IL NAPOLI DIVERTENTE NON BASTA, PUR DI VINCERE ACCONTENTIAMOCI DELLA NOIA

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La partita di Lecce doveva essere decisiva per mostrare a tutti di che pasta è fatto il Napoli versione esterna. Il messaggio è arrivato, ma è arrivato a metà, poichè gli azzurri hanno fatto vedere finalmente un gioco spumeggiante, senza però riuscire a portare a casa la vittoria.
Certo le premesse non erano delle migliori. Sono partiti male i nostri, lasciando presagire la solita noiosa prestazione da trasferta, anzi peggio: dopo alcune amnesie difensive arriva il gol leccese, lo segna Polenghi, non quello dei formaggini ma comunque un illustre sconosciuto che ha tratto vantaggio dalla colossale dormita della difesa partenopea, e non la prima dal fischio di inizio. La solita solfa, gli 11 del Napoli che prendono sottogamba i dirimpettai di turno, che se non sono davvero scarsi li castigano appena possono. I giocatori napoletani hanno bisogno della frustata per risvegliarsi dal sonno, salvo poi scatenarsi dopo e mettere alla corda gli avversari. Infatti poi si sono svegliati eccome, regalando al pubblico la miglior partita esterna della stagione. Questo soprattutto nel secondo tempo, in cui lo spumeggiante Lecce dei primi 15 minuti è stato ridimensionato fortemente, dimostrando di non meritare neanche la posizione di classifica che occupa attualmente. Il merito è stato soprattutto dei ragazzi di Reja, e in gran parte di due giocatori spesso criticati, anche in virtù di una presunta difficile coesistenza. De Zerbi e Bogliacino hanno smentito critici e opinionisti, risultando decisivi, il primo con le giocate strepitose che tutti si aspettano da lui, il secondo con i suoi inserimenti offensivi spesso pericolosi. Se ci aggiungiamo lo strapotere fisico di Dalla Bona possiamo capire perchè il Napoli può sentirsi in una botte di ferro.
Ma la vera sorpresa è stato ancora una volta Fabio Gatti, il vero acquisto di gennaio di Reja, dopo diverse prove si è capito che era lui che mancava in cabina di regia, un ragazzo giovane ma con un passato da professionista con la “P” maiuscola. La sua sapienza senza fronzoli, fatta d’essenzialità, tempi di gioco e precisione, il tutto a testa alta, dà l'equilibrio che mancava alla squadra. Manca forse di continuità, quando avrà preso coscienza di essere l'ago della bilancia di questa squadra, sarà completo e pronto per avere la fiducia totale del tecnico e dell'ambiente.
Ma come dicevamo, sugli scudi in primis c'è De Zerbi: assente Calaiò squalificato, il fantasista bresciano ha risolto nel migliore dei modi il dilemma sulla sostituzione dell'arciere, vincendo in maniera probabilmente definitiva il ballottaggio con Pià; per demeriti dell'altro concorrente, ma anche e soprattutto per meriti suoi. Contro il Lecce la sua partita è stata esemplare, un gol realizzato e un altro annullato ingiustamente, conditi da magie, colpi di tacco, cambi di gioco improvvisi… Insomma di un De Zerbi così è difficile fare a meno, essendo diffidato e ammonito sarà squalificato, ma una volta tornato il nostro allenatore si troverà di fronte ad un problema concreto: chi lasciare fuori?
Ecco uno dei "problemi" attuali del soddisfacente Napoli di questi tempi: Reja si trova di fronte alla più intricata delle matasse, una matassa di fronte alla quale qualsiasi tecnico vorrebbe trovarsi. E'l'abbondanza la grana di Edy. Uno fra Bucchi De Zerbi e Calaiò dovrà restare fuori, sarebbe inverosimile anche per molte squadre di serie A ma tant'è, non si può stravolgere il modulo una volta che dopo tanto penare è stato trovato, uno di loro finirà in panchina. Un altro tassello fondamentale ci è finito in un batter d'occhio, Nicolas Amodio, sono bastate una squalifica e un torcicollo e il giovane e tenace mediano è rimasto al palo, l'uruguagio vittima dell'esplosione di Gatti così come era stato carnefice a sua volta di capitan Montervino. Con questa opulenza di alternative sarebbe fuori luogo parlare di mercato, ma si sa, al miglioramento non c'è mai limite, e quindi Marino interverrà a potenziare la rosa con gli innesti mirati di cui c'è bisogno per puntare alla promozione, oltre all'annoso fluidificante di sinistra bisognerà sostituire Pià, che è ormai ai ferri corti con società e tecnico e non vede l'ora di andar via. Chissà che un prestito in serie A non possa fargli bene e riportarlo ai fasti di due anni fa, quando era devastante e concreto, meravigliosa bella copia dell'inconcludente e fumoso giocoliere delle ultime uscite.
Lunedì al San Paolo arriva il Genoa, la squadra più attiva del mercato. Il suo presidente sta comprando giocatori di categoria superiore, nazionali come Leon (nell'Honduras) ed ex nazionali (nell'Italia però…) come Di Vaio, per alimentare un organico che già di per sè era competitivo, adesso diventa un autentico carroarmato in grado di puntare addirittura a scalzare la Juventus dalla vetta. Potremmo giocare bene come contro il Lecce, ma se non è bastado contro i modesti giallorossi pugliesi, figuriamoci cosa accadrà contro il Grifone. Ci vuole qualcosa in più, o ci vuole qualcosa in meno: accontentiamoci di giocare male e vincere, se il prezzo dello giocare bene è quello di perdere la partita e il contatto con la zona serie A.

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