I nostri guerrieri azzurri: Rrhamani

Continua la nostra rubrica dedicata ai guerrieri azzurri.

La difesa centrale azzurra si poggia su due colonne e la prima è quella che porta il nome di Amir Rrahmani. Il numero 13 azzurro è il primo kosovaro a vincere lo scudetto nella storia della Serie A. Un primato non da poco per un calciatore arrivato con tante perplessità all’ombra del Vesuvio. Nell’Hellas Verona giocava a tre e i primi tempi a Napoli non sono stati proprio dei migliori. Con davanti due calciatori del calibro di Manolas e Koulibaly, aveva fatto tanta fatica a trovare spazio con Gattuso. Il suo esordio a Udine nel Gennaio 2021 fu un disastro, con un retropassaggio sciagurato a Meret, che costò lo svantaggio agli azzurri e la sua sostituzione dopo 45’. Il caso ha voluto che proprio Udine fosse, poi, il campo dove lui e il Napoli avrebbero conquistato la matematica dello scudetto. Punto fermo della coppia centrale su cui Spalletti ha fondato il trionfo del Napoli. Anche con il mister di Certaldo iniziò alle spalle di Manolas lo scorso anno ma, poi, dopo l’errore del greco contro la Juve, nelle prime giornate, entrò per non lasciare più quello che potremmo definire “il posto fisso”. La partenza di Koulibaly, sua spalla ideale, con il quale è cresciuto tanto, faceva pensare ad un calo del rendimento del kosovaro che, invece, è stato tra i più continui di questa fantastica annata tricolore.

In allenamento, Rrahmani si è sempre distinto per l’impegno, lo stretto rapporto con i compagni e la grande intelligenza nell’eseguire gli ordini impartiti dall’allenatore. Per questo Spalletti gli ha affidato senza remore le chiavi della retroguardia dopo la partenza del comandate Koulibaly. Lo si potrebbe definire Rrhamani come il colonnello della difesa azzurra. Sempre puntuale e attento nell’anticipo, sfruttando il suo metro e novantadue, con grande correttezza, se si pensa che ha raccolto solo due cartellini gialli in campionato. Quasi un record per un difensore centrale. Oltre a difendere, Amir sa anche “offendere” perchè spesso agisce da centrocampista aggiunto impostando l’azione dalle retrovie con sicurezza e personalità.

Solo un brutto infortunio muscolare, a Cremona,  lo ha costretto fuori dai campi da inizio Ottobre a fine anno. La difesa azzurra ne ha risentito: 5 gol incassati in campionato nelle 6 partite in cui è mancato anche se il cammino degli azzurri è stato comunque senza intoppi con altrettante vittorie. Fortuna ha voluto che ci fosse la sosta mondiale di oltre un mese e che, quindi, le gare saltate fossero meno del previsto. Il suo rientro a Gennaio è stato sapientemente programmato dallo staff azzurro per evitare ogni altro tipo di ricaduta. Solo due le reti realizzate in stagione, ma dal peso specifico importante. La prima è arrivata, infatti, nel match di Gennaio contro la Juventus in casa, portando, ad inizio secondo tempo, il punteggio sul più tranquillo 3-1 che ha dato il là alla goleada azzurra. La seconda, invece, ha blindato la vittoria casalinga sull’Atalanta sul 2-0.

La sua immagine indelebile di questo scudetto è certamente lo scatto postato sui social dopo la vittoria in casa della Juve con la didascalia “ricordate questo scatto per tutta la vita”. Come non condividerlo. Punto di riferimento per i compagni, sempre pronto a raddoppiare in ogni zona del campo, Amir è stato premiato dalla dirigenza azzurra con un rinnovo fino al 2027, quando le primavere saranno 33. Quasi un contratto a vita per lui che iscrive il suo nome nell’albo d’oro dei Campioni d’Italia con pieno merito.

VIDEO - Napoli, Rrahmani: "Storia!"

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