SAMPDORIA-NAPOLI 17/1/88 0-1

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Mamma mia che pioggia quel 17 gennaio 1988 a Genova! Pareva proprio che Giove Pluvio volesse farci rivivere l’avventura di Noè e dei suoi proseliti. In verità, con gli amici del club "Roma Azzurra" affrontammo dalla capitale il viaggio verso la Lanterna già coscienti della non remota possibilità che la partita fosse rinviata, visto che per tutta la settimana Genova era stata flagellata da una pioggia insistente, che aveva reso il "Luigi Ferraris" già dal sabato in condizioni quasi impraticabili.Il "solito" esodo dei tifosi azzurri fu frenato oltre che da questi timori anche dallo scarso quantitativo di biglietti a disposizione a causa della parziale inagibilità delle tribune dello stadio, in pieno "lifting" per i Mondiali italiani del 1990. Alcuni amici, venuti a Roma appositamente da Napoli per incamminarsi con noi, raccontavano divertiti i commenti dei loro compagni di vita: "ma addo’ jate? tanto la partita non la fanno!". Sottovalutammo le doti del nostro autista, soprannominato "Rambo" per l’evidente somiglianza con Nando di Napoli, che partendo all’una del sabato notte ci fece ammirare Piazza De’ Ferrari già alle 7 del mattino. Nuvole minacciose già si addensavano all’orizzonte ma ancora non cadeva una goccia d’acqua. E questo in un impeto di inguaribile ottimismo ci faceva ben sperare.Ma, neanche arrivati nei pressi di Marassi, veniamo affiancati da tre "gazzelle" della Polizia che fra il paterno e l’autoritario ci "chiedono" di seguirli nei pressi dello stadio al fine di prevenire qualsiasi contatto fra le tifoserie fra cui non correva buon sangue. Inoltre, si temeva l’afflusso di molti tifosi senza biglietto e la Questura non voleva assolutamente correre rischi.Come sempre succede in questi casi anche noi "liberi cittadini" ci sentimmo come imprigionati, ma da vecchi frequentatori degli stadi immaginavamo i rischi più o meno reali e pazientemente cercammo d’ingannare l’attesa fra un panino, una sigaretta ed un caffè.Alle undici e mezzo aprirono i cancelli, e come novelli tritoni (la pioggia aveva ricominciato a cadere incessantemente dalle otto) prendemmo posto nel settore distinti ahimè privo di copertura. Si disputava l’ultima giornata d’andata, e la gara assumeva un’importanza fondamentale sia per gli Azzurri (in testa con 23 punti) che per i Doriani a braccetto al 2° posto con il Milan a quota 20.Il Napoli si schierò con: Garella, Filardi, Francini, Bagni (’51 Bigliardi) Ferrario e Renica; Careca, De Napoli, Giordano (’63 Carnevale), Maradona e Ciccio Romano. La Sampdoria rispose con: Bistazzoni, Briegel, Mannini, Fusi (futuro azzurro), Vierchowod, Pellegrini, Pari, Cereso, Bonomi, e la coppia dei gemelli del gol Mancini-Vialli. La Sampdoria scese in campo con un solo obiettivo: vincere. Il campo però, di fatto impraticabile, non favoriva chi doveva attaccare, rendendo senz’altro meno difficile il compito della retroguardia dei "nostri". Vialli e Mancini s’impegnarono allo spasimo, ma in una sola occasione, proprio al 45° minuto del 1° tempo furono veramente pericolosi (esattamente con Gianlucaccio), ma il piedone magico di Claudio Garella allontanò la minaccia. La partita, anche e soprattutto nel secondo tempo, assunse i contorni di una vera battaglia in mezzo al fango e all’acqua. Ma conclusioni veramente pericolose non se ne videro più. Al Napoli, d’altra parte, un pareggio stava più che bene, perché consentiva a Bianchi e c. di tenere a debita distanza la Banda Boskov. Ci stavamo accingendo a riprendere la via di casa quando all’87°, in mezzo ai fulmini del cielo, ecco lo squarcio di luce in cui non speravamo più: dal limite dell’area, con un tiro per la verità non proprio irresistibile ma con uno strano effetto ammaliatore Diego ci fece esplodere di gioia, beffando il lungo (era altro 1,94) Bistazzoni!Altro che un bicchiere di whisky o di cognac! Quel gol non ci fece più avvertire né il freddo, né l’acqua sino a Roma, dove arrivammo stremati ma felici per aver assistito ad un altro "Raid" vincente dell’immaginifico Napoli di Maradona. Poi purtroppo il Milan di Sacchi diede luogo a quella rimonta che ci fece piangere il primo maggio 1988.

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