ULTIMATUM A REJA

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Il mese di marzo sembrava dovesse essere, a parte lo scontro diretto con la capolista Juventus, un mese che avrebbe fatto da trampolino di lancio nel definitivo salto verso la serie A della truppa di Reja. E’ stata invece una disfatta su tutti i fronti: sul piano del gioco e del risultato. Non che la qualità del gioco in precedenza fosse eccelsa ma, almeno a sprazzi, si intuivano le potenzialità mai completamente espresse dall’organico messo a disposizione dalla società e dal D.G. Marino. Almeno la difesa soffriva poco al punto di essere la migliore del campionato. L’attacco tutto sommato, se non continuo, si era dimostrato almeno cinico in alcune circostanze. Il mese di marzo, al contrario, ha mostrato le carenze sul piano tattico della squadra; carenze mai colmate dalla guida tecnica.

Nel mese appena lasciato alle spalle (senza rammarico!) gli azzurri hanno raccolto solo 6 miseri punti sui 15 a disposizione, avendo avuto la possibilità di giocare 3 partite tra le mura amiche e 2 partite contro squadre di bassa classifica. Nelle ultime quattro gare contro Rimini, Vicenza, Crotone e Bari solo 3 punti raccolti, frutto di 3 pareggi, di cui 2 interni con Vicenza e Bari, e della incomprensibile debacle contro il virtualmente retrocesso Crotone.

In queste ultime 4 gare il Napoli ha segnato il misero e vergognoso bottino di 2 gol (tolto l’autogol di Zamboni nel match di Crotone), con 4 gol al passivo, una media di un gol a gara: media parziale ben al di sopra di quella che precedentemente aveva proiettato il reparto difensivo partenopeo nell’olimpo del campionato.

A parte i numeri la squadra è regredita sul piano del gioco, della convinzione e della rabbia agonistica. Il tecnico Reja sempre più dimostra di non avere le idee chiare e, cosa che più spaventa, di essere stato, di fatto, esautorato dalla squadra: come si spiegherebbero diversamente questi continui patti d’acciaio che settimanalmente vengono stipulati tra società, tecnico e giocatori nell’ impenetrabile ed imperscrutabile spogliatoio di Castelvolturno?Il centrocampo è un continuo rebus da risolvere e che Reja sembra non riuscire a compattare nel suo ruolo di reparto nevralgico tra attacco e difesa.Se si gioca senza ali, logica e buon senso calcistico vorrebbero che almeno i due centrali della zona mediana si proiettassero molto di più nel compito di supporto ai movimenti dei due attaccanti Bucchi e Calaiò. La logica e il buon senso del pallone vorrebbero pure che il ruolo del trequartista fosse meglio cucito addosso ad un giocatore come De Zerbi, troppo ingabbiato dall’esasperato tatticismo di Reja.

Se il centrocampo Bogliacino e Dalla Bona hanno avuto l’ordine esplicito di non osare troppo, perché non dare più spazio a Rullo e Trotta sulle fasce? A parte queste disquisizioni tattiche, è il rapporto trilatero Reja-società-giocatori che sembra non reggere su basi solide e forti.Ora è seriamente a rischio la promozione del Napoli che sembra, tra le squadre candidate alla promozione, quella meno brillante tatticamente e più vulnerabile sotto il profilo psicologico.

Solo un’impresa potrebbe ridare nuova linfa e vigore al depresso spogliatoio azzurro, a patto che, sia nel caso l’anno prossimo la squadra sia B o in serie A, Reja non sia più al timone di una compagine che, nei suoi giocatori leader, sembra avergli dato un ultimatum definitivo o, quantomeno, una fiducia a termine. E c’è chi si chiede: ci sarà un motivo se il friulano, nella sua esperienza ultraventennale di tecnico, ha accumulato pochissime panchine in serie A e solo 2 promozioni dalla B, peraltro senza mai entusiasmare? Doveva solo essere un traghettatore Reja, invece è diventato timoniere di una corazzata troppo grande e importante che non è riuscito né riuscirà mai a gestire.

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