IL MANOVALE DONATI ED IL SUO CHIETI OPERAIO

IL MANOVALE DONATI ED IL SUO CHIETI OPERAIO src=
La gloria del finale dello scorso torneo, all’insegna dei risultati che ne avevano illuso la tifoseria ed un calcio spettacolo paradossalmente all’insegna della concretezza targato Dino Pagliari, sembra essere solamente un ricordo per il Chieti, guidato quest’anno in panchina da Ettore Donati. Tanti fattori hanno inciso sul ridimensionamento societario, non ultimo le vicissitudini legate al calcioscommesse che hanno portato all’addio di Gianni Califano, ex centravanti del Savoia di Moxedano e macchina da gol neroverde la scorsa stagione. Ridimensionamento societario (in attesa di novità), confermato anche dalle cessioni invernali di Romito, andato a rinforzare l’organico di Edy Reja, e del centrocampista di qualità Rajcic, ceduto al Bari alla corte di Guido Carboni. Unico arrivo di rilievo, quello del mediano Saverino, ex livornese giunto in Abruzzo dal Venezia. Domenica non ci sarà perché squalificato.

Programmi modesti quelli teatini, tesi alla valorizzazione di qualche giovane interessante ed al raggiungimento dell’obiettivo-salvezza, da conseguire possibilmente senza penare più di tanto. Dopo un inizio confortante, le cose in tal senso si sono piuttosto complicate. Quanto è lontana per la compagine neroverde la vittoria conseguita diciassette giornate fa al San Paolo, che scatenò i primi fischi dei 40.000 di Fuorigrotta. Quanto è diverso, però, quel farraginoso Napoli di Ventura da quello attuale che, nonostante qualche difficoltà, inizia a macinare risultati e (a tratti) gioco.

Complicato, quindi il lavoro di Ettore Donati, toscanaccio di ferro, sanguigno 49enne che predica un calcio che, rispetto a quello di Pagliari, ha in comune solamente la concretezza. 4-5-1 il modulo di gioco preferito, con una consistente mole di sacrifici richiesta ad elementi spiccatamente offensivi schierati in ruoli apparentemente non del tutto adatti alle loro caratteristiche. Tacchi, ad esempio. Schierato in passato all’altezza del reparto avanzato, è stato proposto da Donati come esterno sinistro in un centrocampo a cinque. Anche lui, probabilmente, domenica sarà non ci sarà. Tatticamente il discorso analogo per Donato Terrevoli, impiegato sul versante opposto. Il perché? Semplice. Con la torre Guariniello (scuola Parma) al centro dell’attacco a far reparto da solo, occorre qualcuno che crossi in maniera adeguata per cogliere una sua inzuccata vincente o una spizzicata che possa consentire qualche inserimento dalle retrovie. Alla fase difensiva ci pensano gli esterni bassi, nell’ambito di una retroguardia a quattro che mira a mantenersi piuttosto bloccata per evitare spifferi di sorta.

Il jolly a disposizione di Donati si chiama Fabio Di Vito, classe 1979, uno di quelli che possono decidere la gara in qualsiasi momento. Messosi in evidenza la scorsa stagione con la maglia della Cavese, dove la società neroverde l’ha mandato per due stagioni consecutive a farsi le ossa, può giocare indifferentemente in attacco o nella posizione di esterno destro di centrocampo. Un jolly, il classico uomo degli ultimi venti minuti, che sovente viene impiegato anche dall’inizio. Da tenere d’occhio, anche perché il Chieti in casa segna poco, ma sono quasi sempre gol pesanti.

Translate »
error: Content is protected !!