LA PUBALGIA
Si intende per pubalgia una sindrome dolorosa a carico della regione addomino-pubo-crurale che può riconoscere diversi quadri anatomici e clinici.Esistono infatti più di 70 cause di pubalgia che possono riguardare patologie muscolotendinee, osteoarticolari,ma anche borsiti, intrappolamenti nervosi,infezioni,tumori ed altre ancora.E’ chiaro quindi come sia fondamentale, al fine di intraprendere un programma terapeutico appropriato, effettuare una diagnosi eziologia precisa; proprio la difficoltà nel centrare la diagnosi e la conseguente inadeguatezza della terapia costituiscono infatti le cause per cui la pubalgia costituisce una situazione molto invalidante per i calciatori che ne sono affetti, che sono spesso costretti a disertare i campi di gioco per lunghi periodi. Tralasciamo i quadri di pubalgia che non hanno una eziologia legata allo sport, tanto per capirci facciamo l’esempio dell’ernia inguinale, per occuparci dei quadri patologici più frequenti nel mondo del calcio. La causa di pubalgia più frequente nel mondo del calcio è sicuramente la tendinopatia inserzionale degli adduttori e/o degli addominali, il cui substrato eziopatologico è una distrazione muscolo-tendinea nelle zone di inserzione dell’adduttore al pube che si può accompagnare all’interessamento del muscolo retto addominale con la sua inserzione pubica e ad una lesione ossea secondaria a livello della sinfisi.Diversi atteggiamenti tipici del gioco del calcio,quali dribbling, scivolate, salti, cambiamenti bruschi di direzione, la potenza del nel tiro, lo stesso gesto tecnico del dare un calcio al pallone, possono determinare un sovraccarico pubico attraverso l’azione combinata di adduttori ed addominali.Dal punto di vista sintomatologico, è tipico un dolore riferito alla zona di inserzione degli adduttori, dolore acuito dall’attività fisica e che si accompagna a debolezza e spasmi muscolari a carico degli stessi adduttori; talvolta si possono avvertire anche parestesie (sensazioni di formicolio o addormentamento) a livello della regione mediale della coscia.Un esame clinico approfondito risulta fondamentale per iniziare a ridurre il campo delle ipotesi diagnostiche; bisogna studiare con attenzione il momento di insorgenza del dolore in relazione al gesto atletico (nei calciatori vi è dolore fortissimo nel calciare il pallone, anzi a volte è impossibile farlo).Va valutato con attenzione la colonna vertebrale, nella ricerca di curve patologiche o di asimmetrie evidenti; va valutata con attenzione l’articolazione coxofemorale, vista la stretta associazione che sembra esistere tra artrosi dell’anca e pubalgia. Altre tappe fondamentali dell’esame clinico sono la palpazione della sinfisi pubica con la ricerca di precisi punti dolorosi (trigger point), una valutazione neurologica di forza, riflessi e sensibilità ed infine una valutazione del canale inguinale,meglio quest’ultima se effettuata da un chirurgo addominale o da un urologo.Dal punto di vista strumentale, l’ecografia rappresenta per i bassi costi e la rapidità di esecuzione un esame di enorme utilità per evidenziare lesioni muscolo tendinee; indagine di secondo livello è rappresentata dalla risonanza magnetica, alla quale si affianca un Rx o una Tac nel caso di sospetto di lesione ossea associata.Nella pubalgia da lesioni muscolotendinee, il riposo assoluto deve essere osservato dal momento della lesione fino ad una precisa diagnosi; crioterapia e terapia farmacologia con Fans (antinfiammatori) può essere utile per evitare la limitazione articolare e la perdita di forza muscolare e coordinazione motoria. Dopo questa prima fase,può iniziare un programma specifico di cinesiterapia volto al recupero totale.L’astensione totale dall’attività sportiva deve essere solitamente di sei settimane ed il ritorno all’attività agonistica non deve avvenire prima delle otto settimane.