…E CI E’ ANDATA FIN TROPPO BENE!

Pericolo scampato. Il Napoli rimedia uno scialbo pareggio per 0-0 contro il Vicenza in una partita che avrebbe potuto trasformarsi in una sonora sconfitta. Almeno, queste erano le premesse del primo tempo, in cui i veneti hanno letteralmente messo alle corde la rimaneggiatissima formazione messa in campo da Edy Reja. Per fortuna il vistoso calo biancorosso nella ripresa ha facilitato un po' il compito agli azzurri, che nella ripresa sono riusciti a tenere in mano la gara senza però affondare il colpo vincente. La sensazione è che se il Vicenza non avesse avuto quell'involuzione nella ripresa il Napoli avrebbe potuto riassaporare l'amaro calice della sconfitta, dopo 17 lunghe partite. Meno male che le sensazioni talvolta sbagliano! Certo, non era facile far quadrare i conti con la difesa da inventare, e nella prima frazione si è capito che i conti non tornavano proprio per niente. I centrali in netta difficoltà, spesso Schwoch ha rischiato di partire sul filo del fuorigioco e cogliere di infilata il reparto arretrato partenopeo. Ci ha salvati un ottimo Giubilato, che ha sudato sette camicie, e nonostante il pesante gap di velocità è riuscito ad arginarlo alla perfezione, chiudendo spesso in seconda battuta, coadiuvato anche da Grava e Savini che hanno dato il massimo senza demeritare. Le note dolenti sono arrivate dagli esterni: Rullo è partito benino in entrambe le frazioni di gara, ma poi è finito a fare praticamente il quinto di difesa, per arginare le scorribande del pericoloso Paonessa. Anche Garics, dall'altro lato, ha spinto poco e male, finendo per essere sostituito da Grava in un paio di occasioni in cui il casertano ha lasciato la sua inedita posizione di centrale per lanciarsi in avanti provando a creare qualcosa di sensato. A centrocampo Dalla Bona ha dato tutto, tappando tutte le falle e cercando di proporsi nei limiti del possibile, mentre Bogliacino ha fatto più di un passo indietro rispetto alle ultime prestazioni. Era chiaro che fossero in difficoltà, nel modulo attuale Gatti è l'autentico ago della bilancia, in uno schieramento che sembra costruito su misura per lui, e quando il Furetto non c'è o gioca male è l'intera intelaiatura di gioco a risentirne. Il buon Amodio non ha neanche sfigurato così tanto, ma non è per nulla la stessa cosa, filtra poco più del compagno, ma costruisce e apre spazi molto, molto meno… Ecco, appunto, il modulo. E' ormai chiaro che la squadra ha trovato il suo assetto col 3-5-2, ma se mancano gli interpreti-chiave non è detto che bisogni insistere per forza. Oggi era la partita giusta per il classico 4-4-2 dello scorso anno, e non sarebbe stata un'eresia ricrearlo in corsa inserendo Trotta e Capparella. Se lo ha colto l'intera tifoseria presente sugli spalti (chi è stato allo stadio oggi ha sentito pronunciare la parola quattroquattrodue centinaia di volte), sembra strano che non se ne sia accorto chi di dovere, lo scaltro Edy Reja. Grossi dubbi anche sui cambi, e sul loro tempismo. Certo, è vero che Bucchi e Calaiò non hanno giocato la loro miglior partita, ma non era certo quello che non funzionava nei meccanismi nè il motivo per cui non c'è stato un solo tiro in porta. Lo dimostra il fatto che anche gli stessi Sosa e De Zerbi non hanno cambiato la musica in campo. Il mister spesso sembra un cattivo giocatore di poker: spesso la fortuna gli sorride, oppure le carte che ha in mano sono buone, ma non appena gli capita una mano infelice non sa che fare, invece di tentare un cambio di gioco o di inventarsi qualcosa preferisce cambiare tutte e cinque le carte, sperando che la Dea Bendata lo baci ancora. Per la serie: ritenta, sarai più fortunato. Ecco l'unico senso per cui, sul risultato bloccato, si cambiano due giocatori per due quasi omologhi. Per tentare la sorte, sperando che i nuovi interpreti siano più in vena di chi lascia il campo. Tardivo, pertanto inutile, anche l'inserimento di Trotta, al posto di uno spompato Amodio. Ecco dunque che vengono a galla, alla prima difficoltà, i due peccati originali del Napoli di quest'anno: l'assenza di un altro giocatore che possa prendere per mano il centrocampo (il solo Gatti non poteva e non può bastare), e la mancanza di alternative tattiche nel caso in cui le cose non vadano per il meglio. Per fortuna (oh, benedetta Fortuna!) che nella prossima gara, contro il Crotone, torneranno almeno i difensori titolari, e che i ripetuti rinvii dopo la trasferta in Calabria probabilmente restituiranno a Reja l'ex-perugino dopo due sole partite di assenza. Fosse rimasto il calendario previsto in partenza, avrebbe saltato almeno un paio di gare in più. Chiusura doverosa sugli ingenerosi fischi nei confronti di Stefan Schwoch. Sembra strano che una tifoseria con la memoria lunga, come quella partenopea, abbia dimenticato il contributo che ha dato l'attaccante altoatesino alla causa azzurra, qualche anno fa, e il motivo per cui ha lasciato Napoli: fu scaricato dal "genio" Corbelli subito dopo la promozione in A, in gran parte propiziata proprio dall'estro di Stefan. Un vero peccato che sia stato accolto nel modo peggiore, di certo non meritava un trattamento del genere, uno che non solo ha manifestato, ma ha anche dimostrato, un attaccamento ai colori che ci stanno tanto a cuore.

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