BIANCHI: “CALCIOPOLI? E’ TUTTO UGUALE A 15 ANNI FA”

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Forse non avrà un carattere particolarmente estroverso, ma Ottavio Bianchi è stato sicuramente uno degli allenatori più vincenti (se non il più vincente) della storia del Calcio Napoli. Bresciano, ha iniziato la carriera di calciatore proprio nelle “rondinelle” prima di trasfe-rirsi al Napoli per cinque anni. Ha indossato anche le maglie di Atalanta, Milan, Cagliari e Spal prima di intraprendere la carriera di allenatore. Il debutto da tecnico è stato sulla pan-china dell’Atalanta nell’81, dove ha subito conquistato la promozione in B. Nel campionato 83/84 si trasferisce ad Avellino in serie A dove lancia Nando De Napoli. Dopo un’ottima esperienza alla guida del Como, approda al Napoli dove vince, in quattro anni, scudetto, Coppa Italia e Coppa UEFA. Chiusa, non senza polemiche, l’esperienza napoletana va al-la Roma, ma due anni dopo torna all’ombra del Vesuvio per subentrare a Ranieri e salvare gli azzurri dalla retrocessione in B.

Nel suo curriculum ci sono anche esperienze sulle panchine di Inter e Fiorentina oltre che ad alcuni incarichi in Federazione. Qualche giorno fa il Napoli ha battuto dopo 16 anni la Juventus. Marino ha detto che questa vittoria gli ricorda un po’ quella del 3 novembre 1985 quando il suo Napoli si impose al San Paolo per 1-0 sulla Vecchia Signora, grazie ad un gol di Maradona. Che ricordi ha di quella partita?

“Non ho ricordi particolari. A noi interessava vincere la corsa a tappe e non battere semplicemente la Juventus. Certo, vincere contro una squadra di valore ti dava credito. E’ un er-rore pensare di essere forti solo se si batte una grande, quello che conta è la continuità. A noi interessava questo. Faceva piacere vincere con la Juventus ma ciò che contava realmente era la classifica finale”.

A proposito di Juventus, la società bianconera è stata la principale protagonista di Calciopoli. Che idea si è fatto sullo scandalo che ha investito il calcio italiano, le sono sembrate giuste le decisioni della giustizia sportiva?

“Non c’è niente da meravigliarsi, non è successo niente di nuovo. La mia idea sul calcio è la stessa di quella che avevo quindici anni fa”.

Ma se potesse, da presidente federale, come riformerebbe il nostro calcio?

“Non lo so, non è questo il mio compito. Senza dubbio ci vogliono delle persone che capiscano di calcio. Chi è stato eletto, se vuole salvare questo mondo, deve fare scelte che a volte possono sembrare impopolari ma che possano garantire la sopravvivenza del calcio. Inoltre non vanno stretti rapporti eccessivamente stretti perché a lungo andare risultano deleteri. La Federazione ha avuto tante volte la possibilità di riformare il calcio e non l’ha mai fatto e credo non lo farà nemmeno ora”.

Veniamo al Napoli. La sua esperienza all’ombra del Vesuvio è stata ricca di successi: è stato più “difficile” vincere lo scudetto e la Coppa UEFA o salvare la squadra quando fu chiamato a sostituire Ranieri con il Napoli in fondo alla classifica?

 “Decisamente la seconda. Quella era una situazione molto particolare. Negli anni d’oro potevo contare su una squadra fortissima. Inoltre Ferlaino ragionava con la sua testa e non con quella di alcuni consiglieri”.

Che ricordi ha di Italo Allodi?

“Lui era consulente di Ferlaino quando venni a Napoli, c’era pure Marino. Ferlaino, Allodi, Marino, Bianchi: era proprio un bel gruppo dirigenziale”.

Lei ha già lavorato con Pier Paolo Marino, crede che possa essere l’uomo giusto per riportare il Napoli ad alti livelli?

“E’ uno degli uomini giusti. Non esiste una sola persona che può fare grande una squadra. Marino deve fare bene il suo lavoro come lo deve fare il presidente, l’allenatore e la squadra”.

Ritiene giusto che il programma della risalita in serie A debba essere biennale o una città come Napoli, dopo già due anni di C, può stare in B solo una stagione?

“Il dovere è un’altra cosa. Senza dubbio ci devono provare perché Napoli merita ben altri palcoscenici. Come hanno fatto in C devono tentare di risalire subito se poi non ci si riesce pazienza”.

Reja ha dimostrato di poter lavorare bene in una piazza esigente come Napoli, se-condo lei è l’uomo giusto per la risalita verso i vertici del calcio italiano?

“Anche qui vale il discorso che ho fatto per Marino. Bisogna lasciarli lavorare in pace. Nel nostro mondo quello che fai oggi non vale domani. Sono tutti ottimi professionisti e non bisogna caricarli di eccessive pressioni. Se fossi un dirigente del Napoli sarei soddisfatto del lavoro che hanno fatto fin’ora”.

A proposito di dirigente, se ricevesse una telefonata da Marino per lavorare a Napoli come consulente tecnico come risponderebbe…?

“Queste sono fantasie. E’ una bellissima domanda sotto il profilo giornalistico a cui però non so rispondere. A Napoli tutti lavorerebbero con piacere. Personalmente mi sono trovato benissimo, soprattutto sotto il profilo umano. La società oggi ha un’ottima organizzazione ma sinceramente non la sto seguendo molto. So che c’è un presidente forte, Marino che è molto valido, un buon allenatore, una bella squadra e un pubblico che si descrive da solo. Sono certo che se le cose andranno per il verso giusto il Napoli tornerà presto grande”.

Per concludere una curiosità: è vero che quando lei era a Napoli, da buon cacciatore, aveva una civetta in casa e un operaio, nel vedere l’animale, scappo via urlando…?

“E’ assolutamente vero. Anzi le dirò che è una delle poche storie vere che si raccontano in giro. Allora si potevano tenere in casa questi tipi di animali e io ne avevo una fuori al mio balcone perché la usavo il lunedì quando andavo a caccia. Un giorno venne a casa un operaio e appena la vide inizio a gridare: "A' cicciuett a cicciuett", penso si dica così. Non sapevo che da voi portasse male. E’ stato certamente un episodio molto divertente che testimonia quanto voi napoletani siete superstiziosi”.

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