DIEGO IL PIU’ AMATO DI SEMPRE PERCHE’ IMPERTINENTE COME UN BAMBINO

L’intellettuale serbo Vladimir Dimitrijevic è nato nel 1934 a Belgrado. Nel 1954 lascia l’allora Jugoslavia per rifugiarsi in Svizzera, dove vivrà per i primi anni come clandestino, lavorando come operaio in una fabbrica di orologi. Pian piano il giovane Vladimir riesce ad integrarsi nella realtà occidentale, tanto da entrare in una squadra di calcio locale e da diventare commesso in una libreria. La sua passione per la letteratura lo porterà qualche anno dopo, nel 1966, a fondare una propria casa editrice, l’ Age d’Homme. Molte saranno le pubblicazioni di Dimitrijevic nel corso degli anni, ma il vero capolavoro, da tutti riconosciutogli come tale, resta "La vita è un pallone rotondo", scritto nel 1998. Nel libro il calcio viene preso come pretesto, come cornice per raccontare la storia di una vita, la sua, una vita accompagnata dal grande amore per la letteratura e dalla grande passione per il calcio. Nel libro Dimitrijevic dipinge ritratti di calciatori sconosciuti, come alcuni suoi compagni di squadra, fino ai grandi campioni di tutti i tempi come Maradona. Proprio il ritratto del campionissimo argentino è quello probabilmente riuscito meglio e che lo stesso scrittore serbo dichiara apertamente di preferire rispetto a tutti gli altri. Ecco di seguito, dunque, riportato lo stralcio dedicato al "Pibe de Oro": "Maradona è probabilmente il giocatore più portentoso di tutti i tempi. Molti decenni erano trascorsi dai vecchi splendori della squadra napoletana. La città attendeva il miracolo: e il miracolo avvenne con l’acquisto di don Diego. Quello del Napoli, il primo, fu uno scudetto incredibile: il Sud che si prendeva la rivincita sul prospero Nord, i colori ocra e blu cielo del Vesuvio, i canti, i travestimenti, i cavalli variopinti, una festa come quelle che solo le antiche cronache riportano, in cui le divinità si mischiano agli uomini. Un carro coperto di fiori e, al centro, un piccolo Bacco dagli occhi febbrili con in testa una corona da vero sovrano. Un kitsch sublime! L’Argentina, che è una testa di ponte dell’Italia nell’emisfero australe, restituiva a Napoli il suo re, Diego Maradona, e la sua festa.

Un mio amico mi dice: Maradona è una canaglia. Sì, e proprio per questo mi piace. Ha provato tutto, come un bambino che dà qualche tirata a un mozzicone dimenticato acceso. Ha pagato di persona. E’ un dissipatore di talento, non come Pelè, Beckenbauer, Platini, amministratori delegati della propria fama. Loro sono ricchi, famosi. Si sono sottratti a tutte le sanzioni, non sono mai stati capri espiatori. Colletti bianchi. Io, nel calcio come in letteratura, preferisco quelli che hanno mantenuto l'impertinenza dei bambini, come Maradona. Quando don Diego fa il suo ingresso in un qualsiasi bar, tutti gli vogliono offrire un bicchiere. A Beckenbauer no, aspettano che il giro lo paghi lui".

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