UN RIGORE CHE TI CAMBIA LA VITA

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Un anno fa come oggi, l'Italia celebrava l'Italia fresca campione del Mondo. Un trionfo inatteso, sbalorditivo, considerando non solo il valore di altre nazionali, ma soprattutto il modo in cui gli azzurri erano arrivati in Germania. Calciopoli era appena esplosa, e capitan Cannavaro aveva pubblicamente difeso il primo imputato Luciano Moggi salvo una goffa e tardiva retromarcia; il portiere Buffon era al centro di un'inchiesta sulle scommesse, mentre il cittì Lippi era finito nel mirino perché suo figlio Davide era consulente della chiacchieratissima Gea. Proprio loro, Buffon, Cannavaro e Lippi, sono stati eletti come i veri segreti del successo di Berlino: il primo ha parato anche l'imparabile, il secondo non ha sbagliato un intervento, il terzo ha costruito un gruppo granitico. Poi, ognuno ha preso la sua strada. Buffon, con estremo coraggio, è ripartito dalla serie B con la Juventus, retrocessa per illecito sportivo; Cannavaro è "scappato" al ricco Real Madrid, chiudendo il suo anno d'oro con un altro scudetto, stavolta pulito; Lippi ha fatto il conferenziere, rimandando il suo rientro in panchina per godersi il successo in attesa che venga chiarita la posizione del pargolo Davide.
L'Italia ha vinto il Mondiale facendo leva sulla solidità difensiva ma senza proporre un gran gioco di squadra. Quasi mai ha rischiato di essere eliminata, ma la finale l'ha vinta ai calci di rigore. E si sa che i rigori sono una lotteria. Cosa sarebbe accaduto se Grosso avesse sbagliato quel tiro dagli undici metri? E se, successivamente, la Francia avesse ribaltato il computo dei rigori? Per un errore dal dischetto di un suo giocatore, Lippi avrebbe rischiato di restare sì a spasso, ma non certo per scelta. Il commissario tecnico avrebbe subìto gli strali di una critica che gli avrebbe vomitato addosso appunti e insulti che erano belli e pronti. Non ci sarebbero stati pullman scoperti in giro per Roma, e probabilmente all'onore delle armi qualcuno avrebbe preferito fischi e pernacchie. Soprattutto, la Coppa sarebbe andata ai rosiconi transalpini, nonostante le capocciate di Zizou. Tutto questo non è successo: Grosso e compagni hanno trasformato in eroi "un gruppo di mercenari" (qualcuno arrivò a tanto), ed un anno dopo il mito di Berlino continua a vivere. Cannavaro ha un pallone d'oro in più, Lippi può starsene tranquillo in barca. In attesa di rimettersi in gioco, perché fra un po' di tempo i ricordi cominceranno ad essere meno nitidi e si guarderà al domani. Nel calcio, d'altronde, quello che hai fatto fino a ieri conta poco, se non riesci a ripeterlo.
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