UNA SCOMMESSA GIA’ VINTA

Arrivò a Napoli al termine di un’estenuante trattativa di mercato fra il Napoli e il Pescara. "La mia è una sfida personale in proiezione futura" furono le sue prime parole. "Questa è la città ideale per chi vuole rischiare". E lui ha rischiato. E’ arrivato all’ombra del Vesuvio l’11 gennaio 2004. Lasciò la B e Pescara fra i rimpianti della tifoseria locale, per abbracciare i caldi tifosi napoletani. A Napoli è nato Jacopo, con la moglie napoletana fanno un bel trio. Si è regalato Napoli tre giorni dopo il suo compleanno numero ventitrè. Quindici partite e sei reti nei primi cinque mesi napoletani. Tempi duri per lui: in serie C si prendono calci, botte, ed è tutto più difficile. E se il rapporto con il mister non decolla, guardare avanti è difficile. Ma "io voglio rischiare": a Calaiò quelle parole saranno tornate in mente anche quando, poco prima che cominciassero gli sfortunati play-off del Napoli, la scorsa stagione Reja uscì allo scoperto scaricando pubblicamente il giocatore dopo una sua espulsione: "Evidentemente su alcune persone non posso contare" ebbe a dire il tecnico goriziano. Non è tipo da legarsi al dito queste cose, Emanuele, e così è andato avanti. Il Napoli è rimasto in C, lui non è scappato. Pierpaolo Marino, il direttore generale, lo ha blindato il giorno dopo la finale persa ad Avellino: "Noi non scarichiamo nessuno e puntiamo sui giocatori in cui crediamo". E lui ha sottoscritto. Ha raggiunto i compagni in ritiro, e già le malelingue si esercitavano al tiro al bersaglio: "è sovrappeso", "la società vuole cederlo", "ci vuole gente che non si pettina quando colpisce di testa". Di tutto e di più. Lui però si è lasciato alle spalle tutto. Ha guardato avanti, ma ha messo le cose in chiaro: "Un altro attaccante? Bastiamo io e Sosa, più gli altri talenti che il Napoli può annoverare". Non tanto velatamente, fece intendere che l’arrivo di un altro bomber di razza lo avrebbe infastidito. Il bomber non è arrivato, il Napoli è restato in C e Calaiò ha cominciato titolare. Due gol come biglietto da visita, tanto per cominciare bene la nuova stagione. Perché chi ben comincia è a metà dell’opera. Acireale-Napoli 0-2, griffato Emanuele da Palermo, altra città di mare. "Sono contento per il nostro presidente e per i nostri tifosi ai quali, in questa stagione, vogliamo regalare grandi soddisfazioni". Calaiò ora ha le idee chiare, più di prima: ”Io cerco di dare il massimo e non mi monto la testa per questi primi due gol in campionato. Al presidente ed ai tifosi voglio far capire che il mio non è stato un investimento a caso". Due milioni di euro non si spendono per una scatola cinese, proprio no. Ha la determinazione dei siciliani, una qualità rara per un ragazzo che a diciassette anni ha debuttato in A con la maglia del povero Torino. Sette presenze e un gol, in tutto quattro anni in granata. Un po’ di B fra Ternana e Messina, una decina di presenze per parte e quattro gol. Poi gli anni più belli, quelli di Pescara: campionato di C1 vinto, ma Manu non si fa notare per i gol. Aspetta la B, un anno e mezzo e ventisette segnature. Mica male. Poi ecco Napoli. "Vedi Napoli e poi muori", si dice, ma il passaggio in un sud che non è profondo come in casa sua lo ha rigenerato. Non ha rischiato questo ragazzo dalle spalle larghe. Lui ha investito sul Napoli, Napoli ha investito su di lui. L’arciere scocca il dardo dopo che segna, a mo’ di esultanza. L’arco contempla ancora parecchie frecce, i portieri come bersaglio preferito. L’azzurro gli dona, ben più di quello indossato quando era capocannoniere dell’Under 20 di Francesco Rocca."Ho bisogno di spazi, in C invece ti prendono solo a calci". Non regge: lui reagisce, rimane in C e prende a calci il pallone, prima che i difensori colpiscano lui. I palloni li manda in fondo al sacco, perché "quando uno fa delle scelte non se ne deve mai pentire". E via un’altra freccia, e via un altro gol. Napoli sogna con l’arciere Calaiò. Calaiò segna per il Napoli e sogna di nuovo l’azzurro. Ha ventitrè anni: Rocca e Gentile sono alle spalle, prossimo obiettivo sarà Marcello Lippi. "La serie B la conquisteremo sul campo, così nessuno ce la potrà togliere". E l’azzurro, Emanuele, chi te lo toglierà?

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