FARE MEGLIO E’ UN DOVERE

Panettone senza canditi né zucchero a velo. Lo mangia il Napoli, lo mangia Reja. Qualcuno dice che, di questi tempi, è già importante mettere qualcosa sotto i denti. Altri sostengono che in cascina c'è sempre spazio per il fieno in vista dei tempi cattivi: non tutte le tempeste finiscono in bonaccia, non sempre gli episodi arbitrali possono favorire e gli attaccanti avversari sbagliare. A Modena il Napoli ha perso due grandi occasioni. Ha giocato un tempo in superiorità numerica senza meritarlo né approfittarne, e ad uomini pari ha rischiato di perdere, salvato soltanto dal prode Iezzo. Non è soltanto il risultato a bocciare il Napoli, ma anche il campo. Reja prima di rischiare ha temporeggiato, mantenendo De Zerbi in panchina e tre difensori sull'unico attaccante avversario fino a quando l'occasione per poter cambiare è stata vanificata dalla seconda ingenuità di Cannavaro, poi sanzionata; nella ripresa ha pagato a caro prezzo la scelta di non portare con sé uno fra Trotta e Capparella, uomini ideali per sfruttare gli ampi spazi che regalava il campo e rifornire di palloni quel Bucchi al quale l'atmosfera del "Braglia" ha donato nuova linfa.
La manovra è parsa ancora lenta e prevedibile, a conferma di una squadra che pur avendo trovato gli ormai arcinoti "equilibri", non riesce ancora ad esprimere un calcio apprezzabile. Soprattutto, al Napoli manca quel coraggio di osare che una grande deve avere su ogni campo, in ogni situazione e momento.
Al mercato di gennaio ci si è troppo spesso aggrappati con estrema facilità, senza poi considerare che in casa ci sono potenzialità inespresse. Così com'è, il Napoli resta il secondo miglior organico della B, e se dovesse essere migliorato (non ci sono dubbi sul fatto che ciò avverrà) nessuno potrà più nascondersi. I tanti riferimenti alla campagna di riparazione non cancellano qualcosa che non si è riuscito a fare sul campo, come dimostrano i tanti malumori sostanziali e non solo formali che questo Napoli, al di là di una buona classifica, ha lasciato in scia. Come dire: se oggi si mangia il panettone con serenità, così giocando si rischia di mangiare una colomba ancora più amara. Che fare? Non è indispensabile arricchire avversari con assegni in bianco, perché lo zucchero è in panchina, talvolta in tribuna. Sta al cuoco metterlo in campo nelle giuste dosi: è questa la virtù che finora è mancata.
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