BANZAI!

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Nervosetti i calciatori d’oggi. Tra una carezza e un pugno spesso scelgono il secondo, per togliere il pallone (o qualcos’altro) agli avversari. Diciamoci la verità, di Nesta ce ne sono sempre più pochi. Il difensore del Milan è sempre stato il simbolo della pulizia negli interventi difensivi; non sarà ineccepibile, da quando l’età inizia a farsi sentire, ma la classe con cui riesce a soffiare il pallone all’attaccante gli consente di commettere raramente il fallo. No, non ci sono più i Nesta di una volta, adesso quello che va per la maggiore è il Materazzi way: o la borsa o la vita, o la palla o la gamba. Ecco perché adesso essere falciati dal rude Vanigli diventa una specie di battesimo per campioni. Se hai talento, tanto da far ammattire i difensori, allora vieni spazzato via senz’appello. Totti ci ha rimesso una caviglia, mentre il nuovo Fenomeno del campionato Ezequiel Lavezzi stava finendo in tribuna, come travolto da un tir. E a patatrac avvenuto, giù lacrime di coccodrillo: non volevo spezzargli la gamba, non l’ho fatto apposta. No? E allora la prossima volta proviamo con la motosega…

 

Ma non ci sono soltanto i macellai ad instaurare questo nuovo clima di terrore. Ci sono quelli che passerebbero sul tuo cadavere, pur di arrivare in anticipo sul pallone. L’autentico terrore dei portieri, che ormai hanno anche paura ad uscire dalla porta, perché rischiano di lasciarci le penne. E se gli va bene ci rimettono un dente, o un paio di punti in fronte. Se gli va male possono addirittura rischiare la vita, come capitò in tempi recenti al povero Cech. Il portiere del Chelsea prese un calcione che gli aprì la testa, e mentre lui andava in ospedale il suo carnefice tornava a metà campo sghignazzando come nulla fosse stato. In Italia l’ultimo è stato il pur pacifico Claudio Bellucci, che ha costretto Rubino a lasciare il campo per un recupero della sfera un po’ troppo irruento. Magari un giorno un attaccante troppo animoso entrerà a gambe unite sulle parti basse del portiere, e dopo avrà anche il coraggio di affermare “Arbitro, sono entrato sulla palla!”

 

Infine menzione a parte meritano quelli da fallo di reazione, coloro che invece di reclamare il cartellino all’arbitro ti presentano direttamente il conto a mano. Giusto ieri il calcione di Maicon all’irruente Bogdani, attimo di follia dopo un contrasto troppo duro. Sono loro i più cattivi, almeno stando al metro di giudizio dell’arbitro. Anche ieri, come accade spesso, fra Vanigli, Bellucci e Maicon l’unico espulso è stato l’interista. Eppure paradossalmente proprio chi reagisce ha un’attenuante in più, poiché non fa altro che legittimare il diritto all’autodifesa, sebbene comportamenti simili restino comunque più che censurabili. C’è il direttore di gara a garantire l’ordine, c’è lui che sta attento che nessuno si faccia male. Ma il problema è proprio questo: troppi comportamenti illeciti passano sotto traccia, forse i referees nostrani hanno interpretato male il senso di arbitraggio all’inglese, che non vuol certo dire “datevele di santa ragione” ma semplicemente punta a lasciar correre interruzioni minime e non violente del gioco. Piuttosto, facciamo un esempio: mettiamo che nel famigerato Roma-Empoli, Totti con tanto di perone frantumato avesse accennato un calcetto a chi, punito con un miserrimo cartellino giallo, gli stava mandando in fumo il Mondiale. Scommettiamo che a Francesco l’espulsione non gliela toglieva nessuno?

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