IL SACCHIANO REJA E LE ILLAZIONI DI COSMI

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Monpiano erano preparati a tutto, perché già conoscevano "il maestro". Ed "il maestro" è tornato al "Rigamonti" lasciando la sua firma. Allora, perché tutte queste polemiche? Forse Serse Cosmi non conosceva Edy Reja, ma Brescia e i bresciani non dimenticano una salvezza ed una promozione conquistate quando in panchina c'era quell'artista della panchina e della parola, capace di inventarsi una squadra che vince anche quando non tira in porta.

"Occhio, pazienza, memoria e bus de cul" erano i principi fondamentali del calcio enunciati da Arrigo Sacchi. Martedì non sono mancati ad un Napoli che ha letto bene la partita, ha aspettato l'avversario, si è ricordato di giocare come sa e soprattutto è stato fortunato. Questi (sani) principi sono venuti meno al Brescia, ed ecco che è maturato uno 0-1 che ha fatto piangere chi pensa di saperla una in più del diavolo, e che certamente ne ha viste e vissute tante. Cosmi ha perso la testa davanti alle telecamere, e se è comprensibile il nervosismo per aver perso sul campo una partita che, ai punti, avrebbe meritato quantomeno di pareggiare, non è altresì accettabile il denunciare complotti quando non vi sono elementi per poterlo fare. Certo, Rosetti avrebbe potuto fischiare qualche punizione in più alla sua squadra, ma dieci giorni prima Messina avrebbe potuto tutelare le gambe dei calciatori del Napoli. Con eleganza, Cosmi poteva dire che se alzi la voce senza fare clamore, difficilmente ti capita un'altra giornata storta. Oppure, con un sorriso avrebbe potuto ricordare certi episodi che sabato hanno danneggiato due squadre in corsa per gli spareggi avvantaggiando compagini che hanno (o hanno avuto) qualche santo in paradiso; ma il tecnico umbro è andato oltre le righe sbagliando obiettivo, ed è tornato a urlare come già fatto in passato. Sarebbe stato meglio porre l'accento sulla sfortuna dei suoi, incapaci di finalizzare una buona manovra come già capitava quando a Brescia c'era il suo predecessore, licenziato dopo una notte insonne da un presidente che talvolta ce la mette tutta per restare dov'è (come si spiega altrimenti un mercato di riparazione che ha indebolito la rosa senza potenziare un attacco che come sei mesi fa continua a sbagliare?).

Forse, anche Cosmi avrà poco da dire su un Napoli che esaspera le sue qualità, vincendo con estremo cinismo (e con cinque difensori più due interdittori) la sua undicesima partita per 1-0. E' stato determinante Iezzo, non l'attacco azzurro che se si esclude la deviazione vincente di Pià non ha mai tirato dalle parti di Viviano. Ma ormai anche i tifosi hanno messo una bella molletta sul proprio naso, che toglieranno a fine stagione quando magari, per il futuro, chiederanno un tecnico in grado di farli divertire (e, ovviamente, vincere, perché senza i punti non si va lontano). Nel frattempo, il destino è nelle mani di questo Napoli, quello dell'1-0 e della sofferenza estrema. Con due gare in casa ampiamente alla portata ed una trasferta non impossibile, lo scontro diretto finale fa meno paura. Potrebbe trasformarsi in una grande festa per due, sempre che entrambe non tradiscano le attese dei propri tifosi, ognuno alla sua maniera: il Genoa deliziando il palato, il Napoli allenando le coronarie. Se alla fine si fa festa, rifarsi la bocca ed un cuore più forte sarà ancora più bello, per poi (ma solo allora) ricordarsi che anche l'occhio vuole la sua parte…

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