PEPPE VOLPECINA: "LA FASCIA ERA CASA MIA"

Giuseppe Volpecina, casertano di San Clemente (dove è nato il 1 maggio 1961), cresciuto nelle giovanili del Napoli, ed autore del terzo gol nella ormai leggendaria Juventus – Napoli 1-3 del 9 novembre 1986, terzino fludificante com’era in voga dire una volta, ci ha raccontato la sua lunga avventura nel mondo del calcio, condita dai racconti sulle diverse squadre in cui ha giocato."Ho giocato per tre anni nelle giovanili del Napoli, diviso fra gli allievi di Angelo Sormani e la primavera di Mariolino Corso. C’ è stato un periodo in cui avevo l’ età per giocare con entrambe, e non era raro per me disputare più partite in una settimana. E’ stato davvero un bel periodo in cui mi sono preso grosse soddisfazioni, come arrivare in finale con gli Allievi (poi persa con la Lazio), e soprattutto lo scudetto vinto con la Primavera nel 1979 battendo il Torino. Di quella squadra insieme a me, altri protagonisti di quell’ impresa arrivarono in prima squadra l’anno successivo, come Musella, Raimondo Marino e Celestini. Esordii in prima squadra sabato 12 aprile 1980 a Torino contro la squadra granata, giocando anche le ultima due partite totalizzando in tutto tre presenze; l’ anno dopo la società decise di cedermi in prestito al Palermo in serie B. In Sicilia ho cominciato a farmi conoscere, giocando per quattro campionati prendendomi lo sfizio di realizzare più di qualche golletto, stabilendo il mio record personale nell’ ultima stagione in cui ho indossato la maglia rosanera ( 1983 -’84), quando misi a segno sei reti. Nel frattempo, il Napoli che aveva già ceduto la mia metà precedentemente, mi lasciò completamente alla squadra isolana nel 1983, nell’ anno che ritornò Iuliano come Direttore Generale".Nel 1984 viene il momento di fare la conoscenza col vulcanico Romeo Anconetani, mitico Presidente del Pisa…"Che personaggio che era il Presidente ! Riusciva a trascinarci tutti per l’ entusiasmo che lo contraddistingueva. Grande organizzatore, riusciva a fare dei veri e propri prodigi considerando gli scarsi mezzi di cui disponeva. Con lui il Pisa è rimasto sempre nell’ orbita fra serie A e serie B, soprattutto grazie alla sua profonda conoscenza del mondo del calcio, a cui ha dedicato tutta una vita. Dispiace che ora i nerazzurri toscani non riescano a togliersi dalle secche delle serie inferiori. Il primo campionato (1984 -’85) fu quello della promozione nella massima serie, il secondo è stato quello del vero e proprio esordi in serie A, quando disputai tutte e trenta coronate da un gol alla Roma".Nel 1986 finalmente il ritorno alla casa madre: il Napoli"Fu Italo Allodi ad acquistarmi, prendendomi in prestito con diritto di riscatto però a favore del Napoli. Meno male che tornai nell’ anno giusto ! (1986 -’87, quella del 1° scudetto) ; andò tutto per il meglio, avevamo sia una società che una squadra all’ altezza della situazione, e del resto nel calcio non si improvvisa niente, se non ci sono le basi gli scudetti non arrivano. Disputai praticamente tutto il campionato, giocando 25 partite con il contorno di due reti".I tifosi la ricordano soprattutto per quel gol alla Juventus…"Erano 29 anni che il Napoli non tornava vincitore dal campo della Juventus ; quel giorno capimmo che sì, lo scudetto non era più una chimera. Entrai al 78° in sostituzione di Ciccio Romano, e proprio in pieno recupero, seguendo un contropiede impostato da Carnevale, riuscii a battere Tacconi con un bel tiro di prima intenzione dal limite dell’ area. Tutto sembrava andare per il meglio, quando purtroppo successe il dramma della malattia di Allodi. Con lui, dopo la conquista del tricolore, molto probabilmente sarei rimasto a titolo definitivo, invece le persone che lo sostituirono la pensavano diversamente, e così per la seconda volta il Napoli decise di fare a meno di me. Mi riprese il Pisa che immediatamente mi girò al Verona, guadagnandoci così due volte, visto che già l’ anno prima per cedermi in prestito al Napoli aveva intascato un bel gruzzoletto". Quale è stato l’ allenatore che è riuscito a sfruttare al meglio le sue caratteristiche ?"Premesso che mi sono trovato bene con tutti i tecnici con cui ho lavorato, è stato Osvaldo Bagnoli nei due anni trascorsi a Verona (’87 – ’89) che più di ogni altro mi spingeva a sfruttare le mie caratteristiche di terzino fludificante. Allora nessuna squadra giocava a zona, e quando i terzini avanzavano in avanti, una volta terminata l’ azione, avevano il compito di rientrare immediatamente in difesa, per non lasciarla scoperta. Il più delle volte, molti allenatori mi piazzavano in marcatura sull’ attaccante avversario più dinamico, date le mie caratteristiche di velocista, mentre Bagnoli mi lasciava maggiormente libero di scarrozzare in avanti, facendo scalare l’ ala verso il centro quando la palla non era più in nostro possesso".Una volta terminata la carriera (con la Casertana in B nel 1992), di cosa si è occupato Giuseppe Volpecina?"Ho preferito allontanarmi dal mondo del calcio, preferendomi dedicare principalmente alla famiglia ; non mi interessava intraprendere l’ attività di allenatore, tanto è vero che quando qualche anno fa, c’è stata la possibilità di rientrate al Napoli come tecnico delle giovanili, ho declinato gentilmente l’ invito, vista la presenza in squadra di mio figlio Michele( oggi alla Cavese ), per non dare adito a pettegolezzi di alcun genere. Due anni fa però, ho ceduto alle lusinghe di alcuni amici che tanto hanno insistito, che alla fine mi hanno convinto ad accettare il ruolo di osservatore per il Torino. Per me, quello che all’ inizio era poco più che un divertimento, sta diventando sempre più un impegno piacevole, tanto che ultimamente ho trascorso anche una settimana in Olanda. Ho altri due figli più piccoli che giocano al calcio, ma è troppo presto per poter dire se questa che per loro è una passione, possa diventare la professione del domani. Con il Napoli non ho più avuto contatti, sono tornato a vivere dove sono nato, dove trascorro la mia esistenza serenamente, senza rimpianti per quello che poteva essere e non è stato".