una ballerina, Claudio Sala milanese della provincia, dove ha visto la luce l’ otto settembre del 1947, era un fantasista dalla tecnica straordinaria. Prima centravanti arretrato, e poi ala di raccordo ( come si diceva allora) , aveva la capacità sensazionale, di arrivare con la palla sino all’ ultimo centimetro disponibile prima che la stessa uscisse, e pennellare dei cross al bacio per i "gemelli del gol" Pulici e Graziani, con i quali vinse uno storico scudetto nel ’76 con il Torino.

Poche però le sue presenze in Nazionale, a causa nel dualismo nello stesso ruolo con un giocatore grande come lui, ma che in più aveva il vantaggio di vestire la maglia dell’ acerrima rivale del suo Torino : la Juventus. Esordisce nel Monza in serie C nel corso della stagione 1965 -66, e con la maglia biancorossa dei brianzoli conquista la promozione in serie B l’ anno successivo realizzando 13 reti in 35 partite. Allenatore dei lombardi è Gigi Radice che in seguito sarà l’ uomo che darà una sterzata in senso positivo alla sua carriera.

L’ anno fra i cadetti lo porta alla ribalta del calcio che conta ( 11 reti in 37 partite), ed il suo nome comincia ad essere accostato frequentemente a squadre di grosso calibro. Allora con l’ out –out imposto dalla Federcalcio nel 1966 all’ acquisto di giocatori stranieri, agli operatori di mercato inevitabilmente cadeva l’ occhio sui giovani emergenti anche delle serie inferiori, e attorno al giocatore quasi si scatena un’ asta per accaparrarsene le prestazioni.

La spunta l’ Ing. Ferlaino che sborsa la bellezza di quasi 200 milioni per trascinarlo al sole di Mergellina per il campionato 1968 –’69. Claudio però, forse alle prese con un po’ di " saudade" per la sua Lombardia, non riesce a dare il meglio di sé, Leggenda vuole che, qualche " senatore" impaurito di perdere il posto a favore del giovane talento, non si sia proprio dannato l’ anima per facilitarne l’ inserimento nella nuova realtà. Ventiquattro sono le gare giocate ( molte però partendo da 13° ) con due reti realizzate e, pur con molti tentennamenti Ferlaino, alle prese con una non facile situazione finanziaria, accetta le proposte di Orfeo Pianelli ( recentemente scomparso ) ben deciso a riportare il Torino ai fasti degli eroi di Superga. Ben 400 milioni prendono il volo dalle casse granate ma sono soldi ben spesi. Napoli comunque segnerà in modo indelebile la sua vita, visto che ha la fortuna di conoscere la donna che diventerà la sua compagna di vita ( la gentile Sig.ra Nunzia ), che l’ accompagnerà nel capoluogo sabaudo per la stagione 1969 –’70.

A Torino, circondato dalla fiducia che ripone in lui l’ intero ambiente, si rivede il Sala ammirato a Monza, ed il 20 novembre 1971 nel corso di una gara a Roma contro l’ Austria, valevole per le qualificazioni alla Coppa Europa del 1972, vive entrando in campo al posto di Benetti al 65° minuto, la grande emozione di vestire la maglia azzurra. Per il Torino che vince la Coppa Italia nel 1971 e sfiora lo scudetto l’ anno dopo, la svolta anche per Claudio giunge nell’ estate del 1975 con l’ arrivo sulla panchina granata di Gigi Radice. Da anni la squadra del Pres. Pianelli galleggia ai margini della zona scudetto, non riuscendo però mai ad agganciarsi al treno delle prime.

Radice preferisce trasferirlo dal ruolo di interno o di centravanti arretrato a quello di ala pura, ed i risultati gli danno pienamente ragione, tanto che dopo 27 anni dalla sciagura del " Grande Torino", i granata ridiventano Campioni d’ Italia il 16 maggio 1976, dopo essere stati per buona parte della stagione a 5 punti di distacco dalla rivale di sempre, l’ eterna Juventus. Claudio disputa un campionato eccezionale, tanto da essere premiato come miglior giocatore dell’ anno con il " Guerin d’ oro", che rivincerà la stagione seguente. E’ proprio in quel magico 1976 che viene stupendamente definito come indica il titolo.

Le sue serpentine sulla fascia sono un incubo anche per i difensori più smaliziati, che spesso e volentieri sono costretti a fermarlo solo con le maniere forti. Nel 1976 –’77 il Toro sfiora il bis, totalizzando la bellezza di 50 punti su 60, che non sono purtroppo sufficienti di fronte ai 51 della prima Juventus targata Trapattoni. Negli anni che seguiranno il Torino si manterrà sempre nelle posizioni di vertice ( 2° nel 1978, 5° nel 1979), con Sala che continuerà a deliziare la curva Maratona con i suoi numeri di alta classe.

Ormai trentatreenne lascia il Toro nel 1980 dopo 11 stagioni, ornati da 24 gol in 289 partite per accasarsi in serie B al Genoa che, anche grazie a lui, viene promosso in serie A nel 1981. Ancora una stagione nella massima serie, e nel 1982 arriva il momento di appendere le scarpe al fatidico chiodo. Torna al suo Torino, dove per anni presta la sua opera sia come allenatore della primavera e della prima squadra, sia come dirigente, prima di diventare di recente, apprezzato commentatore Rai delle vicende pallonare della nostra amata Italia. .

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