Caffè con Foffu- Verna: “Non faccio salti di gioia per la permanenza di Conte ma vi dico…”

Intervenuto ai microfoni del nostro Fortunato Condinno per la rubrica “Caffè con Foffu” il noto giornalista ex RAI e presidente dell’ODG Nazionale dal 2017 al 2021, Carlo Verna, risponde alle domande del nostro inviato in virtù futuro che spetta al Napoli, alla permanenza di Conte e alle parole di Gasperini sugli azzurri. Di seguito, ecco le parole dell’umile e disponibile giornalista ai nostri microfoni:

1) Felice della permanenza di Antonio Conte?

“. Quando le cose vanno bene — lasciamo perdere il come. Perché davvero bastava pochissimo e l’Inter sarebbe diventata campione d’Italia — tutto sembra funzionare. Penso, ad esempio, all’Europeo del 1968, quando l’Italia vinse contro la Jugoslavia grazie a un sorteggio con la monetina per passare in finale. Questo per dire che, a volte, la fortuna aiuta gli audaci. Oppure ricordo la finale del 2006: l’Italia vinse anche grazie all’espulsione di Zidane e, dopo 120 minuti, portammo la coppa a casa ai rigori. Nel calcio ci sono sempre episodi che cambiano tutto, nel bene o nel male. Se il Napoli non avesse vinto lo Scudetto, credo che Conte non sarebbe rimasto. ADL sarebbe stato duramente criticato per non aver rinforzato la squadra a gennaio. Per quanto mi riguarda, Conte è un allenatore di grande esperienza, ma il suo calcio non è quello che preferisco. Nel mio cuore restano il gioco di Benitez, Sarri e Spalletti. Quindi va bene così, ma non sono entusiasta. Il calcio cambia in fretta, e non so se il Napoli, a livello europeo, abbia davvero così tanto valore. Bisogna sicuramente, poi con un mercato giusto. Puntare a superare il record in UCL raggiunto due anni fa proprio dall’ex CT della Nazionale. Probabilmente le varie partite col Milan nel mese di aprile determinano una congiuntura infelice della gestione Spalletti contro Pioli che forse macchia un minimo un’annata che rimane comunque straordinaria dal mio punto di vista. Quindi felice sì per la continuità, ma non per il gioco espresso”.

2) Cosa si aspetta dal mercato di questa estate?

” Mi aspetto che arrivino nuovi titolari, giocatori in grado non solo di alzare il livello tecnico della rosa, ma soprattutto di aiutare Conte a imprimere una nuova mentalità alla squadra. Perché se c’è un errore che negli ultimi anni si è ripetuto ciclicamente, è quello di affrontare la stagione con una rosa ristretta, utilizzando di fatto solo 15 o 16 giocatori. Questo alla lunga si paga, come ha dimostrato l’Inter, che ha giocato a ritmi altissimi per mesi salvo poi arrivare stremata sul finale. La gestione delle varie competizioni dev’essere più oculata, più intelligente. Non si può pensare di affrontare quattro tornei — Serie A, Champions League, Coppa Italia e Supercoppa — con una rotazione limitata a 12 o 13 giocatori reali. È una strategia che non regge, né fisicamente né mentalmente. Se Conte, come ha lasciato intendere in passato, ritiene che l’attuale organico non sia sufficientemente competitivo in tutte le sue componenti. Allora la priorità dev’essere quella di mettergli a disposizione dei co-titolari. Parlo di giocatori che non siano semplici riserve, ma vere alternative ai titolari, in grado di ruotare senza abbassare il livello complessivo della squadra. Anche perché quest’anno, a mio avviso, la Coppa Italia è stata trattata con troppa superficialità. Una competizione ufficiale, storica, che può e deve essere rispettata maggiormente, sia per il prestigio che rappresenta, sia perché può essere una via concreta per alzare un trofeo e tenere alta la competitività del gruppo. Se si vuole essere protagonisti su tutti i fronti, servono uomini, energie e mentalità. E tutto questo parte dal mercato e dalla capacità della società di costruire una rosa profonda, preparata e consapevole. Ritornando alla Coppa Italia, ricordo che cambiare 11 titolari fu una scelta davvero sbagliatissima”.

3) Commenti sul lavoro svolto nell’ultimo anno da ADL?

“È stato intelligente nel fare un passo indietro, e questo va riconosciuto. Così come va riconosciuto il merito a Conte, che con la sua enorme esperienza e la naturale capacità di imporsi all’interno di un ambiente, è riuscito a limitare completamente le ingerenze presidenziali. Non è una cosa da poco. In un contesto come quello di Napoli, dove spesso l’accentramento decisionale ha creato tensioni, la figura di Conte si è imposta fin da subito come centrale e autonoma. Il risultato? Probabilmente la miglior campagna acquisti che il Napoli abbia mai fatto, almeno sul piano della funzionalità e della costruzione di una rosa pensata per vincere subito. Tutto questo è stato possibile anche grazie al Presidente, che ha avuto l’intelligenza — non sempre vista in passato — di fare un passo di lato, di delegare. E non dimentichiamo che quando ha parlato pubblicamente in maniera non proprio opportuna, è arrivato persino un richiamo ufficiale dall’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo. Un segnale evidente che, a volte, anche la comunicazione presidenziale dev’essere più misurata. Dopo un decimo posto così disastroso, ricostruire non era semplice. Ma lui, da imprenditore qual è, certe dinamiche le conosce: sa che, nei momenti critici, serve più strategia e meno protagonismo. E con Conte ha adottato l’unico atteggiamento possibile per risollevare davvero il Napoli: lasciare spazio a chi conosce il campo, i giocatori, le pressioni. Insomma, al netto delle critiche passate, va detto che questa volta si è mosso nel modo giusto. Ora resta da vedere se tutto questo sarà confermato dai risultati”.

4) Per il prossimo anno quanto sarà difficile riconfermarsi?

” Io credo che ci siano delle condizioni piuttosto favorevoli per il Napoli, soprattutto se consideriamo che molte squadre ripartono quasi da zero. Questo crea una situazione in cui, con il giusto equilibrio, è possibile riconfermarsi ai vertici. È vero, il Napoli ha cambiato allenatore e questo, in teoria, potrebbe rappresentare un’incognita. Ma se guardiamo al profilo scelto, parliamo di un tecnico come Antonio Conte, che porta stabilità, mentalità vincente e una chiara identità di gioco. E in questo momento è esattamente ciò di cui ha bisogno la squadra. Non bisogna dimenticare che, due stagioni fa, il Napoli ha vinto uno Scudetto meritatissimo, dimostrando di poter competere ad altissimi livelli. È vero anche che, nella scorsa stagione, le cose sono andate male, ma proprio per questo l’arrivo di Conte segna un nuovo inizio, più solido e concreto. Guardando le rivali, l’Inter — che pure partiva con tutti i favori del pronostico — è praticamente deragliata da sola. Inzaghi, a mio avviso, non ha compreso che avrebbe potuto e dovuto puntare su tutto, e invece la squadra si è spenta nel momento decisivo, arrivando scarica e senza respiro sul finale. In un contesto del genere, il Napoli può davvero presentarsi ai nastri di partenza con un vantaggio: ha un allenatore di spessore, ha già cominciato a costruire una certa continuità sul piano tattico e mentale, e ha una base di giocatori che, se ben gestita e rinforzata, può tornare a essere protagonista. Conte è sinonimo di rigore, disciplina e pragmatismo. E in un campionato come il nostro, dove spesso è la solidità a fare la differenza più che la brillantezza, questo tipo di approccio può diventare un’arma vincente. È per questo che, almeno sulla carta, vedo il Napoli partire tra i favoriti per lo Scudetto”.

5) Gasperini ha parlato bene del “progetto Napoli” in conferenza, cosa ne pensa?

“Io ho avuto modo di conoscere Gasperini di persona, ai tempi in cui lavorava come commentatore tecnico per la RAI durante il Mondiale del 2010. E posso dire con certezza che è una persona molto diversa da quella che si vede in panchina, carica di adrenalina e spesso sopra le righe. Fuori dal campo, è equilibrato, riflessivo, decisamente più misurato. Per questo motivo trovo giusto separare l’immagine pubblica — quella dell’allenatore focoso e passionale — dalla sua reale personalità.Durante la conferenza stampa di presentazione con la Roma, ho apprezzato le sue parole di stima nei confronti del Napoli. Segno che, nonostante la rivalità in campo, resta una figura lucida, capace di analizzare e rispettare il lavoro altrui. Detto ciò, mi auguro per lui che il passaggio in una piazza grande e complessa come Roma non si riveli un boomerang. A Bergamo, in fondo, tutto quello che ha costruito era senza precedenti: ogni successo era una novità, ogni traguardo una sorpresa. L’ambiente era favorevole, senza pressioni eccessive, e questo lo ha aiutato a lavorare con continuità e libertà. Lasciare Bergamo, secondo me, è stata una scelta giusta, arrivata nel momento corretto. Era il tempo di voltare pagina, per lui e per l’Atalanta. Però ora viene il difficile: la Roma è una piazza che vive di aspettative altissime, spesso superiori alle reali possibilità. Qui non basta fare bene, serve vincere, convincere e gestire un ambiente mediatico e tifoserie molto più esigenti. Per questo dico che è una scommessa importante. Gasperini ha ancora tanto da dimostrare, non tanto per il valore del suo calcio — che è ormai riconosciuto — ma per la capacità di imporsi anche in un contesto più pressante. È la sua occasione per prendersi una rivincita, per dimostrare che può fare bene anche lontano da Bergamo, in una realtà dove i riflettori non si spengono mai. Inoltre, vi dico do una chicca. A Johannesburg mentre tornavamo verso l’Italia, gli dissi scherzosamente “un giorno ci vediamo al Napoli”. Mi rispose in modo garbato, quasi felice e coccolato da ciò che gli dissi. Per me il Napoli è sempre un suo pallino”.

 

 

 

 

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