FABIO PECCHIA: "L’AVVOCATO"

Centrocampista di classe, stile anni ’50-’60, capace di eseguire egregiamente sia il ruolo di cursore che di regista, bravissimo ad inserirsi nei cosiddetti "spazi morti" andando spesso e volentieri a rete, Fabio Pecchia, è laziale di Formia, nato in quel lembo d’Italia che in America si definirebbe di "frontiera" (in senso geografico s’intende), al limite fra Campania e Lazio.

Probabile futuro procuratore di calciatori (è laureato in giurisprudenza), ha avuto il suo momento migliore proprio nelle file del Napoli, la squadra cui è rimasto di più (5 anni) nella sua lunga carriera da girovago del pallone durata 15 anni.

Dopo gli esordi con la maglia dell’Avellino fra serie B e C/1, nell’estate del 1953, insieme ad un manipolo di giovanotti di belle speranze (Fabio Cannavaro, Luca Altomare, Mario Massimo Caruso) viene lanciato direttamente in serie A nel Napoli targato Lippi ’93-’94, quello che clamorosamente conquistò la qualificazione Uefa dando il "là" verso grandi lidi per il tecnico Viareggino.

Fabio diventa subito titolare fisso, realizzando 4 reti in 33 partite, imponendosi all’attenzione dei più non solo per le qualità mostrate in campo, ma anche fuori dal rettangolo verde, inusuale per un ragazzo di appena 20 anni, tanto che da subito i compagni lo nominarono garante dei loro diritti, oltre che custode dei doveri, ruolo che Fabio ha sempre gestito al meglio, da consumato avvocato.

Negli anni ’94 al ’96 il Napoli vive un momento di assestamento con Boskov allenatore, Pecchia comunque s’impone sempre più come uomo-squadra, diventando capitano.

Forse, anche migliore della stagione lippiana, per Pecchia fu il campionato 1996-’97, con Simoni allenatore, soprattutto per quanto riguarda la prima parte della stagione, quando addirittura si sognava la Champions League.

In estate per Fabio arriva la grande occasione con la chiamata dal suo vecchio maestro Lippi, che lo vuole nella sua Juventus fresca Campione d’Italia. Arriverà per i Bianconeri il 2° scudetto consecutivo, ma Fabio (1 gol in 21 partite) non riuscirà a dare il contributo che ci si aspettava, bloccato da mostri sacri come Zidane e Deschamps.

Pecchia ad ottobre rifà nuovamente le valige, destinazione Sampdoria, per poi ripetere la stessa operazione l’anno successivo, tornando a Torino, per vestire la maglia granata del "Toro".

Dopo due stagioni discrete, arriva per Fabio il momento del ritorno a Napoli (2000-’01); nonostante 5 reti in 27 incontri (da ricordare i gol contro Fiorentina e Roma), con Mondonico Trainer dopo sei turni al posto di Zeman, gli Azzurri retrocedono a fine campionato. Pecchia cambia nuovamente aria, continuando a zigzagare per la penisola, vestendo per due volte la maglia del Bologna, oltre che quelle del Como e del Siena, non disdegnando di continuare a coltivare il vizietto del gol (17 in tutto), pur non venendo schierato spesso nell’undici titolare.

Oggi, continua a sgambettare sempre in maniera più che dignitosa appresso ad un pallone, con la maglia rossoblù del Bologna in serie B.

La sua carriera è stata certamente sempre di un buon livello: ad un certo punto, è arrivato anche alla soglia della Nazionale (Pecchia ha indossato la maglia azzurra solo a livello giovanile con 14 presenze). Per vari motivi le cose non sono andate così; scommettiamo però che come procuratore (Pecchia non ha mai fatto mistero di questa sua ambizione), Fabio arriverà in alto, ma davvero in alto? Questo l’augurio che facciamo di tutto cuore a Fabio Pecchia.

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